Skip to main content

Lo spread, l’Europa e il governo rimandato al prossimo appello. Parla Claudio Gentili

flat tax, tria

C’era una volta il 18 “politico”, quel minimo sindacale garantito agli studenti universitari poco preparati. Un voto che però l’attuale governo gialloverde non merita, non ancora almeno. E il perché lo spiega direttamente a Formiche.net Claudio Gentili, amministratore delegato di Nextam partners, network di fondi con base a Londra. Non basta il raffreddamento dello spread, la ritrovata coesione dell’esecutivo legastellato nel nome dei vincoli di bilancio europei e non basta nemmeno l’accordo raggiunto in extremis sull’Ilva. Bisogna fare molto di più. Anche perché si può.

Gentili nemmeno un 18 a questo governo?

No, al momento non ci sono le condizioni. Voto insufficiente, ripresentarsi al prossimo appello. Troppo poco è stato fatto e troppe sono state le contraddizioni in seno all’esecutivo. A cominciare dai vaccini, dove c’è stata una gran confusione. Devono cambiare programma, subito, poi sì avranno la sufficienza e anche qualcosa di più.

Però scusi, lo spread è sceso negli ultimi giorni…

Sì che è sceso. Ed è anche una gran bella notizia, godiamoci tutti questo momento. Ma c’è una lettura diversa da dare a questo valore. Lo spread altro non è che un termometro che misura la credibilità di un Paese. Il differenziale, che è ancora alto ricordiamocelo, si è posizionato a metà e dunque ha dato credito a quanto detto dal governo negli ultimi giorni. Ma stia sicuro che è pronto a risalire, anche fino a 400 punti base, non appena qualcuno cambierà idea.

Può spiegarsi meglio?

Certo. Il governo ha detto che non sforerà il deficit e che la manovra sarà rispettosa dei parametri europei, giusto? Allora è come se il mercato avesse detto questo: ‘bene, noi (gli investitori, ndr) vi crediamo, vi prendiamo in parola, ma state attenti perché se vi rimangiate tutto allora il termometro risale subito e sono guai’. D’altronde lo spread non guarda in faccia nessuno, gialli, verdi, rossi o blu. Ci sono delle regole, in questo caso europee se si rispettano si va d’accordo, altrimenti ci si comporta di conseguenza. E lo stesso vale per il contratto.

Però è un fatto oggettivo che l’esecutivo abbia un po’ rivisto le sue posizioni nelle ultime ore…

Sicuramente ed è anche per questo che lo spread è calato. Ma bisogna vedere quanto dura questa presa di coscienza, che appare un po’ come una folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco. Salvini adesso appare più come come un gattino mite e anche Di Maio. Ma quanto dura? Io non so chi o cosa abbia fatto cambiare idea ai due vicepremier. Ma chiunque sia stato ha fatto un ottimo lavoro, se non altro utile visto il momento.

Ora c’è da scrivere la manovra, insomma passare dalle parole ai fatti. Che idea si è fatto?

Dovendo scegliere dal mazzo reddito di cittadinanza, flat tax, pensioni e pace fiscale, scelgo la flat tax. Si tratta della misura più morbida da fare ed è forse l’unica a portare un po’ di crescita attraverso il meccanismo del moltiplicatore. Però è la classica scelta con la pistola alla tempia, da qualche parte bisogna iniziare, perché queste sono le misure del contratto, no? E allora meglio partire da questo, dalla flat tax.

E le altre?

Il reddito di cittadinanza mi pare poco sensato. In Italia abbiamo 3 milioni di persone che non cercano lavoro e naturalmente nemmeno ce l’hanno. E noi gli diamo dei soldi? Cioè li paghiamo per non lavorare. Francamente non ha neanche senso parlarne.

Allora le pensioni…

Per carità! Andare a rivedere la legge Fornero sarebbe catastrofico. Stiamo tutti invecchiando, la vita si allunga, che cosa vogliamo fare andare in pensione a 60 anni? E poi che cosa si fa, si va tutti ai giardinetti? Per fare cosa? E poi guardi ci sono almeno due questioni pratiche che vanno contro questa ipotesi…

Dica…

La prima è che l’Inps non gode certo di ottima salute, visto il suo patrimonio di vigilanza. Anticipare il pensionamento comporterebbe seri aggravi per le casse dell’Istituto. Inoltre non è vero che andare prima in pensione crea nuovi posti di lavoro. Per il semplice fatto che allungandosi la speranza di vita, la gente è più efficiente, per più tempo. Una volta in pensione non si smette di lavorare, si fa altro, ma si lavora e alla fine il mercato rimane a suo modo saturo, non si decongestiona.

Qualcuno che però apprezza i ripensamenti del governo c’è: Confindustria…

Quella del governo è stata una retromarcia vistosissima, molto netta. Le rassicurazioni arrivate sul fronte dei conti pubblici hanno convinto l’associazione a cambiare atteggiamento. Un segnale importante non c’è che dire. Ma molto, molto normale a pensarci bene.

Anche l’accordo odierno sull’Ilva non è una stelletta sul petto di Di Maio?

Lo è. Ogni accordo per salvare imprese e posti di lavoro è una buona notizia. Mi permetta però di leggere con calma i termini dell’intesa, poi le saprò dire meglio.

Lei nazionalizzerebbe Autostrade?

No e nemmeno revocherei la concessione. I privati spesso e volentieri fanno meglio in Italia anche se ci sono certi servizi che messi sotto un buon controllo pubblico fanno meglio. Detto questo mi faccia dire una cosa. C’è tanta ipocrisia sul ponte crollato a Genova. Il re è nudo come si dice, quel ponte non si poteva chiudere, voglio vedere quale governatore si sarebbe preso la briga cinque anni fa di chiuderlo. Nessuno. Qualcuno forse fu avvisato ma la città non avrebbe mai voluto la chiusura del ponte, così vitale per Genova. La domanda adesso è, chi si prende la responsabilità di tutto questo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


×

Iscriviti alla newsletter