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Legge Mancino, perché abolirla sarebbe ingiustificabile

È una proposta che si ritiene possa rappresentare l’italiano medio? Sono leciti molti dubbi, eppure il leghista Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia, spara l’idea di abolizione della legge Mancino perché si sarebbe trasformata “in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”. Sovranisti contro globalisti, razzismo anti-italiano contro razzismo di altro genere: è questa l’Italia di oggi? Per ora Matteo Salvini, leader della Lega e uno degli azionisti di maggioranza dell’esecutivo, approva e smentisce allo stesso tempo: il ministro dell’Interno si dice d’accordo con la proposta di Fontana perché “alle idee si contrappongono altre idee, non le manette” (va ricordato che nel 2014 la Lega propose un referendum per la sua abrogazione) aggiungendo che comunque non sono previste né una proposta di legge né una raccolta di firme. Chi tarpa immediatamente le ali a Fontana è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il quale non solo l’abolizione della legge Mancino non è nel contratto di governo, ma anzi sono “sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Con lui Luigi Di Maio che considera l’idea di Fontana un’arma di “distrazione di massa” per non far parlare dei problemi economici. Non sorprende invece l’appoggio di Giorgia Meloni: Fratelli d’Italia, erede della destra che fu del Movimento sociale, aveva fatto la stessa proposta l’anno scorso come reazione alla legge di Emanuele Fiano (Pd), approvata alla Camera ma non al Senato per la fine della legislatura, che puniva anche il saluto romano e la vendita di cimeli nostalgici.

La legge che porta il nome di Nicola Mancino, varata nel giugno 1993, sanziona gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali oltre all’utilizzo di simbologie legate a questi movimenti politici. Si aggiunse alla normativa emanata per l’applicazione della XII Disposizione transitoria della Costituzione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e in particolare alla legge Scelba del 1952 che individua la “riorganizzazione del disciolto partito fascista” quando “una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione”.

Fontana è persona intelligente e dalla lunga esperienza politica al Parlamento europeo nonostante la giovane età e si considera membro di quella che qualcuno definisce “la pattuglia dei saggi” che fa capo a Giancarlo Giorgetti. La sua estemporanea iniziativa, su un tema che non riguarda il suo dicastero, deve far riflettere perché getta benzina sul fuoco di una fase politica già bollente ed evidentemente è stata fatta sapendo di contare su un humus favorevole tra i militanti. Contano poco le smentite o le precisazioni, quel che conta è che il governo Lega-M5S sembra cercare ogni giorno un tema spiazzante con l’obiettivo di aizzare la base: o con noi o contro di noi. Se a parole tutti sono contro le dittature e i fascismi perché abolire una legge che ne punisce l’esaltazione? Perché è così difficile dire con chiarezza che un conto è espellere gli immigrati irregolari, magari con l’aiuto dell’Europa per stilare gli accordi di riammissione, e un altro è sparare contro di loro? Si vuole sottintendere che quelli non siano atti razzisti? E se spesso dietro quegli spari c’è l’adesione a ideologie nazifasciste, come nel caso di Luca Traini a Macerata, è opportuno abolire le norme che tutelano la democrazia?

Come spesso capita, la colpa è dei giornali che avrebbero montato pagine su casi di razzismo che non si sono confermati tali. Il riferimento di Fontana forse è alla vicenda dell’atleta Daisy Ousake, colpita da un uovo lanciato da un’auto a Moncalieri e rivelatosi un’ingiustificabile bravata, ma non un atto di razzismo. Curiosamente Fontana non ha chiesto di abolire la legge Mancino dopo la decina di episodi dei giorni scorsi con spari o aggressioni a danni di immigrati o rom, né ha contestato il presidente della Repubblica che diceva “no al Far West”. La proposta di Fontana sembra rientrare in un’idea di Italia che non era stata spiegata in campagna elettorale. La base leghista tradizionale ha sempre detto altro: gli immigrati che vogliono lavorare vengano nelle aziende del nord, gli irregolari vanno cacciati. Ma da qui a non punire atti di razzismo ce ne corre.

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