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Perché il test vero della Lega sarà sull’economia

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Dopo l’immane tragedia del Ponte di Genova, il baricentro mediatico della politica di fine estate si concentra adesso di nuovo sul secolare problema dei migranti, degli sbarchi, degli arrivi. Dopo cinque giorni di stallo a Catania, la nave Diciotti ha fatto scendere i suoi 137 ospiti. Nel frattempo, la procura di Agrigento ha indagato il ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persone, girando gli atti a Palermo e poi al Tribunale dei ministri.

In tal modo sono emerse subito due novità importanti: il ritorno in scena della magistratura e l’insindacabile volontà dello stesso Salvini di non cedere per niente sulle linee restrittive in materia di accoglienza.

Un consequenziale effetto, oltretutto, ha mosso ancor più le acque sempre agitate della politica: la difesa di ufficio che Luigi Di Maio ha fatto dell’altro vice-premier e la solidarietà che Silvio Berlusconi ha palesato nei riguardi del segretario della Lega.

D’altronde, l’alleanza di centrodestra, sospesa con la nascita del Governo giallo-verde, riaffiora ogni qualvolta vi è una presa di posizione di Salvini diversa rispetto ai 5Stelle, e in questo frangente in misura maggiore dato il tema tradizionalmente caro al garantismo azzurro. Insomma, sembra che il dualismo non sia tra FI e la Lega, ma resti quello tra Berlusconi e i Grillini, costantemente ostili al Cav e detestati da quest’ultimo: fatto di cui sembrano essere tutti perfettamente consapevoli.

Salvini, da par suo, miete consensi, navigando sul sostegno mediatico molto abile che lo vede perennemente occupare tutti gli spazi, forte di una scelta di coerenza che non guarda in faccia a niente e nessuno. D’altronde, quello che il ministro sta facendo in materia di riaffermazione dei confini e della sovranità politica nazionale piace agli italiani, ed egli, in effetti, l’aveva promesso inequivocabilmente agli elettori, avendo raddoppiato perciò i voti, grazie cioè alla nettezza con cui fa e persevera.

È forse così che va interpretata la risposta critica che il ministro leghista ha rivolto a Berlusconi, lamentando un avvicinamento di FI al Pd come ragione della dura opposizione che FI promette di fare soprattutto in materia economica contro il “suo” Governo, a partire dal rientro estivo.

L’inchiesta aperta dalla magistratura, a ben vedere, non appare invece assai rilevante, soprattutto se si considera che molto probabilmente è un atto dovuto, non in grado di pregiudicare minimamente la forza politica di Salvini. Risolta la cosa, verrà presto tutto archiviato, com’è giusto che sia.

Ben diverso è il discorso viceversa sulla validità in sé della strategia del governo. Sicuramente tenere duro sul tema della condivisione delle responsabilità europee, sottolineare con forza l’assoluta e assurda assenza della Commissione (come ha fatto, per altro, sui giornali di oggi anche l’ex ministro Franco Frattini) sono obiettivi giusti, da difendere in modo perseverante, nell’interesse di tutta la nazione.

D’altronde, però, è molto difficile coniugare questa esigenza strettamente politica di tornare ad essere rispettati sul piano internazionale, tutelando la società nazionale dalla crescita di incertezza e di criminalità che l’immigrazione incontrollata comporta, con le esigenze, altrettanto considerevoli, di natura umanitaria, ripetutamente reclamate dalla Chiesa. Nel suo ultimo discorso, nondimeno, Papa Francesco ha parlato nuovamente anche di un dovere di prudenza nella gestione dell’integrazione, da non confondersi dunque con facili strumentalizzazioni antigovernative, frutto di superficiali e irresponsabili buonismi aperturisti, che purtroppo vengono spesso portate avanti, invece, anche da settori politici molto vicini alla Chiesa.

Il problema vero per il governo non sarà, quindi, giudiziario e neanche strettamente legato alla politica di controllo e chiusura dei confini, ma conseguenza delle scelte che saranno prese in materia economica. Sì, perché, se è vero che ormai si sta consolidando l’immagine di un Paese che ha cambiato musica, che non accondiscende più a mani basse ad ogni egoismo estero e che non subisce più passivamente i potenti interessi altrui, molto più debole appare la situazione del nostro bilancio, della nostra economia interna, gravata dall’incubo della scarsa crescita e della speculazione economica sul nostro debito pubblico.

È molto importante, in definitiva, che nell’autunno caldo che si appresta ad iniziare, l’Italia faccia delle scelte economiche coraggiose ed assennate, magari riorganizzando e razionalizzando la spesa pubblica, senza cadere nella tentazione di cedere a demagogie assistenzialiste che, oltre ad essere dannose per i nostri conti, sarebbero disastrose per il nostro debole capitalismo, per la nostra fragile produzione interna e per il lavoro.

La Lega dovrà dimostrare, in definitiva, che non gestisce bene soltanto le politiche che sono state destinate ai propri ministeri, ma che ha a cuore anche l’economia nazionale dei ceti imprenditoriali che gli hanno dato il suo vero grande consenso. E forse, a causa di questa prevedibile divergenza culturale ed elettorale con i Grillini, la vecchia affinità di Salvini con i tradizionali alleati di centrodestra potrebbe risultare un’altra volta utile e prediligibile, ben oltre la ruggine che si è creata nel frattempo, facendo scricchiolare l’innaturale contratto giallo-verde.


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