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Ecco come cambia il commercio italiano. Il caso ambulanti nel report Infocamere

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L’impresa italiana continua a cambiare pelle, mostrando i segni di una transizione verso attività sempre più mobili. Un segno evidente arriva dall’aumentano le attività ambulanti, che oggi rappresentano un’impresa commerciale su 5 attiva sul territorio italiano. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto di Infocamere, la società di Unioncamere, che ben fotografa il mutamento in atto tra le piccole imprese italiane.

PROFESSIONE AMBULANTE

A fine giugno scorso, secondo i dati del Registro delle Imprese, elaborati da Unioncamere-Infocamere, sono quasi 200mila gli operatori di questo comparto (il 95 % dei quali ha scelto la forma di impresa individuale), pari al 22% di tutte le aziende di commercio al dettaglio della Penisola. Osservando da vicino il profilo anagrafico dei protagonisti emergono alcune peculiarità.

IL PRIMATO DEL SUD

Per esempio, la spiccata valenza locale, visto che in media il 78% dei titolari svolge la propria attività nella provincia di nascita. Lo stretto legame col territorio che, in generale, caratterizza tutto il Mezzogiorno, si evidenzia soprattutto a Bari, Palermo e Napoli, spiegano da Infocamere. Il 97,4% delle imprese individuali del capoluogo pugliese ha infatti un titolare nato in uno dei comuni della provincia . Seguono Palermo e Napoli, tutte a pari merito, dove il 95% degli ambulanti proviene dal rispettivo territorio comunale. Ad accezione di Bolzano in settima posizione, con un ragguardevole 92,6% di ambulanti autoctoni, per trovare una provincia del centro-nord bisogna scorrere la classifica fino al 20esimo posto, dove si colloca Padova (83,5%).

E QUELLO DEL NORD

All’opposto, la classifica dei territori in cui l’esercizio del commercio ambulante appare poco attrattivo per i locali vede al primo posto la provincia di Asti, dove solo il 43,8% degli operatori vanta radici nella provincia. Fra i territori al disotto della soglia del 50% di imprenditoria autoctona del commercio ambulante si incontrano poi le province di Aosta (44,2%), Vercelli (46,3%), Alessandria (48%) e Savona (48,8%).

IL CONFRONTO TRA LE REGIONI

Andando ancora più a fondo, Infocamere passa al setaccio anche la distribuzione degli ambulanti a livello territoriale. Dove la Campania, con 30mila realtà, presenta il maggior numero di imprese nel comparto, ma numerose risultano anche in Lombardia (22.429 imprese registrate) e in Sicilia (19.726). In queste tre regioni ha sede quasi il 40% delle imprese del commercio ambulante della Penisola. Calabria, Sardegna e Toscana (tutte sopra il 25%) sono invece le regioni con l’incidenza percentuale maggiore di imprese ambulanti considerando il totale delle realtà appartenenti del commercio al dettaglio.

I SETTORI 

Ma quali sono i settori dove la presenza di ambulanti è più forte? Secondo Infocamere l’articolazione per settore vede un peso significativo di quello non alimentare ed in particolare il comparto abbigliamento che, nelle sue diverse suddivisioni, rappresenta il 38,4% delle imprese del commercio ambulante. Al secondo posto  viene la categoria altri prodotti ovvero fiori, cosmetici, detersivi e chincaglieria con quasi il 38% delle attività. Solo al terzo posto il settore alimentare, il cui contributo si ferma al 18,4% di tutti gli esercizi ambulanti (con prevalenza della componente legata ai prodotti ortofrutticoli).

IL PESO DEGLI STRANIERI

L’altro aspetto che caratterizza il settore è quello legato alla forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori ambulanti. Oggi sono 100mila unità, il 56% del totale). L’analisi di Infocamere svela però un’Italia dai profili molto variegati, con province in cui la quota di ambulanti italiani è assolutamente schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri. C’è il caso di Enna, dove i locali sono l’86,5%, Brindisi e Bari (entrambe oltre il 75%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 67,3%. All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,2% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,5%) e Pisa (23%).

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