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Bin Salman vuol rendere l’esperienza dell’Hajj anche tecnologica

L’Arabia Saudita ha ospitato in questi giorni a Jeddah un gigantesco hackathon che precede di qualche giorno l’Hajj – inizierà il 20 agosto – e che ha avuto lo scopo anche di migliorare l’esperienza religiosa dei pellegrini musulmani che si recheranno alla Mecca (la città santa che i credenti devono visitare almeno una volta nella vita) attraverso nuove tecnologie. L’Hajj Hackathon è entrato nel Guinness World Record per numero di partecipanti, 2950 gli iscritti: dozzine i programmi lanciati, con applicazione potenziali che andranno oltre al periodo del pellegrinaggio.

Ogni anno il regno saudita si impegna a sostenere fisicamente e finanziariamente l’evento che muove migliaia di persone da tutto il mondo (e da tutti i credo islamici), e quest’anno lo fa anche dal punto di vista digitale. È una cosa enorme: l’Hajj è un evento con un valore esistenziale profondo e ricco di misticismo, chiuso ai credenti, che invece i sauditi spingono verso un’apertura utilizzando il vettore della tecnologica, il futuro a più ampio raggio, invitando smanettoni da più di quaranta paesi a lavorare su come rendere migliore – attraverso computer, smartphone, app, dati – l’esperienza dei pellegrini.

A guidare la riunione di innovatori informatici è stato il Center for information communication (Cic) di Riad, una struttura creata ad agosto dello scorso anno per forte volontà dell’erede al trono Mohammed bin Salman (MbS). Il compito del Cic è chiaro già nella brevissima descrizione sotto l’account Twitter: è la fonte centrale di informazioni dell’Arabia Saudita che cambia volto. Questo cambiamento è strettamente legato a MbS, l’uomo che ha preso il potere d’impeto con l’idea di rinnovare uno dei paesi più reazionari e retrivi del mondo.

Bin Salman è colui che spinge la Vision 2030, la grande impresa di differenziazione economica dal petrolio; sta spingendo per un ammodernamento della società forte anche della spinta data dalla sua base elettorale, la fascia sociale più nutrita, la popolazione intorno ai trent’anni; e lo fa anche con passaggi simbolici. Per esempio il diritto di guida alle donne, che ha riempito le pagine dei media di mezzo mondo; o ancora, tornando all’hackathon, la giuria (tra i giudici c’era Steve Wozniak di Apple) ha assegnato la vittoria a un team composto da sole donne, saudite, che hanno studiato un sistema di gestione dei rifiuti tramite droni – in un paese dove le donne hanno avuto il diritto di voto per la prima volta nel 2015.

MbS crede fortemente nella tecnologia: ha investito miliardi di dollari nel settore (42 ne ha messi in Vision Fund, il più forte fondo di investimenti tecnologici del mondo, di proprietà della giapponese SoftBank), visita aziende come Facebook con lo stesso modo e tono con cui si muove nei viaggi di stato.

L’erede al trono saudita è anche la figura dietro Neom, la città del futuro – totalmente autosufficiente, studiata su principi dove l’innovazione tecnologica si fonde con qualcosa di simile al pensiero new age – che MbS vorrebbe edificare nel Golfo di Aqaba, imbocco del Mar Rosso sull’altro lato di Suez, dove il territorio saudita incontra Egitto e Giordania (paesi che Riad coinvolgerà nel progetto da dozzine di miliardi di dollari: per esempio, è previsto un ponte da intitolare all’attuale re Salman per collegamenti col territorio egiziano).

Un push verso l’innovazione di cui ultimamente si è occupato anche Beppe Grillo sul suo blog, l’organo media del fondatore del Movimento 5 Stelle a cui guardano, anche se non formalmente, militanti e iscritti al Movimento: il principale partito di governo tra le varie cose avrà anche il compito di rinfrescare le relazioni che le precedenti amministrazioni italiane avevano costruito con Riad (e il settore della tecnologia e dell’innovation, secondo il pensiero profondo del Movimento, sembra un territorio di contatto che i populisti italiani potrebbero sfruttare).

Per spingere questo genere di iniziative, come la riunione hackathon prima dell’Hajj, MbS ha coinvolto i colossi del mondo tecnologico. Come detto, il co-fondatore di Apple, o Google: il principe saudita lo scorso aprile ha fatto un tour nella Silicon Valley, ed è stato anche a Mountain View, dove ha sede l’azienda, per incontrare personalmente il Ceo Sergey Brin. Goggle ha supporto l’Hajj Hackathon e tenuto workshop con tra i partecipanti, ma l’obiettivo profondo di MbS è attirare queste potenze per costruire un hub tecnologico in Arabia Saudita.

“Questo evento è una delle cose più importanti per un paese che ha la grande ambizione di diventare la porta della tecnologia in Medio Oriente”, ha detto durante l’apertura dell’evento di Jeddah Jimmy WalesJimbo, il fondatore di Wikipedia. Gigantesco il tema: come si concilia la conoscenza aperta su cui si fonda l’enciclopedia di internet con la gestione del sapere tradizionale, radicale e fortemente legata alla religione, che ha finora pervaso l’Arabia Saudita?

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