Per volare vola, anche se i motori non sono ancora al massimo dei giri. Alitalia attende dicembre, mese nel quale dovrebbero accadere due cose, l’una connessa all’altra. La compagnia, guidata dai tre commissari Luigi Gubitosi, Stefano Paleari ed Enrico Laghi, restituirà al governo quello che resta del prestito ponte da 900 milioni che ha garantito fin qui la sopravvivenza del vettore, circa 770 milioni.
Subito dopo gli stessi commissari saliranno al ministero dei Trasporti per sapere dal titolare di Porta Pia tempi e modi della cessione della compagnia. Rimanendo sempre nel perimetro della ri-nazionalizzazione visto che lo schema messo a punto dal governo gialloverde prevede un ingresso massiccio nel capitale di Ferrovie, accompagnata da Cdp, entrambi affiancati da un partner industriale privato. Nel frattempo però, Alitalia si sta rimettendo piano piano in piedi, come confermato questo pomeriggio dagli stessi commissari, ascoltati in audizione alla Camera.
UTILE IN VISTA
Per essere una compagnia abituata a perdere, fino a qualche mese fa, fino a 2 milioni di euro al giorno, è una piccola bomba. Nelle prossime settimane Alitalia assisterà al sui primo utile. “Per i 2018”, ha spiegato il commissario Paleari, la compagnia ex di bandiera “dovrebbe chiudere con 2 milioni di utile netto. Merito di un Ebitda del terzo trimestre che è stato di 87 milioni, con i 68 milioni del terzo trimestre dello scorso anno ma anche della spinta arrivata dai ricavi, che dimostrano il ritornato appealing industriale della compagnia. “Nei primi nove mesi dell’anno registriamo una crescita dei ricavi passeggeri del 7%, una crescita dei ricavi complessivi del 4,6% e una riduzione di tutti i costi, con l’eccezione del costo del carbuarante che è aumentato dell’8%, pari ad un valore di 42 milioni”, ha proseguito Paleari, aspettandosi un incremento delle entrate anche per il quarto trimestre 2018.
ALITALIA? STA BENE
Gubitosi ha spiegato che “l’estate che si sta concludendo è stato un buon periodo per Alitalia, il trend di crescita è ripartito e anche nel terzo trimestre cresciamo. Al 25 settembre possiamo dire di aver archiviato un trimestre interessante nel corso del quale dovrebbe chiudere con un piccolissimo utile. Un profitto minimo, anche se è da tanto tempo che non succedeva e sarebbe magnifico farlo anche in inverno”. Importanti sono state le riduzioni dei costi e miglioramento dei ricavi “nonostante il prezzo del petrolio sia salito considerevolmente”. Ma quel che serve oggi, sono “più aerei” proprio per mantenere alta l’offerta.
LA CASSA DI ALITALIA
Un’altra novità importante riguarda la cassa del vettore. Anche qui ci sono stati dei progressi. Al 2 maggio 2017, primo giorno di amministrazione straordinaria Alitalia aveva 83 milioni in cassa contro 3 miliardi di fatturato annuo. Poteva durare solo qualche giorno ed inoltre erano stati già venduti 530 milioni di euro, pari a 4,5 milioni di passeggeri in prevendita nei mesi successivi. In pratica senza un contributo statale “la vita della compagnia non si sarebbe potuta perpetuare”, hanno spiegato i commissari. Alitalia, inoltre, “presentava contratti svantaggiosi da vari punti di vista, come i leasing degli aerei. Le relazioni sindacali erano ai minimi, deteriorate”. Oggi, dopo la concessione da parte dello Stato del maxi-prestito, in cassa sono rimasti 770 milioni che non sono proprio spiccioli. Questo vuol dire che la compagnia avrebbe sufficiente ossigeno nelle bombole per andare avanti da sola ancora per un bel po’.
I MERITI DEL LUNGO RAGGIO
Un’ultima posta di bilancio riguarda le rotte. Un contributo importante ai ricavi Alitalia è arrivato dal lungo raggio, dove il fatturato sull’intercontinentale è aumentato tra il 5 e l’11% nel trimestre che si sta chiudendo. Nei primi 9 mesi dell’anno sono stati circa 16,4 milioni di passeggeri trasportati (+0,4%). Di questi il lungo raggio è salito del 7,4%, con un tasso di puntualità tra i migliori al mondo così come per regolarità.
IL FUTURO? QUESTIONE DI SETTIMANE
Naturalmente la domanda di fondo rimane una. E adesso? I commissari non hanno potuto fare altro che respingere la domanda al mittente, cioè ai cronisti. Non spetta a loro decidere. Ma questa mattina sulla questione è intervenuto il viceministro dello Sviluppo, sponda Lega, Dario Galli. Per il quale il futuro migliore per Alitalia potrebbe essere “una partnership con una grande compagnia che sia adeguata e che faccia quello di mestiere ma che contrattualmente, in maniera chiara e ben definita, compri l’azienda non per fagocitarla e distruggerla ma per sviluppare e utilizzare al meglio quello che ha di positivo mantenendone il marchio e l’italianità. Potrebbe essere questa la soluzione più adeguata, ma al governo siamo in due quindi vedremo a cosa si arriverà”.
I DUBBI SULL’ALITALIA DI STATO
Galli ha tuttavia mostrato un certo scetticismo verso la strada della nazionalizzazione pura, caldeggiata invece da Toninelli. Per qualcuno la soluzione potrebbe essere all’interno di una sorta di nazionalizzazione con Cassa Depositi e Prestiti piuttosto che Ferrovie, ipotesi verso la quale io sono tiepido perché in passato non ha dato grandi risultati. Il discorso Alitalia è abbastanza complesso perché ci sono fattori non marginali da considerare credo che non si sia ancora arrivati a una definizione finale perché le ipotesi sul tavolo sono moltissime, più di una”.