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Fintech, ecco come Cbi e Nexi rispondono alla sfida dell’Europa

Fintech

Il fintech avanza e le banche lo accolgono. D’altronde, in un mondo che viaggia alla velocità dei messaggi via whatsapp, non se ne può fare a meno. Meglio dunque regolarsi di conseguenza, abbracciare la tecnofinanza per non rischiare di rimanere tagliati fuori dal mercato, sempre più dominio dei cosiddetti Over the top, Google Pay in primis, oltre che disattendere le regole europee in materia di innovazione finanziaria.

Un altro passo avanti è arrivato con l’accordo tra Cbi, il think tank per l’innovazione nell’industria finanziaria nato per volere dell’Abi, l’associazione delle banche e Nexi la società attiva nei pagamenti elettronici per il mondo finanziario nata dalla fusione tra CartaSì e Icbpi (Istituto delle banche popolari) e guidata dall’ex manager di Vodafone, Paolo Bertoluzzo, affiancato dall’ex presidente di Telecom, Franco Bernabè.

La nuova soluzione fintech messa a punto da Cbi e Nexi, denominata Gateway Psd2 Cbi è stata presentata alle Scuderie di Palazzo Altieri, alla presenza, oltre che dello stesso Bertoluzzo, del dg di Bankitalia, Salvatore Rossi, del presidente di Cbi, Salvatore Maccarone, del dg dell’Abi, Giovanni Sabatini, del dg Cbi, Liliana Fratini Passi e di Stefano Favale, a capo dell’area transaction banking di Intesa. L’obettivo della nuova piattaforma è quello di migliorare, ma soprattutto velocizzare, l’interazione tra banca e cliente, soprattutto nello scambio dei dati e nella disposizione di pagamenti. L’Europa infatti, attraverso la direttiva Psd2, ha imposto a banche e finanziarie, la modernizzazione di tutti i loro servizi e canali di comunicazioni, traghettandoli nell’era fintech. Di più. Grazie al sistema Nexi-Cbi sarà possibile girare i dati del cliente della banca anche a soggetti terzi, come per esempio una finanziaria. Per triangolare il tutto, entra in gioco proprio Gateway Psd2 Cbi.

Cade dunque definitivamente il concetto di sportello bancario, che comunque resisterà seppure con veste e funzione diversa. Di conseguenza per le banche italiane ed europee ci saranno notevoli risparmi, non proprio una brutta notizia per gli istituti, già duramente colpiti dallo spread che ne ha eroso i patrimoni. Per la precisione, secondo le cifre diffuse nel corso dell’evento, l’industria bancaria italiana risparmierà a regime fino a 185 milioni di euro, cifra pari al 40% dell’investimento complessivo da sostenere per l’adeguamento dei sistemi. In questo modo, attraverso una condivisione più veloce e trasparente dei dati, visto che è tutto online, si mira anche e rinsaldare il rapporto di fiducia tra cliente e banca.

Una lettura dell’iniziativa l’ha data in prima battuta il numero due di Bankitalia, Rossi.  “Finalmente in Europa le cose si iniziano a muovere, grazie all’impulso normativo della direttiva Psd2 sui pagamenti. Una direttiva che innovava e che ci fa capire che i dati sono soprattutto del cliente e non della banca. Il concetto è questo: la banca apre la cosiddetta scatola nera per mettere a disposizione del cliente i dati. Il quale a sua volta può inviarli qualora richiesto al soggetto terzo. Per consentire il dialogo all’interno dello schema banca-cliente-soggetto terzo, ecco che questa soluzione può fornire il giusto appoggio. Di fatto si tratta di un’iniziativa decisamente competitiva”.

A entrare ancora più nel merito è stato tuttavia lo stesso ceo di Nexi, Bertoluzzo. “La realizzazione di questa nuova soluzione strategica di sistema, la prima in Europa, è perfettamente in linea con quella che è la nostra mission di Pay tech delle banche italiane: essere protagonisti della modernizzazione e della digitalizzazione del Paese, fornendo alle banche soluzioni semplici e sicure in grado di favorire la diffusione dei pagamenti digitali”.

Il manager alla guida di Nexi si è poi lasciato andare a considerazioni di carattere più industriale, riguardanti il futuro della stessa società, che solo in Italia gestisce 40 milioni di carte di pagamento. In particolare, rispondendo a una domanda sulla possibile quotazione di Nexi, Bertoluzzo, non esclude tale ipotesi, anzi. “Noi abbiamo degli azionisti che fanno quello di mestiere quindi la quotazione è un percorso assolutamente molto probabile ma non l’unico, e per il momento non ci sono ancora tempi né piani”.

Tornando alla collaborazione tra Nexi e Abi, un’ultima considerazione è stata espressa dal manager di Intesa, Favale. “La creazione di un’infrastruttura strategica di questa portata è una delle risposte più efficaci che arrivano dal sistema bancario italiano alla sfida della Psd2 e più in generale dell’open banking che impone alle banche un livello di aggiornamento sempre più veloce e al passo con i tempi, rispetto alle novità che vengono proposte sul mercato. Siamo convinti che grazie a questa soluzione ci posizioneremo nel miglior modo per raggiungere nuovi importanti obiettivi: grazie a questa innovazione andiamo ad implementare nuove funzioni che ci permettono di migliorare sensibilmente la qualità dei servizi offerti e di servire al meglio i nostri clienti anche a livello paneuropeo”.

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