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Perché la Grande Coalizione tedesca è appesa a un filo

coalizione

Sarà crisi di governo? Nessuno lo dice ma sono in molti a pensarlo. Potrebbe aver imboccato la strada della sua fine biologica la Grande Coalizione in Germania che vive una fase complessa e dagli esiti non scontati. Il caso Maaßen rappresenta davvero di più di un semplice avvicendamento tramite un compromesso di convivenza?

MEA CULPA

“Il caso Maassen incide pesantemente sulla grande coalizione”. Questo il commento di Angela Merkel dopo il recente accordo dei leader della coalizione: così si assume tutta la responsabilità politica scusandosi per la decisione della GroKo di nominare l’ex capo degli 007 a sottosegretario di Stato.

“Siamo stati troppo impegnati con noi stessi, il governo federale deve cambiare il suo modo di lavorare e concentrarsi pienamente” sui problemi quotidiani come la questione delle auto diesel di cui discuterà oggi. Il governo deve concentrarsi in “tempi estremamente impegnativi” più sui problemi e sulle preoccupazioni della gente come la salute, l’assistenza, la digitalizzazione, la Brexit. “C’è bisogno di concentrarsi completamente sul lavoro”.

CASO MAASSEN

All’inizio della crisi dei rifugiati Maaßen aveva indicato la politica merkeliana di accoglienza come patologica, segnando un solco anche personale, e attirandosi il plauso di molti alti funzionari legati al mondo della sicurezza, timorosi che un elevato numero di richiedenti asilo potesse creare un disagio e un atto ostile legato agli adepti dello Stato Islamico.

Oggi anche la Cancelliera sembra dargli ragione perché attiva gli accordi di redistribuzione: 2000 andranno in Grecia.

Non più numero uno dei servizi, non più sottosegretario con delega alla sicurezza ma, dopo un accordo raggiunto in regime di “emergenza” (così come fatto filtrare dal Bundestag), ecco che Maaßen diventa consigliere speciale del ministero degli interni di Seehofer con una speciale area di responsabilità. La Merkel aveva in precedenza definito la decisione “appropriata, negoziabile” e lo aveva anche ricevuto ufficialmente.

COMPROMESSO TARDIVO?

Il compromesso ha un prezzo elevato e sta già creando nuovi problemi alla Grande Coalizione, che già di suo deve far fronte ad una serie di deficienze strutturali legate alle policies messe in campo dalla Cancelliera.

Il primo scoglio è legato alla parabola dei socialisti della Spd, alle prese con le difficoltà della leader Andrea Nahles di far digerire le nuove evoluzioni dell’alleanza al suo massimo avversario interno: quel Kevin Kühnert che, riunendo la propria corrente in chiave anti Grande Coalizione chiede una svolta, per non proseguire nel crollo nei sondaggi.

È chiaro che Nahles e la Spd sono uscite ammaccate dalla crisi-Maaßen, ma i suoi alleati non navigano certamente in acque migliori. Il duo Merkel-Seehofer presenta delle oggettive criticità che si sono riverberate in questo contesto ma che, in prospettiva, potrebbero mettere a rischio la tenuta complessiva dell’alleanza.

In queste ore in Germania si ragiona su una certa mancanza di abilità strategica. I tre i leader che hanno raggiunto il nuovo compromesso non hanno pesato il potere dei rispettivi partiti così come emerso dalle urne. Come se la cancelliera e la leader del Cdu non avesse più la leadership di ieri.

ATTACCO

E se da un lato la Spd aveva scelto la strada del silenzio diplomatico quando Merkel e Seehofer si erano scontrati sui controlli di frontiera lo scorso luglio (con la minaccia di dimissioni poi rientrata), ora che si avvicinano le urne in Baviera la musica sembra cambiare. Kühnert ha detto pubblicamente che l’umore all’interno del suo partito è “lontano dall’esecutivo del partito e dal gruppo parlamentare”, e parla di “orrore per ciò che è stato concordato al vertice della coalizione”, ovvero un “accordo sporco” che si sposa con il concetto di “credibilità della politica”.

Un attacco diretto alla GroKo e alla Cancelliera accusata di non aver mostrato alcuna posizione. “È di nuovo completamente scomparsa e sembra solo subordinata al mantenimento della GroKo. E la mia leadership di partito ha sottovalutato il dispiacere per questa decisione”.

SCENARI

Pollice in su solo dal primo ministro della Renania Malu Dreyer che ha accolto il compromesso come una “importante correzione” per riconquistare la fiducia delle persone. “Era importante per noi, la coalizione ora deve finalmente tornare al lavoro”.

Ma nel paese i sondaggi non premiano la Groko: uno schema che vede Alternative fur Deutschland in crescita costante. L’ultima rilevazione gli attribuisce il 18% al secondo posto dopo l’alleanza Merkeliana che però fa segnare il suo minimo storico del 28%.

Inoltre metà degli intervistati si dichiara favorevole ad elezioni anticipate, anche per via delle policies legate al dossier migranti.

twitter@FDepalo

 


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