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Il rapporto Europol. Ecco le sfide future del terrorismo jihadista

jihadista

Dal 2007 gli Stati europei hanno innovato diversi meccanismi di scambio delle informazioni per ottimizzare la lotta contro il terrorismo, tra cui anche il rapporto Te-Sat (terrorismo: situazione e tendenze) redatto da Europol. Il rapporto distingue tra terrorismo jihadista, terrorismo etto-nazionalista/separatista, terrorismo di sinistra/anarchico, terrorismo di destra e terrorismo a singole motivazioni.

Secondo l’ultimo rapporto Te-Sat, il più alto numero di attacchi terroristici è del tipo etnico/separatista, mentre i pericoli del terrorismo jihadista, che miete il più alto numero di vittime rispetto agli altri tipi, sono in aumento, pur essendo diminuita la complessità degli attacchi. L’obiettivo principale dei terroristi jihadisti sono persone, in modo da aumentare l’impatto emotivo, colpite indiscriminatamente, in un contesto che è simbolo dello stile di vita occidentale, o in un contesto che è simbolo di autorità.

Il profilo di un terrorista jihadista tipo è un cittadino europeo nato o cresciuto in uno Stato europeo, che ha abbracciato le tesi jihadiste per la propaganda online che usa in modo selettivo i testi islamici; se conosciuto alle autorità per qualche profilo penale, il terrorista tipo non sarebbe necessariamente in contatto con organizzazioni jihadiste, tra cui lo Stato Islamico ha assistito a un graduale declino, mentre al-Qaeda dimostra ancora la propria capacità operativa.

L’Italia sarebbe al quarto posto per numero di attacchi terroristici (14 nel 2017) dopo Regno Unito (107 attacchi), Francia (54 attacchi) e Spagna (16 attacchi). Per un totale di 205 attacchi terroristici nel 2017, si registra un aumento rispetto al 2016 (con 142 attacchi) e comunque un numero minore dal 2014 (226 attacchi).

La maggiore collaborazione tra comunità di intelligence, polizia e sistemi giudiziari ha portato alla luce una rete di cittadini libanesi che operavano in Europa per riciclare denaro di diverse organizzazioni criminali. I proventi delle operazioni di riciclaggio finivano nelle tasche dell’organizzazione terroristica Hezbollah. Un’altra rete di finanziamento del terrorismo, per un giro di denaro di due milioni di Euro, è stata scoperta sempre l’anno scorso.

I soldi finivano a cittadini europei operanti in organizzazioni terroristiche in Siria, Iraq e Libia, che ricevevano fondi attraverso le loro famiglie e donazioni con il coinvolgimento di 5000 sedi di trasferimento del denaro. Altra fonte di finanziamento è la rete di trasferimento del denaro informale conosciuta come hawala, che si basa si conoscenze, onore e rispetto dei diversi operatori che hanno sede più che altro nei Paesi del Medio Oriente.

I mezzi preferiti da jihadisti e anarchici sono esplosivi rudimentali, che possono essere costruiti secondo manuali reperibili in internet, mentre autovetture e coltelli rimangono mezzi prediletti dai terroristi a motivazione jihadista che agiscono da soli. Le varie autorità di polizia avrebbero riscontrato un aumentato interesse negli attacchi chimici e batteriologici, per la contaminazione del cibo e dell’acqua (sia da parte di anarchici sia da parte di gruppi jihadisti).

La Francia pare essere l’epicentro di una minaccia jihadista che coinvolge tutta l’Europa. Solo nel 2017 sono stati arrestati 373 individui per diversi reati legati ad attacchi terroristici potenziali o compiuti. Seguono Spagna (78 arresti), Germania, Belgio e Francia, mentre l’Italia ha effettuato 26 arresti. Un totale di 33 attacchi terroristici, di cui 10 portati termine, altri 4 parzialmente sventati e 19 sventati, che hanno causato un totale di 62 vittime e 819 feriti.

La crisi dell’organizzazione Stato Islamico, con la conseguente sconfitta su ampie parti del territorio controllato fino alla fine del 2015, ha causato una chiara diminuzione dei viaggi verso Siria e Iraq (nel 2017 2500 persone hanno raggiunto le zone di conflitto, metà rispetto al 2016) così come una diminuzione dei ritorni verso i Paesi europei. Ciononostante, specifica il rapporto, il maggior pericolo nel medio-lungo periodo è rappresentato dai terroristi radicalizzati in Europa.

Sempre a causa delle diminuite capacità delle organizzazioni terroristiche, i potenziali attentatori sono incoraggiati a compiere operazioni da soli proprio contro obiettivi occidentali, viste le difficoltà a raggiungere le zone di conflitto. L’Italia, secondo il rapporto, ha arrestato 26 persone nel 2017 per reati legati al terrorismo come il sostegno logistico, reclutamento e diffusione di propaganda jihadista. Sarebbero proprio le cellule terroristiche “dormienti”, legate a diversi gruppi jihadisti, il maggior pericolo per l’Italia.

Le principali organizzazioni terroristiche che sono attive nella propaganda online sono lo Stato Islamico e Al Qaeda. Entrambe le organizzazioni condividono il progetto jihadista di un califfato islamico che implica l’uso della violenza politica. Al Qaeda si concentra su obiettivi occidentali, giustificando gli attacchi terroristici come difesa del mondo islamico da quella che è percepita come minaccia occidentale e ritorsione contro quella he è percepita come invasione occidentale.

Lo Stato Islamico vede invece l’instaurazione del califfato mondiale come un fatto già avvenuto, che necessita il reclutamento di tutti i musulmani per la guerra contro gli infedeli che è già iniziata, inclusi i non musulmani e i musulmani non sunniti e i musulmani sunniti laicizzanti.

Mancano prove, tuttavia, del legame diretto tra vari attacchi del 2017 e lo Stato Islamico, nonostante l’organizzazione li abbia rivendicati. Allo stesso modo, sostiene il rapporto, non ci sono prove di un diretto legame tra pericoli jihadisti e ondate migratorie, viste le maggiori misure di sicurezza.

In questo senso la facile identificazione dell’immigrazione di massa con i pericoli del terrorismo jihadista confonde diversi piani e si presta a facili strumentalizzazioni politiche. Allo stesso modo, la galassia di organizzazioni che si identificano con gli obiettivi jihadisti è ampia e complessa, ispirata a diversi principi e ideologie, che ancora devono essere studiate per una reale comprensione del fenomeno e per un’efficace risposta.


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