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Gli Stati Uniti promettono nuove sanzioni alla Russia. Parola di Mike Pompeo

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Oggi entra in vigore la prima tranche di sanzioni commerciali che gli Stati Uniti hanno imposto alla Russia per la violazione dell’uso di armi chimiche, incolpandola dell’attacco al Novichok (sostanza nervina) contro Sergei Skripal, ex spia del servizio militare russo (Gru), e sua figlia, avvenuto a marzo, qualche decina di chilometri a sud di Londra.

L’amministrazione americana, secondo un provvedimento varato dal Senato, negherà intanto l’esportazione in Russia di motori a turbina, apparecchiature elettroniche e di calibrazione, finora autorizzate caso per caso stante il già esistente regime sanzionatorio con cui Washington ha punito Mosca per l’annessione crimeana, il coinvolgimento in Ucraina (e in Siria), l’interferenza alle presidenziali.

Se la Russia, entro 90 giorni, non sarà in grado di “fornire garanzie” sul fatto che non utilizzerà armi chimiche in futuro e non permetterà ispezioni tra il proprio arsenale, allora i legislatori hanno messo il presidente Donald Trump – colui che propagandava di voler aprire una nuova stagione di dialogo con Mosca, ma invece si trova coinvolto nella fase di massima tensione – davanti a una decisione ancora più aggressiva.

Il presidente dovrà a quel punto scegliere tre tra queste cinque opzioni per aumentare il regime sanzionatorio: chiudere qualsiasi forma di assistenza bancaria alla Russia, un set di ampie restrizioni su import/export, proibizione di sorvolo e diritti di atterraggio, declassamento ufficiale delle relazioni diplomatiche, proibizione della concessione di prestiti alla Russia per gli istituti americani.

Mosse che potrebbero causare un danno economico significativo a Mosca e avere un effetto duraturo e destabilizzante sui mercati valutari e azionari. Ancora: se il Defending American Security from Kremlin Aggression Act, introdotto il 2 agosto dai legislatori in forma bipartisan, prenderà piede, alle banche russe potrebbe essere impedito anche di operare in dollari (altro colpo durissimo).

“Vorremmo avere una migliore relazione con il governo russo, riconoscendo che abbiamo molti settori di reciproco interesse”, ha detto la portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert, spiegando il motivo di questa severità (finalizzata a ottenere un atteggiamento più fairy da parte del Cremlino) e negando il doppio binario nelle relazioni con la Russia – si intende: da una parte Trump, che anche dopo il vertice di Helsinki con Vladimir Putin è sembrato piuttosto aperto, dall’altra l’amministrazione e il Congresso che mantengono una visione molto più rigida.

Martedì, a Capitol Hill, è andata in scena la reazione, dura, dei legislatori alle ultime rivelazione della Digital Crimes Unit di Microsoft: lunedì, i ricercatori specializzati del colosso dell’informatica hanno fatto sapere di aver bloccato diversi tentativi di attacco hacker contro think tank e nonprofit soprattutto repubblicani (con visioni più classiche, che qui significa dure, sulla Russia rispetto a quelle del presidente: per esempio, l’Hudson Institute e l’International Republican Institute. L’ottica, scombussolare il clima prima delle elezioni di metà mandato di novembre.

Gli hackeraggi, via phishing, sarebbero stati condotti da Apt28 (noto anche come Fancy Bear), un gruppo di pirati informatici che secondo diverse ricostruzioni è collegato – come forza paramilitare da cyberwar – al Gru russo.

I senatori americani, durante la riunione di tre diverse commissioni camerali (quella Bancaria, quella Giustizia e quella Relazioni estere), hanno chiesto alla presidenza e all’amministrazione di agire con maggiore determinazione contro Mosca anche alla luce di quello scoperto da Microsft. Il capo della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha detto di essere “personalmente interessato” a misure sanzionatorie aggiuntive contro la Russia, sebbene ha ammesso che forse la normativa non potrà essere approvata prima delle Midterms. Oggi è previsto un briefing per i senatori, condotto dal consigliere per la Sicurezza nazionale, il Director della National Intelligence, e il capo dell’Fbi.

Ieri, Facebook ha annunciato di aver rimosso, grazie a un’indagine condotta dalla compagnia FireEye (autrice anni fa di un report su Apt28 che fa da riferimento e specializzata in sicurezza informatica) oltre 600 account falsi, legati alla Russia e all’Iran, creati con lo scopo di di diffondere disinformazione e influenzare le opinioni politiche negli Stati Uniti e in altri paesi. Il mese scorso, Facebook aveva già annunciato di aver cancellato 32 tra pagine e account che cercavano di influenzare le elezioni di midterm.

Lunedì, il capo del Bureau che si occupa di affari europei ed euroasiatici del dipartimento di Stato, Wess Mitchell, ha testimoniato sulla strategia con la Russia davanti ai senatori della Commissione Relazioni estere del Senato. Mitchell ha detto: “La nostra strategia è animata dalla consapevolezza che la minaccia dalla Russia si è evoluta oltre l’essere semplicemente esterna o militare; include le operazioni di influenza orchestrate dal Cremlino nel cuore del mondo occidentale. Queste attività sono ampiamente finanziate e dirette dai più alti livelli dello stato russo”.

E poi: “La tesi di Putin è che la Costituzione americana è un esperimento che fallirà se verrà sfidato nel modo giusto dall’interno. Putin vuole spezzare la Repubblica americana, non influenzando un’elezione o due, ma infiammando sistematicamente le linee di faglia all’interno della nostra società. Accettare questo fatto è assolutamente essenziale per sviluppare una risposta a lungo termine al problema. La cosa più pericolosa al mondo che potremmo fare è politicizzare la sfida, che di per sé sarebbe un regalo per Putin”.

Intanto, sempre martedì, il dipartimento del Tesoro ha annunciato un nuovo round di sanzioni contro sei navi, due persone e tre compagnie russe (più una slovacca) che hanno venduto petrolio russo alla Corea del Nord. Società, navi e individui sono stati inseriti nella lista di persone ‘bloccate’ (SDN List): i loro asset sono congelati e ai cittadini statunitensi è proibito avere a che fare con loro.

 

 

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