La sostenibilità del Sistema sanitario nazionale è uno dei punti sui quali l’Italia deve intervenire al più presto. Sia per far fronte all’invecchiamento della sua popolazione sia per un fattore complessivo di risorse economiche sempre più limitate. Ci sono alcune comuni problematiche di salute che nel nostro Paese non vengono affrontate nel modo corretto, aumentando di conseguenza le spese e le inefficienze del Sistema sanitario. Un esempio su tutti è il dolore muscolo-scheletrico, che influisce sulla vita di chi ne soffre e su quella dei familiari, oltre a incidere negativamente sui costi economici del sistema-Paese. Lo dimostrano i dati del Global pain index (Gpi) 2017: questo affligge il 97% degli italiani, con quasi sei persone su dieci (58%) che ne soffrono settimanalmente. Inoltre, sei lavoratori su dieci devono affrontare regolarmente questa problematica (62%). In Italia, negli ultimi 12 mesi, almeno la metà dei lavoratori si è presa qualche giorno di malattia a causa del dolore (50%).
I dati mostrano che il dolore muscolo-scheletrico causa una media di 3,3 giorni di malattia per lavoratore in un anno. Si stima che questa assenza forzata sia costata all’economia italiana 7,9 miliardi di euro nell’ultimo anno. Inoltre, l’impatto del dolore non è riscontrabile soltanto a livello nazionale con i costi dovuti ai congedi per malattia, ma produce effetti anche sull’efficienza dei lavoratori e sulle prestazioni, con potenziali conseguenze per la loro crescita professionale. Due persone su dieci ritengono inoltre che influisca negativamente sulla progressione di carriera. Oltre all’impatto economico, ha ripercussioni su quasi tutti gli aspetti della vita delle persone. In Italia, otto persone su dieci ritengono che il dolore muscolo- scheletrico influisca negativamente sulla qualità della vita (82%), una delle percentuali più alte a livello globale (nel mondo, la percentuale si attesta al 69%).
Questo tipo di problematica inciderebbe inoltre sulla sfera emotiva: oltre otto persone su dieci riferiscono ansia e preoccupazione causate da questo dolore, mentre quasi la metà riferisce che ha un impatto negativo sul proprio umore (47%). Il dolore può influire anche sul tempo che si trascorre con la famiglia. Il 58% riferisce di non riuscire a godersi il tempo trascorso con i propri cari. Infine, sei genitori su dieci (63%) pensano che potrebbero essere genitori migliori se non fossero affetti da dolore, una percentuale superiore rispetto alla media globale (54%). Il dolore, infine, può influire anche sulla pazienza dei genitori: il 68% ha riferito infatti di essere paziente con i propri figli a causa di questo tipo di dolore, che impedisce comunque a sei genitori su dieci (60%) di dedicare tempo a sufficienza ai figli.
Circa nove persone su dieci fanno qualcosa per questa problematica, ma non tutti intervengono immediatamente all’esordio del disturbo. Infatti, solo quattro persone su dieci agiscono immediatamente (entro poche ore) alla comparsa del dolore (43%). Per quanto riguarda il trattamento, il 36% degli italiani intervistati preferisce ricorrere ai farmaci senza obbligo di prescrizione, rispetto al 42% che predilige i farmaci con obbligo di prescrizione. Nello specifico, vi sono chiare differenze in termini di preferenza di cura che variano a seconda dell’età, con una percentuale maggiore di persone di età compresa tra 18 e 34 anni (50%) che preferisce i farmaci senza obbligo di prescrizione rispetto al 38% delle persone di età 34-54 anni e al 27% dei soggetti con più di 55 anni di età. In Italia, la gran parte delle persone dichiara di conoscere la causa del dolore (96%) da cui è affetta. Quattro persone su dieci hanno ricevuto una diagnosi dal medico (41%), ma una percentuale simile si affida all’autodiagnosi (40%). In generale, è stato riscontrato un basso livello di conoscenza di alcune delle caratteristiche degli antidolorifici assunti per il trattamento del dolore muscolo-scheletrico, un dato che risulta in linea con la media globale. In Italia, le persone che intendono indagare le cause del dolore da cui sono affette si fidano, nella maggior parte dei casi, dei medici (97% contro il 94% a livello mondiale) e dei farmacisti (86% contro 81% a livello globale). Si fidano inoltre maggiormente degli esperti del settore (81% contro 67% a livello globale).
Sulla scia di questi risultati, GSK Consumer Healthcare ha annunciato il lancio di una piattaforma d’azione globale – in Italia ha preso il via attraverso la campagna di informazione “Fermi mai! Via libera al movimento” – che nei prossimi cinque anni farà leva su tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo è ridurre l’impatto del dolore muscolo-scheletrico per favorire una maggiore informazione e consapevolezza su questa problematica, dalla prevenzione fino a un approccio corretto al trattamento, che parta da una maggiore conoscenza e da un ricorso tempestivo al consiglio degli esperti, per intervenire al manifestarsi del dolore ed evitarne l’evoluzione, riducendo il suo impatto negativo sia qualità della vita, sia sulla spesa pubblica.
(Articolo pubblicato sul numero 134 della rivista Formiche)