Una tentacolare rete di siti anonimi e account di social media in undici lingue, dietro la quale sembrerebbe celarsi la mano di Teheran. È quanto svelato da Reuters a seguito di un’analisi condotta su Instagram, Twitter, Youtube e Facebook, che proprio la scorsa settimana avevano chiuso diversi account ritenuti collegati a un progetto iraniano volto a influenzare segretamente l’opinione pubblica in altri Paesi.
LA SCOPERTA
La società di sicurezza informatica statunitense FireEye e quella israeliana ClearSky hanno esaminato le scoperte dell’agenzia, arrivando alla conclusione che la rete di siti e account denominati International Union of Virtual Media, o Iuvm, farebbero parte proprio di questa campagna.
OBIETTIVI MIRATI
Sul principale sito di Iuvm, ovvero iuvm.org si legge che il suo quartier generale si trova a Teheran e che i suoi obiettivi includono “confrontarsi con […] i governi occidentali e le attività del fronte sionista”. Oltre a questo, all’interno della rete Iuvm sono presenti canali video e negozi di applicazioni che propongono prodotti con una linea politica evidentemente anti israeliana e anti saudita, come mostrato anche dai fumetti satirici pubblicati dal sito in questione. Oltre a sostenere Teheran politicamente e a livello geostrategico il portale distribuisce contenuti offensivi contro i principali “nemici” della regione.
LA PORTATA
La rete Iuvm, rimarca ancora Reuters, operava in diverse lingue, undici, tra le quali inglese, francese, arabo, farsi, urdu, pashto, russo, hindi, azero, turco e spagnolo. E per l’analista di FireEye Lee Foster, iuvmpress.com, uno dei più grandi siti web di Iuvm, è stato registrato a gennaio 2015 con lo stesso indirizzo email utilizzato per registrare altri due siti gestiti dall’Iran. Secondo ClearSky, inoltre, che più siti targati Iuvm sono stati ospitati dallo stesso server.
LE REAZIONI
Come detto, Facebook e Twitter hanno già provveduto a cancellare diversi account legati a questa rete. Iuvm sponsorizzerebbe i contenuti dei media statali iraniani e altrettanti allineati con il governo di Teheran, spesso oscurando la fonte originale o legandola a Iran’s PressTV, all’agenzia di stampa Fars e alla rete al-Manar – gestita dal gruppo sciita filoiraniano Hezbollah. PressTV, FARS, al-Manar TV e il governo iraniano non hanno risposto alle richieste di commento, mentre la rappresentanza iraniana alle Nazioni Unite ha respinto le accuse di una campagna di influenza iraniana definendole “ridicole”.
LE CAPACITÀ CYBER DI TEHERAN
L’estesa rete di disinformazione mette in evidenza come numerosi gruppi di affiliati alla Repubblica Islamica starebbero sfruttando i social media per promuovere i loro programmi geopolitici. Di inaspettata provenienza, queste interferenze hanno reso difficile l’individuazione e la difesa delle aziende tecnologiche. Mentre negli Stati Uniti sono ancora in corso le indagini sulle presunte interferenze russe risalenti alle ultime elezioni presidenziali, l’emergere di una rilevante campagna di disinformazione online promossa dell’Iran (già seguito con attenzione dall’intelligence Usa) attraverso la rete Iuvm, ha certamente mostrato la facilità con cui queste attività possono essere condotte, ha affermato Ben Nimmo, senior fellow del Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council.