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Vi spiego perché l’impeachment non si farà. Parla David Unger

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Impeachment all’orizzonte? Da quando Donald Trump è entrato nello Studio Ovale questa parola ha riempito le prime pagine della stampa internazionale. Un taboo per repubblicani e trumpeteers, che non ne vogliono sentir parlare. Un mantra ininterrotto per i democratici. Forse questa volta gli estremi ci sono. Due gli avvenimenti che nel giro di poche ore hanno dato forma all’incubo n.1 del Tycoon. Prima la condanna di Paul Manafort, il manager che ha affiancato Trump nel primo periodo di campagna elettorale, per una serie di reati finanziari fra cui frode bancaria e fiscale. Questa però era attesa da settimane. Il secondo colpo è stato invece un fulmine a ciel sereno. Circa un’ora dopo la condanna di Manafort, a New York, Michael Cohen, amico personale di Trump e suo ex avvocato, si è dichiarato colpevole di otto capi di accusa. Il guaio per il Tycoon si profila per l’ammissione di colpa per l’uso illecito dei fondi elettorali, dal momento che Cohen ha confessato di aver agito “in collaborazione e su indicazione del presidente”. Ora, a due mesi dalle elezioni di mid term con cui deve difendere la maggioranza al Congresso e al Senato, per Trump il gioco si fa duro. Anche se in molti fra gli esperti si dicono convinti che l’iter per l’impeachment finirà i un vicolo cieco. È il caso di David Unger, firma storica del New York Times e professore di politica estera americana alla John Hopkins di Bologna. Intervistato da Formiche.net taglia corto: “le chances di un impeachment sono bassissime”.

Perché l’impeachment non si farà?

A livello procedurale il percorso è davvero tortuoso: basta una maggioranza semplice al Congresso, ma al Senato servono i 2/3 dei voti. Ovvero bastano 37 senatori che lo aiutino a bloccare l’impeachment, e nessuno si aspetta che ce ne siano di meno. A meno che il sentimento del Paese non cambi da un giorno all’altro non credo proprio che si arrivi a tanto. E sinceramente in questo momento mi sembra che i supporters di Trump si stiano stringendo intorno al loro leader.

Il polverone di questi giorni avrà un impatto sulle elezioni di novembre?

Potrebbe avere un impatto sulle elezioni di mid term, ma è molto difficile da valutare. Il Paese è rimasto diviso fra elettori pro e contro Trump e gli ultimi sondaggi non sembrano rilevare un’inversione di rotta. Credo che la partita si giocherà sui margini, ci saranno molti testa a testa fino all’ultimo momento. Ciò detto dubito che il cuore del suo elettorato, fatto di lavoratori nel manifatturiero, agricoltori e allevatori, sia particolarmente turbato dalle ultime news sulla possibilità di un impeachment.

Per la prima volta Trump ha menzionato l’impeachment. Se ci sarà – dice – crolleranno i mercati e gli americani vedranno bruciati i loro risparmi. Il presidente ha paura?

Non lo vedo preoccupato. Il fatto che lo nomini esplicitamente significa solo che ha capito di poter cavalcare questo tema in vista delle mid-term spingendo per una campagna elettorale ancora più energica. La base repubblicana potrà essere mobilitata al grido di “fermate l’impeachment”.

Perché l’allarme mercati? La base repubblicana non sembra molto sensibile al tema..

Magari la gente comune non si spaventa per i mercati. Ma se c’è un cavallo di battaglia di Trump, quella è l’economia. A dispetto delle accuse che gli sono state rivolte per il protezionismo il presidente ha saputo capitalizzare davanti ai suoi elettori i risultati raggiunti. Ha promesso loro di portare posti di lavoro e prosperità e per il momento non sta andando male. Se fa capire al suo elettorato che impeachment significa portargli via tutto questo allora non c’è dubbio che riuscirà a mobilitarlo.

Esagera chi dice che questi sono i giorni peggiori della presidenza Trump?

Se guardiamo alla sostanza è vero, senza dubbio sono giorni bui per Trump. Il suo avvocato personale e il manager della sua campagna elettorale sono in un mare di guai. Però è anche vero che ci siamo ritrovati a dire la stessa cosa tante altre volte durante la sua presidenza. Abbiamo sentito le stesse analisi quando ha fatto ritorno dal disastroso summit di Hensinki con Vladimir Putin, e alla fine non ci sono state conseguenze

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