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Bombe e Yemen. Di Maio risponde alle pressioni grilline e la Trenta media

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“Come sapete sono una persona che prima di parlare preferisce studiare e prendere contezza dei problemi nel loro complesso. È un mio modo di essere e ne vado fiera. Ma davanti alle immagini di quel che accade in Yemen ormai da diversi anni, non posso restare in silenzio. Se lo facessi, sarei un’ipocrita. Ecco perché ho chiesto un resoconto dell’export, o del transito – come rivelato in passato da alcuni organi di stampa e trasmissioni televisive, che ringrazio – di bombe o altri armamenti dall’Italia all’Arabia Saudita”. Così un post pubblicato sulla sua pagina Facebook dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

DI CHI E’ LA COMPETENZA

“Fino ad ora – prosegue il ministro -, erroneamente, si era attribuita la paternità della questione al ministero della Difesa, mentre la competenza è del ministero degli Affari Esteri (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento-UAMA), al quale venerdì scorso ho inviato una richiesta di chiarimenti, sottolineando – laddove si configurasse una violazione della legge 185 del 1990 – di interrompere subito l’export e far decadere immediatamente i contratti in essere. Contratti – ricordo – firmati e portati avanti dal precedente governo”. La titolare di Palazzo Baracchini, da quanto ammette lei stessa sul social network, avrebbe quindi chiesto maggiori informazioni alla Farnesina circa i sistemi d’arma che il nostro Paese avrebbe fornito negli anni all’Arabia Saudita e da quest’ultima impiegati nel conflitto in Yemen.

PREOCCUPAZIONI CONDIVISE

“La mia – ha continuato il ministro nel suo post – è una sana preoccupazione, politica e da essere umano, peraltro condivisa da Onu e Parlamento europeo. Affrontiamo il tema, non possiamo girarci dall’altra parte! In questo senso, ho allertato il collega Moavero ovviamente, che sono certa si interesserà quanto prima dell’argomento. Indipendentemente dal caso in questione, sono sempre stata convinta, e oggi lo sono ancora di più, che fermare le guerre è importante, anche per fermare i flussi migratori. Il dialogo è il sale della democrazia”.

L’ULTIMO RAID

Il messaggio del ministro della Difesa arriva dopo il bombardamento di uno scuolabus yemenita, che ha causato il 4 settembre scorso la morte di 40 bambini, e la conseguente sospensione – una decisione sarà presa mercoledì 19 -, del governo di Madrid della vendita all’Arabia Saudita di 400 bombe a guida laser, frutto di un recente accordo tra i due Paesi. Sono diverse le nazioni europee che già hanno sospeso parzialmente o totalmente i trasferimenti di armi a Riyad, così come ad altri Stati della coalizione, mentre esposti per adottare la stessa linea sono già stati presentati da Francia e Regno Unito. Nello Yemen il conflitto dura da tre anni e riguarda la minoranza sciita Houthi e il governo sunnita, vicino all’Arabia Saudita.

LE PAROLE DEL MINISTRO DI MAIO

La legge 185 citata dal ministro Trenta, vieta la vendita di armi a Paesi coinvolti in conflitti armati, come appunto lo Yemen, dove sarebbero state utilizzate anche bombe RWM, parte del gruppo tedesco Rheinmetall, che ha sede in Sardegna e che nel 2016 ha venduto all’Arabia Saudita circa 21.822 bombe, per un giro d’affari stimato in circa 45 milioni di euro. “Non vogliamo continuare ad esportare armi verso Paesi in guerra o verso Paesi che è risaputo li vendono a chi è in guerra. Vogliamo innovare anche in questo campo”. Aveva detto nei giorni scorsi il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio.


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