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A Bannon non basta la Ue e punta a Francesco. Menozzi spiega l’azzardo

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C’era un tempo in cui la Chiesa veniva accusata di ingerenza. Le reiterate dichiarazioni dell’ex special advisor del Presidente degli Stati Uniti, Steve Bannon, sulla Chiesa cattolica danno l’impressione che oggi le cose siano cambiate e che qualcuno voglia spingersi fino all’ingerenza negli affari interni della Chiesa. Bannon, che ha già chiarito come a sua avviso Papa Francesco non debba dimettersi ma serva un giurì esterno e super partes sullo scandalo della pedofilia, ora sostiene che la decisione di Bergoglio di convocare a Roma tutti i presidente delle Conferenze Episcopali mondiali a febbraio, un fatto che non ha precedenti nella storia, non basti, servirebbe a suo qualcosa di più e di più rapido.

Il professor Daniele Menozzi, docente di storia del cristianesimo alla Scuola Normale di Pisa, tra i più attenti e qualificati studiosi anche del delicato rapporto, e del suo evolvere nei secoli, tra Chiesa e stati, è la persona giusta per capire quanto sia fondata o azzardata l’ipotesi di una tentazione di ingerire negli affari ecclesiali. A suo avviso per rispondere occorre capire dove siamo. E se da una parte la sempre più drammatica evidenza e portata dello scandalo rende chiari i ritardi, dall’altra i discorsi tenuti dal papa in Irlanda a fine agosto hanno chiarito che finalmente il tema della lotta abusi ha trovato l’attesa centralità.

“Bergoglio in Irlanda ha detto tre cose importanti: la prima cosa importante che ha detto è che gli abusi vanno combattuti ad ogni costo. Cosa vuole dire a ogni costo? Vuol dire anche al costo di non salvaguardare l’immagine.” In effetti questo è stato un punto drammatico in alcuni comportamenti degli anni o decenni passati, temere più l’immagine prima che per le vittime. “Il secondo punto rilevante nelle affermazioni del papa riguarda l’ammissione degli errori commessi. Riconoscere gli errori non vuol dire soltanto prendere atto, ma cambiare e questo ci porta alla terza affermazione importante, quella sulla necessità della giustizia. Parlare di necessità della giustizia vuol dire che non ci si può sottrarre ai tribunali civili e anche questa è una indicazione da tempo attesa, di assoluta rilevanza, che il papa ha dato in discorso ufficiali, indicando che su questo non esprime un’opzione ma dà un’indicazione condivisa con i suoi collaboratori e i suoi uffici.”

Il professor Menozzi sa benissimo che le elaborazioni su questo punto partono per Bergoglio dalla denuncia del clericalismo, e qui l’obiettivo della possibile ingerenza diviene chiaro. “Denunciando il clericalismo come malattia Francesco portava avanti l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, se vogliamo usare una slogan direi, Concilio Vaticano II sì, Concilio di Trento no. La sua visione, resa chiarissima dalla scelta di scrivere a tutti i fedeli cileni quando si pose il caso tremendo degli abusi in quel Paese, diceva chiaramente che la Chiesa è di tutto il popolo di Dio, quindi distinguendo tra funzioni di governo nella Chiesa, che appartengono a tutti quindi anche ai laici e alle laiche, e le funzioni sacramentali, che appartengono ai presbiteri. Questo è uno sviluppo nell’ecclesiologia importantissimo, rilevantissimo, che attua la spirito del Concilio Vaticano II andando al di là della sua attuazione pratica attuale. Per mettere in pratica un cambiamento così profondo occorre tempo, non si fa dalla sera alla mattina. La fretta, di cui Bannon è un simbolo, non vuole mutamenti ecclesiologici, non vuole mutamenti profondi, ma solo garantire la continuità.”

Negli anni passati, e anche oggi, un’impalcatura culturale diversa ha tentato infatti di addossare la responsabilità degli abusi ai costumi, o alle attitudini individuali. È solo adesso che notiamo la capacità di ricondurre questa terribile ferita a una concezione malata, autoritaria, del potere. La tentazione di evitare che davanti a una ferita così grave, estesa e profonda si tocchi l’ecclesiologia e si garantisca con moduli di severità la continuità e non la cura profonda può essere avvertita anche da chi esterna molto spesso sui problemi ecclesiali, dando corpo a una evidente ingerenza.



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