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Il centrodestra unito antidoto ai no dei 5 Stelle. Parla Brugnaro

Non è facile guidare una delle città più belle – e più complesse – del mondo, ma Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia dal 2015, da tre anni porta avanti questo compito con la dedizione di chi sa cosa c’è in ballo: la reputazione dell’Italia, il benessere dei cittadini e la volontà di migliorare sempre. “Il mestiere del sindaco è decidere, tutti i giorni, a tutte le ore, senza mai fermarsi – spiega Brugnaro in una conversazioen con Formiche.net -. Questo è ciò che fanno fatica a capire i politici di professione, quelli che non vengono da esperienze imprenditoriali”. Partire da Venezia, per arrivare alla politica nazionale: “Credo che oggi la Lega abbia raccolto così tanti voti perché ha interpretato delle sensibilità, innanzitutto quella sulle frontiere, che io condivido in pieno e da sempre”, spiega Brugnaro, che invece non gradisce l’alleanza col Movimento 5 Stelle. “I voti dei Cinquestelle vengono da cittadini che capisco e rispetto. Sono persone arrabbiate per tutte le promesse fatte dalla politica e non mantenute. Ma il cambiamento cammina sulle gambe di persone che lo sanno fare. Con tutto il rispetto dovuto – chiosa in sindaco -, non può diventare ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico una persona che non ha mai avuto un’occupazione in vita sua, se non due lavoretti di poco conto”.

Che effetto le fa stare in politica?

Cosa deve fare la buona politica? Presentare proposte. Il tema più caldo in questo momento. Non è solo una questione “partitica”, dove vedo che ognuno ha le sue difficoltà e contraddizioni. Però siamo ad un bivio e bisogna decidere dove andare. Credo che la direzione giusta sia quella di puntare ad una modernizzazione del Paese, ad un rilancio anche culturale di certe tematiche che fino a qualche anno fa sembravano normali. Faccio qualche esempio: costruire la terza corsia in autostrada, così da obbligare i camion a stare sulla destra e fluidificare il traffico, rendere i treni a lunga percorrenza più confortevoli e magari più veloci, applicare le scoperte scientifiche e mediche, e, in questo caso, non mi riferisco solo ai vaccini. Ecco, queste idee hanno, tutto sommato, reso l’Italia un Paese grande e forte. Bene, tutto questo adesso viene messo in discussione da idee strampalate. Non riesco proprio a comprendere come si possa dire che gli asini volino. Sì, è vero, sono in grado di muovere velocemente le orecchie, ma questo non permette loro di alzarsi da terra. Cosa voglio dire? Non credo alla decrescita felice, al naturalismo a tutti i costi, al populismo un tanto al chilo.

Ogni riferimento al M5S è naturalmente casuale…

No. È assolutamente voluto.

Torniamo un momento a questa esperienza da sindaco.

Per prima cosa, questi primi tre anni mi hanno insegnato tantissimo. Io sono qui gratuitamente e ho deciso di farlo gratuitamente rinunciando a percepire lo stipendio. Alla veneranda età di 57 anni forse dovrei addirittura pagare per l’esperienza che sto facendo. Il mestiere del sindaco è decidere, tutti i giorni, a tutte le ore, senza mai fermarsi. Questo è ciò che fanno fatica a capire i politici di professione, quelli che non vengono da esperienze imprenditoriali.

Da sindaco di Venezia un pensiero a quanto accaduto a Genova, siamo a un mese dalla tragedia.

Io non conosco Genova, ma da quanto ho capito un comitato qualche anno fa decise di bloccare la realizzazione di un nuovo bypass, un passante, esattamente come tanto tempo fa cercarono di fare a Mestre. In Italia ci sono sempre movimenti di protesta: tra questi ci sono quelli che dicono che costruire va bene, ma sempre da un’altra parte, e chi, al contrario, sostiene che non vada mai bene realizzare nuove infrastrutture e che, quindi, dovremmo andare tutti in giro con il cammello. E sono proprio questi ultimi ad essere i primi a protestare e a mettersi in coda per prendere il treno ad alta velocità. Ma come è possibile? Prima fate le battaglie contro gli aeroporti, contro le stazioni, contro i treni, contro i passanti, contro le gallerie, contro i ponti e poi ti lamenti che vengono giù? Io che ora sono dall’altra parte della barricata, mi sono accorto delle responsabilità che hai quando amministri: chi oggi ha il coraggio di mettersi a firmare per le manutenzioni o per la costruzione di un’altra opera? Chi se ne assume le responsabilità? Questo è l’atteggiamento del M5S. Non fanno nulla per non sbagliare. A questo atteggiamento non mi voglio rassegnare: è troppo comodo agire in questo modo. Chi amministra deve agire e sporcarsi le mani.

Torniamo a Venezia. Alle sue prospettive ed opportunità…

Tutto quello che stiamo facendo a Venezia è possibile solo perché stiamo riuscendo a mettere in ordine i conti. Il bilancio è, di fatto, come una cartina nautica per un capitano di mare. C’è bisogno di un punto-nave. Noi, appena insediati, lo abbiamo fatto e ci siamo accorti che avevamo un buco di 800 milioni di euro. La prima cosa da fare è mettere immediatamente le basi affinché il bilancio tornasse in bonis. Stiamo riuscendo a rimetterlo in sesto attraverso la nostra azione amministrativa, anche abbastanza forte, lavorando su tutti i centri di costo della città. Così il buco si è ridotto da 800 a 740 milioni.

Allora abbiamo una notizia: un Comune può davvero avere i conti in ordine?

Certo, questo si può fare se il politico ha il coraggio di fare l’interesse vero del pubblico e non il suo. L’interesse del politico di professione è ottenere i voti. Molti di quelli che fanno politica per professione guardano alle prossime elezioni con l’obiettivo di farsi rieleggere. A Venezia questo non sta accadendo. Quando avrò terminato la mia esperienza amministrativa in questa Città tornerò a casa mia ed è per questo che ho un atteggiamento diverso verso i miei concittadini. Questo mi sta permettendo di dimostrare che amministrando con correttezza, e, necessariamente, anche con grande capacità di tutta la macchina comunale, ce la si può fare. Abbiamo tagliato il numero dei direttori, da 27 siamo passati a 13, dei dirigenti, da 71 a 55 e dei dipendenti passando da 3.200 a 2.850 e tra questi ci sono 200 vigili urbani appena assunti. Insomma abbiamo riposizionato l’amministrazione in base a quello che gli elettori avevano letto nel nostro programma. C’era scritto “lavoro” e “sicurezza” e questo stiamo mantenendo.

Qual è la sfida di Venezia dei prossimi cinque anni?

Quella di rilanciare Porto Marghera attirando gli investimenti privati. Quello che manca ancora all’Italia è la fiducia. Se si cambiano continuamente le regole del gioco, gli investitori, istituzionali e privati, europei ed internazionali, ci mettono in coda nei programmi di investimento e scelgono di andare altrove. Dobbiamo tornare a essere una piattaforma sicura per chi investe. Non può essere che ogni governo cambi le carte in tavola o le regole del gioco mentre la partita è in corso.

Parliamo di un argomento molto attuale in questi giorni, e che in uno dei suoi capitoli riguarda anche Venezia. C’è un grande dibattito sulle grandi opere. Citiamone due lontane e una molto vicina. Tav, Tap e Mose…

Partiamo dal Mose. Il Mose è stato progettato a Venezia, più di 20 anni fa, quando hanno “scoperto” che le acque dei mari si sarebbero alzate. A quel tempo si sorrideva un po’ a questa affermazione, ma poi ci siamo accorti che avevano ragione. A quel tempo, anche per assecondare le richieste degli ambientalisti, si è pensato di fare delle barriere a patto che fossero invisibili. La soluzione quindi fu quella di realizzare qualcosa sottacqua e dopo aver affrontato il tema dal punto di vista ingegneristico si è deciso di fare la struttura che conosciamo. In questi anni, purtroppo, è stata fatta una gran confusione, ma, ormai, manca poco per finire l’opera. Nonostante i rallentamenti, i finanziamenti a singhiozzo, gli spostamenti vari che non ho mai capito, difendo il Mose. I problemi che stanno nascendo sono legati all’usura dei materiali, già normale su un opera su terraferma, figuriamoci sottacqua.

Ma quando finirà il Mose?

Se si tolgono i finanziamenti, se si continua a mettere e a levare, si crea incertezza e le aziende falliscono. Tutto poi si complica ulteriormente se si pensa anche rivedere il progetto perché gli elementi si deteriorano. Io non faccio l’ingegnere, ma si tratta di un’opera che ha una valenza globale e, quindi, a questo punto, si deve completare. Lo dobbiamo non solo per la salvaguardia di Venezia ma anche, soprattutto dopo la tragedia di Genova, per dare il giusto lustro alla nostra ingegneria a livello internazionale.

Quindi possiamo dire, onestamente, che a Venezia il Mose serve?

Certo. Il Mose comprende tutta l’opera. Ci sono tutti gli interventi di arginamento del Lido, quelli su Porto Marghera, e la sistemazione della laguna. Il tema Mose si chiama salvaguardia di Venezia e della sua laguna. Riguarda tutto il sistema. Un’operazione che è quasi conclusa e alla quale manca solo un ultimo sforzo su Porto Marghera e sui canali della laguna. Resta però aperto un altro fronte, ovvero quello sulle competenze che, da oltre tre anni, dovevano essere date al sindaco metropolitano. Se io fossi il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sarei già venuto a Venezia ad informarmi sulla situazione. Capisco che siano passati appena 100 giorni dall’insediamento e che abbia avuto tantissimo da fare, ma quando ci si prende una responsabilità bisogna accollarsene gioie e dolori, bisogna vedere tutto.

Ora parliamo di Tap e Tav.

Tap e Tav sono in condizioni simili. Ma ti sembra normale sospendere un’alta velocità in questo modo? Una cosa è andare a verificare i prezzi e le condizioni per fare efficientamento, cosa che, tra l’altro, mi vede molto favorevole, un’altra è decidere di bloccare un’infrastruttura così fondamentale. Se agiamo così dimostriamo di non essere seri. Se chi governava prima ha investito per realizzare l’alta velocità per andare a Parigi, non può essere che, dopo vent’anni, arriva un altro, votato da quelli che dicono no a tutto, e trova un escamotage per non farlo più. È un atteggiamento oggettivamente scorretto.

Che cosa immagina di lasciare come eredità più importante di questo mandato?

Sicuramente la ristrutturazione della macchina pubblica perché secondo me, chiunque governi la città, deve poter avere un volante in mano e sentire che ruote girano insieme al volante. Quando mi sono insediato ho trovato questo e ho la sensazione che ciò sia un problema per tutta l’Italia. Credo che a Venezia uno dei più grandi scogli che ho dovuto affrontare sia stato una parte del sindacato del pubblico impiego con richieste che i cittadini nemmeno riuscirebbero a credere. A quei sindacati spetta la difesa dei diritti del lavoratori, questo è sacrosanto, ma non possono pensare di gestire il Comune. Quel ruolo spetta a me. Lì ci ho messo io la faccia con i cittadini.

Passiamo allo scenario nazionale. Perché in questi anni nella politica italiana sono cambiate un sacco di cose, soprattutto nell’aerea di centrodestra.

Vorrei raccontare com’e andata qui a Venezia. Io venivo dall’esperienza di Confindustria, e mai avevo svolto alcuna attività politica. Accadde che arrestarono il sindaco e al posto suo venne nominato un commissario, peraltro quello che oggi è diventato il prefetto. Proprio in quei giorni mi trovai ad assistere ad una seduta pubblica dove parlano di questo buco da 800 milioni. Non potevo più girarmi dall’altra parte pensando che altri risolvessero il problema e, dopo essermi confrontato con mia moglie Stefania, ho deciso di parlare con tutti i partiti in merito alla mia idea di candidarmi sindaco: lo feci con l’UDC, l’area popolare, con Forza Italia, con la Lega e anche con il Pd. La mia idea era di costruire una grande alleanza civica. Gli unici che diedero subito fiducia sono stati UDC e Forza Italia. La Lega aveva rifiutato per la presenza in coalizione dell’UDC. Solo un parte del Pd cittadino accolse favorevolmente la mia proposta e quindi non si concluse l’accordo. Ancor oggi non ho capito chi avrebbe voluto starci. Così, mi sono candidato con la mia lista civica e sono riuscito a superare il primo turno. Al ballottaggio la Lega ha deciso di sostenermi con un’alleanza tecnica e sono diventato sindaco, con una maggioranza schiacciante. Una maggioranza veramente trasversale. La lista “Brugnaro sindaco” ha sensibilità molto aperte. Certamente ci riferiamo a un’alleanza di centrodestra, questo è fuori discussione, perché quelli sono i voti che abbiamo ricevuto, ma con punti di vista eterogenei che sono il nostro vero e proprio punto di forza. A mio avviso questo è uno schema applicabile anche a livello nazionale. Credo che oggi la Lega abbia raccolto così tanti voti perché ha interpretato delle sensibilità, innanzitutto quella sulle frontiere, che io condivido in pieno e da sempre. Sono a favore del blocco navale a 13 miglia dalla Libia. Un’idea che avevo proposto anche all’ex ministro Pinotti e che prevede di fare, direttamente sulle navi, la selezione tra profughi e migranti economici. I dati ci dicono che, generalmente, il 5% sono profughi e il resto migranti: Questi ultimi gli assiti, gli dai da mangiare e quando il mare è calmo, attraverso delle scialuppe apposite, li riporti da dove sono arrivati. Con Salvini, su questo punto, la sintonia è assoluta. Degli accordi sull’economica con il M5S, invece, non condivido nulla. Credo che potrà essere un grande problema per l’Italia e per gli italiani. Dobbiamo avere ben chiaro, però, che quel 30% delle persone che hanno votato Grillo, non ha votato l’alleanza con la Lega e viceversa. Ma l’Italia è una Repubblica parlamentare e abbiamo bocciato il famoso referendum di Renzi. Ma quel tema, prima o poi, dovremo riprenderlo in mano perché riformava lo Stato nel senso giusto.

Mi sembra di capire che l’idea del sindaco di Venezia è riavvitare le viti del centrodestra per dargli un futuro senza i Cinquestelle.

Non c’è dubbio. I voti dei Cinquestelle vengono da cittadini che capisco e rispetto. Sono persone arrabbiate per tutte le promesse fatte dalla politica e non mantenute. Ma il cambiamento cammina sulle gambe di persone che lo sanno fare. Bisogna guardare e capire bene, quando si sceglie qualcuno per ricoprire un determinato incarico, cosa ha fatto nella vita, a prescindere dalle sue idee. Con tutto il rispetto dovuto, non può diventare ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico una persona che non ha mai avuto un’occupazione in vita sua, se non due lavoretti di poco conto.

Salvini rischia di pentirsi della scelta che ha fatto?

Mah, io spero di no. Spero invece che Salvini sfrutti l’occasione per fare esperienza. E da imprenditore dico che le esperienze sono insostituibili. Purtroppo su certe cose, finché non sbatti la testa, non ti rendi conto. Adesso credo che qualcosa sia più chiaro, non soltanto a Salvini, ma anche a tutte le persone che vogliono dare fiducia alla Lega. Dopo di che sono estremamente convinto che più sensibilità possono essere utili a far affrontare i problemi in modo opportuno. Semplicemente bisogna saper ascoltare un po’ di più – anche se mi sembra che Salvini e il governo lo stiano facendo – tutti gli interessi delle imprese e del mondo dei lavoratori.

Serve una squadra nuova, una nuova confezione, un partito, una nuova sigla che metta insieme tutto il centrodestra?

Io penso di no. Penso che le alleanze siano sufficienti. Più sensibilità sono utili, così come dice la legge elettorale e la Costituzione stessa. Non c’è motivo di dividere ulteriormente quella che è un’area di buonsenso che vedo ancora maggioritaria nel Paese, quell’area in cui vedo ancora tutta la sensibilità legata alla gente che in passato ha votato anche Renzi. Non è vero che è stato negativo tutto quello che ha fatto. È tempo di avere il coraggio di dirlo.

Ma per Brugnano c’è una candidatura al secondo mandato?

Senz’altro. Nel 2020 mi candiderò e aspetterò il giudizio dei miei cittadini. Questo è il patto che ho fatto con loro. Io mi ripresenterò al loro giudizio, se mi votano continuerò gratis per altri cinque anni, altrimenti tornerò a casa ringraziandoli del grande onore che ho avuto ad essere sindaco di questa città.

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