Diciassette anni dopo ricordiamo l’attacco alle Torri Gemelle. Un evento che non solo ha segnato indelebilmente il nostro immaginario ma che ha dato prova dell’incubo terrorista. Quell’11 settembre 20o1 morirono quasi tremila persone, ma ad essere colpito fu l’intero Occidente che infatti rispose unanimemente.
La scoperta della vulnerabilità ci rese forti così come oggi la consapevolezza della nostra forza ci rende fragili. Molte generazioni ormai non hanno memoria diretta del 9/11 e la polarizzazione dei dibattiti politici interni offusca i valori che uniscono l’Occidente. La retorica del declino prevale in larghi strati intellettuali negli Usa e in Europa. Abbiamo saputo reagire al terrore ma sembriamo incapaci di rispondere con la stessa coralità alla minaccia della paura.
Diciassette anni fa comprendemmo che l’attacco era rivolto ai principi della nostra civiltà. Libertà e democrazia sono i capisaldi della nostra identità, le nostre Torri Gemelle. Dobbiamo difenderli dai numerosi tentativi di dirottamento. Ad attentare alla nostra cultura non ci sono solo i figli e i nipoti di Bin Laden ma anche gruppi che agiscono in modo più subdolo e che utilizzano la rete ed i social media per minare il nostro modello di convivenza civile.
Non è un ritorno alla Guerra Fredda ma qualcosa di più, e più grave. Un virus letale è stato iniettato nelle nostre democrazie. C’è chi vorrebbe piegare il primato della libertà che ci ha reso forti. La memoria dell’11 settembre non è un esercizio vano. Abbiamo la fortuna di poterci dividere anche aspramente sulle scelte politiche, da quelle globali a quelle più locali. Abbiamo il privilegio di poter esprimere sempre le nostre opinioni, di poterci cimentare in una attività libera. Sono conquiste che non possiamo e non dobbiamo dare per scontate.
L’amicizia con gli Stati Uniti, la solidarietà europea, l’Alleanza atlantica non sono cimeli del passato. Sono la garanzia del nostro futuro. L’11 settembre è oggi. È ogni giorno. È la libertà contro il terrore e la paura.