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Dita incrociate sull’Ilva. Di Maio ad un passo dal successo più grande

Alla fine Luigi Di Maio la spunterà. L’Ilva potrà finalmente avere un nuovo proprietario. Mentre ancora si discute al Ministero dello Sviluppo (si andrà avanti a oltranza per tutta la notte, come da migliore tradizione), l’accordo tra nuova proprietà, governo e sindacati è cosa fatta. Il gruppo franco-indiano, da quanto si è appreso, ha rilanciato proponendo un piano che prevede 10.100 assunti entro il 31 dicembre 2018 più altri 200 da assumere entro il 2021.

Si tratta di una offerta ben più ghiotta rispetto alla precedente che prevedeva 8.500 assunzioni con i restanti 1.500 dirottati in una newco ma con condizioni di flessibilità. Ma che al contempo si avvicina di tanto alle richieste dei sindacati di assorbire la quasi totatlità della forza lavoro. Anche sul versante degli interventi sul piano ambientale si attendono ulteriori miglioramenti da parte di Arcelor Mittal. Il contesto quindi è ben favorevole e sufficiente a far decretare il game over. Positivo.

I sindacati, si legge nella bozza di verbale, “a fronte delle assunzioni dei dipendenti residui danno la disponibilità a riduzioni dell’orario di lavoro che consentano di assicurare costi del lavoro invariati. Qualora al momento dell’emissione del decreto di cessazione dell’esercizio dell’impresa della società Ilva (la cessazione cioè dell’amministrazione straordinaria, ndr) vi fossero ancora dei lavoratori alle dipendenze della società Ilva, Am Investco (la cordata guidata da Mittal, ndr) formulerà ovvero farà sì che le affiliate formulino non prima del 23 agosto 2023 una proposta di assunzione”.

“Le organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo – si legge ancora nella bozza – riconoscono la rilevanza dell’impegno assunto da Am Investco e a tale riguardo, considerati anche la maggiore occupazione conseguibile e la comune finalità di preservare la competitività dei complessi aziendali, si impegnano a raggiungere in buona fede con Am Investco e le affiliate, a fronte delle assunzioni dei dipendenti residui, specifiche intese comprese riduzioni dell’orario di lavoro che consentano di assicurare costi del lavoro invariati”.

Solo dopo la notte si conosceranno i testi definitivi ma l’happy ending è dato per scontato per la gran parte dei partecipanti al tavolo. Per Di Maio, che nelle scorse settimane era finito sotto il tiro incrociato di opposizioni, sindacati e Confindustria, per l’apparente indecisione nel gestire la trattativa, si tratterebbe di uno straordinario successo politico oltre che industriale. Ha dimostrato che lo spazio di negoziato con Mittal c’era e persino il colosso dell’acciaio si è piegato al governo del cambiamento, ai 5 Stelle.


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