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Perché Confindustria apre a Di Maio. E aspetta riscontri (positivi)

Tutti giù dalle barricate, via lo spettro della piazza. Confindustria sotterra l’ascia di guerra e ritorna nell’alveo della mediazione e del dialogo, tendendo una mano (inaspettata, almeno fino ad oggi) a Luigi Di Maio e al resto del governo. Sì perché fino a pochi giorni fa gli industriali guidati da Vincenzo Boccia sembravano in rotta di collisione con il governo gialloverde. Le ragioni, a onor del vero, c’erano tutte.

Il caos sull’Ilva, la stretta sui contratti a termine in seno al decreto dignità e lo spettro delle nazionalizzazioni (Alitalia, Autostrade e molto altro). Tutte cose che a Viale dell’Astronomia, dove già all’indomani della pubblicazione del contratto di governo era suonato l’allarme rosso, avevano fatto impennare la temperatura. Ma ora è successo qualcosa in Confindustria, qualcosa che ha improvvisamente disteso dei rapporti arrivati a un passo dalla rottura.

Questa mattina il presidente Boccia, arrivando aall’assemblea della Confindustria Emilia, ha fatto capire in modo inequivocabile che il vento è cambiato, almeno per il momento. “Nelle scorse settimane, nei confronti dell’esecutivo da parte degli industriali c’era un malessere anche legato alle dichiarazioni di alcuni esponenti della Camera dei deputati e dei partiti di maggioranza, forse ingenerose verso la categoria dell’industria italiana senza voler fare polemiche e senza guardare indietro, ora vogliamo guardare avanti”. Una ventata di ottimismo che sembra aver spazzato via il moloch del decreto dignità, osteggiato come non mai dagli industriali.

“Mi sembra inutile continuare a polemizzare sulla possibilità avanzata dal governo di introdurre il decreto dignità, che non lo condividiamo ed è passato”. Per questo chiudiamo questa parentesi, non abbiamo alcuna voglia di continuare a polemizzare su questa questione”, ha spiegato Boccia. Il quale ha lanciato un assist importante a Di Maio e dunque a tutto il Movimento Cinque Stelle. Come? Dicendosi fiducioso sulla possibilità, oggi, di trovare una soluzione finale all’Ilva (ieri lo stesso Di Maio, che vedrà alle 14 i sindacati, ha ostentato una certa fiducia su un accordo che accontenti tutti).

Gli industriali hanno poi un altro motivo per mostrarsi un pizzico più ottimisti: se il contatore dello spread non mente, da quando la Lega ha puntellato la manovra (qui l’articolo di ieri con tutti i dettagli sul vertice al Viminale tra Salvini e i suoi fedelissimi) il differenziale è notevolmente calato (dai 290 di tre giorni fa ai 257 odierni). E questo agli Industriali piace visto che più lo spread è basso meno costa il denaro che le banche prestano agli imprenditori.

Insomma, l’apertura di credito arrivata da Confindustria è importante ma mette l’associazione nella posizione di dover aspettare una risposta dallo stesso Movimento Cinque Stelle. Il quale adesso dovrà necessariamente sciogliere la riserva e a sua volta accettare la mano tesa degli industriali.

Attenzione però, perché le parole di Boccia non azzerano del tutto i problemi. Qualche scoria rischia ancora di rimanere in circolazione. Per esempio quel piano del governo, rilanciato oggi dalla Verità, per far fuoriuscire le partecipate statali da Confindustria, sponsorizzato dalla stessa Lega. Un colpo che a Viale dell’Astronomia sarebbe difficile da incassare, visto che le aziende pubbliche garantiscono ogni anno quote per 15 milioni di euro. Ma forse, vista la serenità ritrovata, si risolverà anche questa.

 

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