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Erdogan ci prova con la Merkel. Luci e ombre dell’appuntamento

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è arrivato ieri in Germania, per la sua prima visita ufficiale da quando è stato eletto per la prima volta Capo di Stato, nel 2014.

Una missione importante e quanto mai delicata. L’obiettivo del leader islamico, per sua stessa ammissione è che “tutto torni come prima”, anche se, per dirla tutta, i rapporti con Berlino non sono mai stati idilliaci. Si accontenterebbe volentieri di tornare a prima del fallito golpe del 2016, quando anche Berlino ha iniziato a muovere pesanti obiezioni sulla condizione dei diritti umani, cosa che prima di quel momento faceva con discrezione per via dell’accordo sui migranti che vede nel Cancelliere, Angela Merkel la sua principale fautrice.

Poi però sono arrivate le purghe, i cittadini turco-tedeschi arrestati, i migliaia che hanno chiesto asilo politico ed è iniziata la campagna di Erdogan per il referendum sulla riforma in senso presidenziale della Costituzione dell’aprile 2017, con relative accuse di razzismo e islamofobia a Germania e Olanda per aver impedito al presidente in pectore di tenere comizi sui loro territori nazionali.

Adesso che Erdogan ha messo le mani su tutto spera che tutto gli possa essere condonato. Anzi, a ben vedere ne ha bisogno. La lira turca è svalutata da mesi, l’economia nazionale è in ginocchio, i rapporti con gli Usa di Trump sono pessimi e al presidente turco è rimasto solo Putin. E la Ue. Ma questa solo quando gli serve. La Germania, questa volta, sembrerebbe averlo capito e, anche per una questione di equilibri interni, Erdogan potrebbe tornare a casa a bocca asciutta e con una serie di condizioni da rispettare.

Fonti vicine al governo di Berlino hanno garantito che l’accordo sui migranti, nonostante la situazione disastrosa nella zona di Idlib, non si tocca e che qualsiasi forma di aiuto economico ad Ankara non è all’ordine del giorno. Anche il programma della visita presidenziale è abbastanza eloquente. Oggi Erdogan pranzerà con Angela Merkel, la stessa a cui ha dato dell’islamofoba e razzista pochi mesi fa. La sera sarà accolto con tutti gli onori dal Presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, ma al banchetto non parteciperà né Merkel, né i rappresentanti di alcuni partiti dell’opposizione.

Insomma, la strada sembra in salita, al di là delle dichiarazioni della vigilia e dei sorrisi di facciata. La Germania vuole una restaurazione dello Stato di diritto in Turchia, ma sa anche molto bene che, finché ci sarà Erdogan, quella è una vaga speranza. Come normale, a Berlino stanno molto più a cuore i problemi in casa propria e su questo, Erdogan può influire e non poco. Il presidente, con i suoi messaggi incendiari, ha comunque un ascendente sulla popolazione tedesca di origine turca, circa 3,5 milioni di cui 1,5 con il diritto di voto. Alle ultime elezioni si sono presentati alle urne solo il 47% degli aventi diritto, ma il 67% di questi ha votato Erdogan. In Germania risiedono anche tantissimi curdi e questo è motivo di scontri e tensioni che stanno aumentando. Non va poi dimenticato che Erdogan, con il suo carisma, esercita una grande influenza su molte comunità islamiche in Europa, soprattutto su quella dei siriani accolti dalla Germania, che superano quota un milione. Messaggi più concilianti nei confronti di Berlino e dell’Occidente verrebbero sicuramente interpretati come un atto di buona volontà da parte di Ankara.

Intanto però Erdogan una cosa l’ha ottenuta. Sabato a Colonia inaugurerà una delle moschee più grandi d’Europa. L’ambiente è quello che gli è più congeniale e la folla sarà oceanica, gli argomenti che deciderà di trattare nel suo speech saranno fondamentali. Una due giorni di fuoco anche per le forze dell’ordine teutoniche. Nella sola Berlino saranno oltre 10mila a manifestare contro l’arrivo del presidente turco, il cui avvento ha creato polemiche a non finire nel Paese. Colonia sabato sarà blindata, a dimostrare che quello che arriva non è un leader che unisce, ma che divide.



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