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Alleati sì, appiattiti no. Ecco la linea Di Maio (che non vuole elezioni anticipate)

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Nessuna presa di distanza, nessuna polemica diretta, ma la chiara indicazione delle priorità del MoVimento 5 Stelle che in non pochi casi non coincidono con le posizioni espresse da Matteo Salvini. L’intervista che Luigi Di Maio ha rilasciato questa mattina a La Stampa, in fondo, è servita soprattutto a questo: ad affermare che esiste una via pentastellata al governo del Paese, distinta e autonoma da quella della Lega. Con la quale i rapporti rimangono buoni – “sono sempre stati leali“, ha detto il ministro dello Sviluppo economico nella conversazione con il quotidiano diretto da Maurizio Molinari – nella consapevolezza però che su alcune questioni le rispettive visioni sono, anche profondamente, differenti.

E Di Maio lo ha ribadito più e più volte nel corso dell’intervista, per rilanciare il protagonismo del M5s – che rischia di rimanere schiacciato dalle continue prove muscolari di Salvini – e per rispondere a chi, all’interno del movimento, chiede di non appiattirsi eccessivamente sulle posizioni dell’alleato. E un po’ anche per ribadire che i pentastellati, immigrazione a parte, sono concentrati soprattutto su altro. “Lavoro e impresa. Queste sono le nostre priorità“, ha sottolineato il capo politico del movimento che nel confermare il suo sostegno al ministro dell’Interno dopo l’apertura dell’indagine a suo carico da parte della procura di Agrigento non ha mancato di evidenziare dubbi e distinguo. Ad esempio sul primo ministro ungherese Viktor Orban, ormai punto di riferimento indiscusso della destra italiana che Salvini incontrerà domani: “L’Ungheria di Orban alza muri di filo spinato e rifiuta i ricollocamenti. Per quello che mi riguarda chi non aderisce ai ricollocamenti non ha diritto ai finanziamenti europei. Noi le quote le accettiamo“. O, ancora, sul modello No Way che sempre Salvini vorrebbe applicare in Italia per la gestione dei flussi migratori (come avviene già in Australia): “Non è nel contratto di governo. E, lo ripeto, noi siamo per la condivisione del problema“.

L’impressione è che l’enfasi conferita dalla Lega al tema immigrazione venga ritenuta eccessiva dalle parti del MoVimento 5 Stelle. E che Di Maio preferisca concentrarsi sui dossier economici, peraltro in linea con il suo doppio ruolo governativo di ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro. Non a caso – come emerge chiaramente dall’intervista a La Stampa – lo stesso leader pentastellato continua a insistere sulle autostrade, anche perché suffragato dall’amplissimo consenso che questa battaglia sembra riscuotere nel Paese: “Vogliamo nazionalizzare. Per abbassare i pedaggi e aumentare gli investimenti“. Consapevole anche del fatto che con il progressivo avvicinamento dell’autunno la questione migratoria diventerà per forza di cose sempre meno centrale nel dibattito pubblico e che l’attenzione si sposterà di conseguenza sulle partite economiche e industriali. In primis l’Ilva sulla quale Di Maio, al netto delle esigenze (e degli eccessi) di comunicazione, sarebbe sempre più intenzionato a chiudere l’accordo con ArcelorMittal. Per lasciare il segno del movimento sull’operato del governo ed evitare che il pallino rimanga troppo nelle mani del fidato, ma ingombrante, alleato.

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