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Estrema destra e fake news. Ecco il nuovo Far West anti-migranti in Germania

germania

Un trentacinquenne tedesco di origini cubane, ucciso a coltellate la scorsa domenica mattina nella cittadina di Chemnitz, città di 250.000 abitanti in Sassonia, è diventato a sua insaputa il nuovo simbolo della protesta anti-migranti in Germania. A poche ore dalla colluttazione fatale, in cui altre due persone sono rimaste ferite, in città hanno iniziato a circolare dettagli sulle coltellate inflitte, i testimoni, il giudice assegnato al caso e l’identità dei presunti aggressori arrestati dalla polizia: un venititreeenne iracheno e un ventenne siriano. Il leak giudiziario, piuttosto insolito in Germania, ha fatto scandalo nel governo, tanto che il ministro della Giustizia Horst Seehofer ha chiesto all’autorità giudiziaria di usare  “tutti i mezzi a disposizione” per prendere provvedimenti.

La notizia dell’arresto è stata riferita ai gruppi di estrema destra da una guardia carceraria e ha presto innescato un’imponente manifestazione contro gli immigrati a Chemnitz. Lunedì mattina circa 6.000 persone si sono riversate per le strade al grido “la Sassonia ai Sassoni, via gli stranieri”. Un numero apparentemente modesto, ma che ha comunque destato sorpresa nell’opinione pubblica tedesca.

In piazza infatti non si sono solo presentati i gruppi di neo-nazisti da sempre presenti nella città sassone (decine dei presenti si sono esibiti in un vistoso saluto hitleriano, su cui è stata aperta un’indagine), che da soli possono contare solo su qualche centinaio di adepti. Accanto ai neonazi hanno marciato indignati centinaia di attivisti di estrema destra assieme a cittadini comuni. Un fronte unico inedito in Germania e che ricorda non poco la brutta pagina di storia americana consumatasi a Charlottesville nell’estate del 2017 durante lo “Unite the Right rally”. La violenta protesta in Sassonia ha ricevuto una dura condanna da parte della cancelliera Angela Merkel: “Abbiamo i video delle violenze e dell’odio riversato per le strade, tutto ciò non ha nulla a che vedere con la nostra Costituzione”.

FAKE NEWS E IMMIGRAZIONE: CHEMNITZ E IL CASO DI LISA

È passata già una settimana dall’uccisione di Daniel H. eppure a Chemnitz si respira ancora un clima da Far West. Il governo centrale ha inviato rinforzi di polizia in vista di nuove manifestazioni in Sassonia, una delle quali organizzata dal partito di estrema destra Alternative für Deutschland. In città – riporta Buzzfeed – si registrano ronde anti-immigrati improvvisate da piccoli gruppi. Molti dei 20.000 migranti residenti hanno deciso di rimanere in casa la sera per paura di una ritorsione. A gettare benzina sul fuoco fin dalle prime ore dall’aggressione la protesta che ha divampato sui social, dove sono stati diffusi falsi account degli aggressori e fake news anti migranti, come l’immagine di un gruppo di donne picchiate da extracomunitari. Il ruolo di amplificatore che il web ha avuto a Chemnitz ricorda il caso di Lisa, la tredicenne tedesca di orgini russe scomparsa per 30 ore nel gennaio del 2016. In poche ore i social networks si erano riempiti di fake news, rilanciate da giornali russi come Sputnik, di uno stupro ai danni della ragazza da parte di alcuni immigrati clandestini. In piazza si erano riversati diversi gruppi di estrema destra, finché la ragazzina non è tornata a casa, confessando ai genitori di aver dormito da un suo amico. Ma era il 2016, e in due anni sono cambiate molte cose.

L’ESTREMA DESTRA TEDESCA (CHE NON APPREZZA BANNON)

L’assassinio di Chemnitz è solo l’ultima goccia di un vaso già traboccante da mesi. L’opinone pubblica tedesca – lo dimostrano gli ultimi sondaggi – è sempre più sensibile alla retorica anti-migranti. La decisione di Angela Merkel di accogliere 1,2 milioni di rifugiati (per la maggior parte siriani) fra il 2015 e il 2016 – inizialmente accolta come occasione di riscatto storico della Germania liberale e popolare rispetto al suo passato – si è rivelata un boomerang per il governo. Così l’immigrazione clandestina è diventato l’unico vero argomento dell’estremismo politico tedesco. È interessante il caso di Afd, il partito che alle elezioni del 2017 ha ottenuto il 12,6% rompendo un antico taboo che da anni lo relegava a cifre ben più basse. Per fare un esempio, i leader del partito – la giovane Alice Weidel e il co-fondatore Alexander Gauland – non sembrano interessati più di tanto alla proposta dell’ex stratega di Donald Trump Steve Bannon di creare un fronte unico alle elezioni europee. I temi più cari a Bannon, la lotta al globalismo, alle élites di Davos, al libero mercato, non stuzzicano l’immaginario dell’estrema destra tedesca, tanto che lo stesso Gauland ha pubblicamente frenato: “non vedo grandi chances di una cooperazione, non siamo in America”.

LA STRETTA DI SEEHOFER

Che sia o meno supportata dai dati, la percezione di un pericolo invasione ha fatto breccia anche in quelle fasce della popolazione che nulla vogliono avere a che fare né con i partiti di estrema destra né tantomeno con i gruppi neonazisti. Ne è consapevole Horst Seehofer, presidente della Csu, il partito di ispirazione cristiana che da anni ormai governa con la Cdu di Angela Merkel. Il ministro dell’Interno, anche in vista delle elezioni in Baviera di ottobre, dove secondo i sondaggi la Csu potrebbe non ottenere la maggioranza assoluta, ha aumentato il pressing sulla cancelliera per limitare l’immigrazione. Lo scorso luglio la coalizione ha evitato la rottura (Seehofer ha minacciato le dimissioni) solamente con l’accettazione da parte di Merkel di una nuova legge sull’immigrazione che stringerà e non poco la cinghia sui requisiti per inserire gli immigrati nel mondo del lavoro. La riforma, ancora in discussione, collegherà il permesso di soggiorno a una serie di qualifiche professionali e alla “capacità di provvedere al proprio sostentamento”, per evitare che l’immigrazione in Germania sia “motivata dall’assistenza sociale”.


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