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Legge, ordine e rivoluzione economica. La strategia estiva di Matteo Salvini

Basta un comizio per rivoltare l’Italia come un calzino. Almeno nelle intenzioni. Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, parlando a Lesina, in provincia di Foggia, è apparso anche come ministro della Difesa, della Giustizia, dell’Economia, del Lavoro e della Salute riprendendosi l’attenzione mediatica sfuggita per qualche ora causa l’intervento su Facebook del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

In estrema sintesi il leader della Lega ha insistito sulla reintroduzione del servizio militare, ha difeso la capotreno per aver detto che gli zingari hanno rotto… gli attributi, ha lanciato “Scuole sicure” contro lo spaccio di droga, ha ribadito la modifica delle norme sulla legittima difesa e della legge Fornero, ha fatto riferimento alla certezza della pena, ha sottolineato che sulla vicenda vaccini è meglio spiegare che multare, ha promesso meno tasse, meno burocrazia e la cancellazione degli studi di settore. A corollario, ha confermato l’intenzione di correre da solo a elezioni regionali e amministrative varie attaccando Silvio Berlusconi, a suo dire ormai sodale del Pd. Chiediamo scusa se ci è sfuggito qualcosa, ma possiamo aggiungere che il giorno precedente aveva ipotizzato la creazione di una consulta per l’Islam perché ci sono realtà musulmane che “vedono la Lega come punto di riferimento”.

Entrando nel merito solo di alcuni argomenti, le cronache riportano un’ovazione del pubblico quando ha difeso la capotreno che in Lombardia aveva intimato via microfono agli zingari di scendere perché avevano rotto. Licenziarla? Premiarla, piuttosto perché i cittadini hanno diritto di viaggiare sicuri, ha detto Salvini. Il tema va oltre l’episodio specifico: solo chi abita vicino a un campo rom o è costretto a prendere quotidianamente treni locali può raccontare i seri problemi che ne derivano e l’oggettivo numero di reati o di soprusi di cui sono vittime. La gestione dei campi rom e più in generale dell’immigrazione clandestina è all’ordine del giorno da anni e l’inflessibilità grazie alla quale Salvini è oggi al governo piace anche a chi non l’ha votato, purché non si superino i limiti.

Detto con estrema prudenza e sottovoce, può il ministro dell’Interno in campagna elettorale permanente eccitare gli animi limitandosi ad ammettere che “magari la capotreno una parola fuori posto l’ha detta, però…”? Si può obiettare che, del tutto involontariamente, queste costanti giustificazioni possano essere prese da menti malate come spunto per compiere atti inammissibili, tipo il proiettile ad aria compressa che ha ferito quella bambina rom ora in gravi condizioni? E’ proprio impossibile per il responsabile politico dell’ordine pubblico, se vuole giustificare certe parole, aggiungere un’intimazione al rispetto della legge, sempre e comunque? Teme che in questo caso perderebbe voti o, al contrario, non pensa che un maggiore equilibrio lo renderebbe più credibile?

L’altro argomento è il servizio di leva sul quale, a quanto pare, il parere del ministro della Difesa non conta. Nei giorni scorsi Elisabetta Trenta aveva tagliato la testa al toro escludendo il ritorno della naja, idea “romantica” ma “non al passo con i tempi”. Salvini la vede invece come un modo per inculcare il senso del dovere nei giovani visto che i genitori non ci riuscirebbero. Anche in questo caso, ci crede davvero o pensa di guadagnare altri voti? A parte gli enormi problemi burocratici, logistici, organizzativi ed economici per le Forze armate che hanno bisogno di altro, non sarebbe meglio reintrodurre una vera educazione civica nelle scuole? E a proposito di scuole, il ministro dell’Interno ha annunciato che da settembre una ventina di sindaci avrà i soldi per avviare “Scuole sicure” per arrestare gli spacciatori presenti fuori dagli istituti scolastici. Non si sa come funzionerà, ma siccome in qualche modo le forze dell’ordine dovranno essere coinvolte, forse bisogna pensare prima a trovare le coperture per la promessa assunzione di 8mila agenti visto che, come scrive Il Messaggero, non ci sono i soldi.

Legge e ordine da un lato, rivoluzione economica e del welfare dall’altro. Un comizio che vale più di un programma di governo e che fa sospettare una strategia agostana per arrivare a settembre con il pieno di sondaggi e giocarsi il tutto per tutto con la Legge di stabilità e nei rapporti con l’Europa, lasciando Conte e il resto del governo alla ridotta di Facebook.



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