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Foa presidente della Rai? Non viola nessuna legge. Parola del giurista

Marcello Foa è stato riproposto come presidente della Rai. La cena ad Arcore fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ha sortito i suoi primi effetti. Come da intesa i parlamentari di Forza Italia si sono astenuti. Hanno votato a favore Lega, M5S e Fdi. Contrari Pd, LeU e Pier Ferdinando Casini. L’ok definitivo alla nomina di Foa a presidente dovrà essere ratificato martedì, quando si riunirà la commissione vigilanza per votare. Inizialmente la ratifica era prevista per venerdì ma l’appuntamento è stato spostato, riferiscono fonti sentite da Agi, perché non ci sarebbe stato il numero legale. Si apre ora una questione di legalità sulla riproposizione di Foa presidente, che dovrà fare i conti con i ricorsi presentati dalle opposizioni e dall’Usigrai. Nella maggioranza però c’è una certa tranquillità.

Salvo scossoni inaspettati nel vertice del centrodestra previsto per domani sera, la nomina di Foa dovrebbe passare senza intoppi. A dirlo non sono solo i leader politici proponenti come Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ma anche gli addetti ai lavori. Come Giorgio Beni, avvocato cassazionista con anni di esperienza in ambito di diritto penale dell’impresa e societario, già componente di organismi di vigilanza di diversi enti privati e a controllo pubblico. “Non vedo nessun profilo d’illegalità nella mozione presentata dalla maggioranza per rivotare Foa – spiega a Formiche.net – non c’è nessuna base giuridica per cui la mozione dovrebbe essere annullata”. Eppure prima di dare inizio alla battaglia a Palazzo San Macuto, Pd e opposizioni hanno minacciato una cascata di ricorsi contro la nomina di Foa. Quattro per la precisione: il primo al Tribunale civile, il secondo al Tribunale penale, il terzo al Tar, il quarto al Tribunale delle imprese.

Tanti i cavilli giuridici e le ragioni più politiche secondo cui, a detta delle opposizioni in vigilanza, Foa non è più un nome spendibile. C’è chi dice che, essendo la commissione di vigilanza diretta espressione del Parlamento, riproporre il nome dell’ex direttore del Corriere del Ticino costituisce una violazione della volontà parlamentare. Oppure ancora: riproporre Foa è contrario ai principi di imparzialità e buona amministrazione. “L’imparzialità è quella che va garantita all’ente commissione, che non può essere ‘vincolato’ al parlamento – risponde il giurista – come possono pensare di limitare la libertà di un organismo parlamentare?”. Usigrai ha invece presentato ricorso sostenendo che l’operazione Foa-bis ignori la volontà degli elettori. “Queste sono considerazioni di natura prettamente politica” commenta Beni, che conosce da vicino le dinamiche del Cda Rai. Gli chiediamo se, come sostenuto dalla deputata dem Carla Cantone, i consiglieri che hanno votato la mozione rischiano conseguenze legali personali.

“Lo escludo, non c’è nessuna legge per cui dovrebbero risponderne” taglia corto il giurista. Che ci tiene ad aggiungere una considerazione non strettamente tecnica. “Ritengo opportuna la scelta di ripresentare la mozione per Foa presidente, perché è una scelta di responsabilità che tiene conto dell’immagine della società”.

Quanto all’ipotesi di un Cda guidato da Foa e azzoppato dai continui ricorsi dell’opposizione l’avvocato invita a non esagerare. “Anche in questo caso si parla di giudizi politici, mi sembra improbabile che il lavoro del cda possa essere congelato dai ricorsi. D’altronde fino ad oggi Foa in qualità di consigliere anizano ha di fatto guidato il cda come è già capitato in passato a Alessandro Curzi, che rimase in carica diversi mesi. Fermo restando che i poteri del cda, a prescindere dalla libertà d’azione di cui disporrà Foa, sono stati notevolmente ridotti con la nuova normativa Rai”.

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