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Poteri forti e Francia. Da Salvini e Di Maio un ribaltone o effetto Cernobbio?

cernobbio

Il metodo Tria sta funzionando, per il momento. L’Europa non è più terrorizzata dalla manovra gialloblu. Il cambio di toni è stato concertato, e ha avuto già i suoi risultati. Matteo Salvini continua a garantire di voler rispettare il limite del 3%, “per carità”. Luigi Di Maio si accoda e promette che il governo non sfiderà Bruxelles sui conti. Tria tiene le fila. Flat tax, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni possono stare insieme, bisogna solo scegliere a chi dare priorità. Per prima sarà messa in cantiere la riforma che può “avere un effetto migliore nell’accelerazione della crescita”. Lo spread scende e i mercati nel frattempo lanciano segnali di apprezzamento.  Da prendere con le pinze, certo. Come ha spiegato a Formiche.net il director del network Mangusta Risk Uk Davide Cipparrone, “L’aspetto importante, da capire, è che per il mercato è l’incertezza il vero problema. L’investitore vuole innanzitutto capire che cosa vuole fare un governo, quali misure mettere in atto”. Gli investitori dunque non guardano alle promesse, ma ai fatti.

L’INTERVENTO DEL PREMIER CONTE A CERNOBBIO

Equità fiscale e produttività, debito pubblico e sostenibilità. “Non c’è nulla di eversivo” a voler tener conto di tutte queste esigenze insieme, ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in apertura del suo intervento a Cernobbio. Purché si prenda atto che gli effetti della manovra saranno spalmati su tutti e cinque gli anni. Sì, la coalizione è solida e non c’è nessuna crisi all’orizzonte. Così il premier ha smentito le voci che vogliono un Consiglio dei Ministri ostaggio di un continuo braccio di ferro fra i due vicepremier sulle misure da inserire nella legge di bilancio. “Non siamo una banda di scriteriati” – ha chiarito alla platea – e lo dimostreremo con la manovra”. La “rivoluzione gentile” non può partire solo dalla politica, anche il mondo imprenditoriale deve dare una mano. Il presidente ha tirato per le orecchie gli industriali e gli imprenditori in sala: “negli ultimi anni il nostro capitalismo, soprattutto delle grandi aziende, possiamo dirlo serenamente, ha continuato a muoversi nella logica delle relazioni per cui le azioni si pesano e non si contano, le porte si aprono solo agli amici e agli amici degli amici”. Il resto dell’intervento è stato tutto in frenata. “Non siamo né per le nazionalizzazioni né per le privatizzazioni, ma per l’efficienza delle risorse pubbliche”. Revocare la concessione ad Atlantia? “Ci saranno tutte le garanzie di legge, state tranquilli, non siamo fuori dallo stato di diritto”. Euro ed Ue? “Vi posso assicurare che non abbiamo mai valutato l’uscita”. Difficile che lunedì i mercati non tengano conto di quanto si è sentito a Cernobbio.

PROVE TECNICHE DI DISGELO CON L’EUROPA..

Mentre  si aspetta il responso, si deve intanto registrare un netto cambio di toni con Bruxelles e dintorni. Lo ha confermato il Forum Ambrosetti a Villa D’Este, che ha messo insieme il governo gialloblu (molto più blu che giallo) e i suoi avversari giurati in Europa. Il clima è di generale fiducia verso l’esecutivo, che incassa ancora una volta l’incoraggiamento di Confindustria: “buone le dichiarazioni di responsabilità di questi giorni” ha chiosato il presidente Vincenzo Boccia. Il cambio di prospettiva è lampante anche e soprattutto all’estero. Il commissario Ue Gunther Oettinger si è mostrato più cauto a Cernobbio. “L’Italia non è un pericolo per l’Europa”. Così anche il collega alla Commissione Ue Frans Timmermans. La manovra italiana non preoccupa Bruxelles – ha spiegato stamattina – “quando parliamo di bilanci troviamo sempre soluzioni”.

..E LA FRANCIA

Aperturista anche la posizione del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, in questi mesi critico feroce delle richieste avanzate all’Ue dal governo italiano. Giunto al Forum Ambrosetti ha confermato di aver sentito i colleghi italiani Tria e Di Maio, che hanno dato prova di essere “perfettamente consapevoli dell’importanza delle decisioni di bilancio da prendere nei prossimi mesi” e lo hanno rassicurato “sull’intenzione dell’Italia sul piano del deficit e dei conti pubblici”. Il disgelo non riguarda solo la politica. Anche il mondo industriale francese sta dando una mano. Da una parte Le Maire ha annunciato che l’Eliseo farà di tutto per facilitare le nozze fra Fincantieri e Stx, “la priorità è la fusione”. Più a Sud, dalla Puglia, il governo gialloblu riceve rassicurazioni dal mondo delle telecomunicazioni. A Bisceglie il ceo di Vivendi Arnauld de Puyfontaine ha incontrato il premier Giuseppe Conte. L’aperitivo è stata una buona occasione per mettere i puntini sulle i su una questione che preoccupa non poco il governo: la vendita da parte di Tim della controllata Sparkle, l’azienda che ha in pancia quasi 500.000 chilometri di cavi in fibra ottica. Vivendi è con il governo, “Sparkle non si deve vendere, è strategica” ha sentenziato de Puyfontaine, smentendo le dichiarazioni dell’ad di Tim Fulvio Conti che al Forum Ambrosetti di Cernobbio aveva annunciato l’inizio della cessione. Rassicurazioni ripetute sotto il palco di DigithOn, la maratona digitale organizzata dal Pd Francesco Boccia dove il ceo di Vivendi ha incontrato il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, irritato per l’inaspettata dichiarazione di Conti. Al n.1 del Mise de Puyfontaine ha espresso il sostegno di Vivendi al governo, con cui i francesi sembrano voler trovare un asse d’intesa dopo le interminabili frizioni con l’ex ministro Carlo Calenda. Prove tecniche per fare uscire dall’angolo Vivendi e organizzare un ribaltone in Tim? Presto per dirlo, ma i sintomi ci sono tutti.

LE DEBOLEZZE DEL SISTEMA BANCARIO SECONDO BRUNETTA

Non sono mancate voci critiche in riva al lago di Como. Renato Brunetta, ex ministro dell’Economia, esprime i suoi dubbi sulla solidità dell’economia italiana e in particolare del sistema bancario. Il giudizio di Fitch, che ha confermato il rating ma ha cambiato l’outlook in negativo, dovrebbe preoccupare, spiega ai microfoni di Formiche.net: “le nostre banche sono appetibili a livello internazionale ma deboli dal punto di vista della capitalizazzione e degli npl”. “Se passassero le nuove regole sulla quantità e la qualità dei titoli di Stato posseduti dalle banche, queste collasserebbero e verrebbero comprate a due lire” – continua il deputato di Fi – “speriamo che la nuova governance bancaria europea non vada nella direzione in cui sperano la Germania e i Paesi nordici”. La debolezza del sistema bancario italiano, dice Brunetta, sta anche nella sua frammentazione. Per questo è auspicabile una nuova stagione di accorpamenti: “È necessario, non possiamo avere un sistema così parcellizzato. Alcuni accorpamenti in passato sono stati fatti male, ricordiamo che esiste ancora il problema di Monte dei Paschi di Siena, che alle attuali condizioni non può rimanere in piedi da sola”.

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