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Italia più sicura? Ecco cosa prevede il decreto Salvini

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Il decreto legge su sicurezza e immigrazione, unificato dopo che fino alla scorsa settimana i temi erano regolati in due testi separati, sarà molto presto al vaglio del Quirinale dopo i continui contatti informali che hanno preceduto l’approvazione nel Consiglio dei ministri e dopo il rinvio della riunione prevista per il 20 settembre, complici le assenze di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio che consentirono di coprire le differenze nella maggioranza su alcuni punti. Quello che è già chiamato il decreto Salvini (in epoca Twitter #decretosalvini) è per il ministro dell’Interno il punto centrale, la Bibbia della sua attività di governo: dai limiti alla concessione della protezione per i profughi alla revoca della cittadinanza per terrorismo, dai reati che provocheranno la revoca dell’asilo all’inasprimento delle sanzioni per le occupazioni abusive, il testo che arriverà alle Camere per la conversione (al netto di eventuali richieste di modifica da parte del presidente della Repubblica) aprirà un forte dibattito e non si possono escludere limature durante l’iter parlamentare. “Per rispetto”, ha precisato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il decreto sicurezza e immigrazione sarà consegnato al Quirinale un’ora dopo quello sulla ricostruzione del ponte Morandi a Genova, sul quale si attende il via libera del ministero dell’Economia che potrebbe arrivare entro domani, 25 settembre.

L’approvazione unanime del Consiglio dei ministri, arrivata alle 12.38 del 24 settembre come Salvini ha certificato su Facebook, è politicamente rilevante perché nasconde le obiezioni sollevate per esempio dal ministero della Giustizia e fa esultare il ministro per il quale si tratta di “un passo in avanti per rendere l’Italia più sicura, per combattere con più forza mafiosi e scafisti, per ridurre i costi di un’immigrazione esagerata, per espellere più velocemente delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per dare più poteri alle Forze dell’ordine”.

REVOCA DELLA CITTADINANZA

Uno dei punti controversi riguarda la revoca della cittadinanza a chi è condannato per reati connessi al terrorismo o comunque alla sicurezza nazionale. Per superare dubbi di costituzionalità la norma prevede la revoca in caso di condanna definitiva anche per reati di tutt’altro genere, pur se alla fine è stata espunta la resistenza a pubblico ufficiale. Nella conferenza stampa con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno ha spiegato che “togliere la cittadinanza a chi è stato condannato per reati di terrorismo è assoluto buon senso” così come “se entri a casa mia o spacci ti accompagno nel Paese da dove sei arrivato” e in questo “non si lede nessun diritto”. È bene chiarire che la questione è stata sollevata da tempo dagli investigatori dell’antiterrorismo perché qualcuno arrestato nella primavera scorsa, per esempio, aveva acquisito la cittadinanza in base alla legge e dunque aveva giurato sulla Costituzione, ma successivamente ha giurato fedeltà all’Isis: una contraddizione inaccettabile che, nel caso di revoca della cittadinanza, porterebbe all’espulsione così come si fa con i cittadini stranieri. Dal gennaio 2015 sono stati espulsi 326 soggetti per motivi legati alla sicurezza nazionale, di cui 89 quest’anno.

ASILO E PROTEZIONE UMANITARIA

Il decreto prevede una stretta nella concessione della protezione umanitaria che in passato toccava una media del 26 per cento rispetto al 7 per cento di rifugiati. La circolare del Viminale emanata nelle scorse settimane ha già fatto calare al 21 per cento la protezione umanitaria e oggi, ha detto Salvini, i vari tipi di protezione toccano il 33 per cento delle domande mentre il 67 per cento è respinto. Il testo prevede 6 fattispecie di concessione della protezione umanitaria: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità, cure mediche e atti di particolare valore civile. La domanda d’asilo sarà fermata in caso di pericolosità sociale o di condanna di primo grado (“Una delle mediazioni suggerite e aggiunte”). Il ministro dell’Interno ha fornito l’esempio da cui ebbe l’input per modificare la norma: l’aggressione di autisti di bus a Como da parte di richiedenti asilo. Con questo decreto, se il Questore riterrà che determinati soggetti siano pericolosi socialmente, il richiedente asilo non sarà più tale e sarà trasferito in un Cpr, fase in cui resta il controllo dell’autorità giudiziaria. Inoltre, dalle 105mila domande di asilo dell’anno scorso si è passati alle attuali 42mila e riguardo agli sbarchi, limitandoci all’attuale governo, dal 1° giugno al 21 settembre l’anno scorso erano arrivati 43mila migranti e quest’anno 7mila.

RISPARMI SULL’ACCOGLIENZA

Conte ha confermato l’interlocuzione con il Quirinale, personale e attraverso i tecnici, per discutere informalmente del decreto. “L’obiettivo – ha detto il presidente del Consiglio – è riorganizzare l’intero sistema di riconoscimento della protezione internazionale per adeguarla agli standard europei. Ci siamo accorti che c’erano disallineamenti significativi rispetto ad altri Paesi europei” e se in passato c’è stata “un’accoglienza indiscriminata”, questa è stata “assecondata dal sistema” arrivando a una concessione eccessiva della protezione umanitaria. Riguardo ai costi, Salvini ha confermato che saranno rivisti i 35 euro al giorno e che, con l’attuale calo degli sbarchi, il risparmio sarà di circa 1,5 miliardi “che andranno in sicurezza”. Anche il sistema Sprar, il servizio del Viminale che gestisce i progetti di accoglienza, sarà rivisto e limitato ai minori non accompagnati e a chi ha protezione internazionale mentre “oggi c’è indeterminatezza” e si registra già un calo di 20mila presenze. Finora erano compresi anche i richiedenti asilo.

IL NODO DEI RIMPATRI

Conte ha messo il dito nella piaga sottolineando che tutto ciò deve avere come conseguenza la possibilità di rimpatriare chi non ha diritto di restare in Italia, anche perché diminuire le possibilità di protezione aumenta il numero di irregolari, e Salvini ha annunciato due viaggi: giovedì 27 in Tunisia e successivamente in Nigeria con il commissario europeo agli Affari interni, Dimitri Avramopoulos. In Tunisia certamente cercherà un accordo, forse concedendo aiuti, perché i tunisini accettino di riprendersi più connazionali rispetto agli attuali 80 settimanali mentre è significativo che in Nigeria ci sarà anche il commissario europeo perché senza l’Ue l’Italia può fare poco.

LE ALTRE NOVITÀ

È previsto l’obbligo per gli autonoleggiatori di comunicare i dati dei clienti che chiedono furgoni per prevenire atti terroristici. Le informazioni saranno inserite nel database delle forze dell’ordine al quale potranno accedere anche le polizie locali che, inoltre, saranno dotate di pistole elettriche (Taser). Previsti l’aumento dei volontari dei Vigili del fuoco, il pagamento degli straordinari alla Polizia e l’apertura di quattro sedi periferiche dell’agenzia per i beni confiscati alla mafia con aumento del personale. Anche se non compresa nel decreto, Salvini ha confermato per il futuro la chiusura di tutti i campi rom.

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