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Più investimenti per le forze armate. Ecco perché

Farina, forze armate

Si sta parlando poco di che cosa succederà ai fondi della Difesa nella prossima Legge di bilancio visto che l’attenzione è concentrata sui grandi temi fiscali e di welfare. Ciò non toglie che i segnali di allarme si ripetono e sarà interessante capire come si concilieranno le diverse tendenze della Lega e del Movimento 5 stelle in materia.

L’audizione del capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, dinanzi alle commissioni Difesa di Camera e Senato rappresenta un ulteriore pungolo ad assumere decisioni chiare e immediate perché tra le linee programmatiche ha citato la necessità di immettere ulteriori 10mila giovani e l’urgenza di investimenti per ridurre “un grave gap capacitivo”. Ogni giorno l’Esercito impegna 19mila soldati in Italia e all’estero e la componente operativa comprende oltre il 75 per cento degli effettivi. Ecco perché, ha detto Farina ai parlamentari, “pur continuando nello snellimento della struttura organizzativa, l’elevato livello di impegno nelle missioni fuori area e in territorio nazionale richiede un potenziamento degli organici per alleviare il pesante turnover”.

La vera sfida, però, riguarda gli investimenti perché l’Esercito ha mezzi vecchi. Su questo Farina è stato chiaro: c’è un divario netto con le altre Forze armate italiane e con gli omologhi internazionali e per questo ha chiesto “in sede interforze che la quasi totalità delle risorse disponibili nel breve termine sul bilancio ordinario e sul fondo investimenti siano destinate all’Esercito. Questa condizione è necessaria se si vuole dare allo strumento militare terrestre lo stesso impulso ricevuto dalle componenti Marina e Aeronautica e, in tal modo, poterlo bilanciare e farlo ripartire”. Si tratta, ha aggiunto, di progetti pronti e sviluppati da industrie italiane con evidenti ricadute economiche e occupazionali.

Qualche giorno fa sul tema era intervenuto il sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi (Lega) che ha la delega all’Esercito e alla Marina. Volpi in una nota aveva diplomaticamente sottolineato la necessità di uno strumento militare “bilanciato ed equilibrato” spiegando che per questo motivo non si può non tenere conto “della vetustà della componente pesante dell’Esercito di cui fa parte il carro armato Ariete”, penalizzato nell’ammodernamento e nell’efficienza dai tagli degli anni precedenti a causa della spending review. Volpi aveva ricordato che il tema era stato analizzato anche dal capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, in Parlamento. Infatti nell’audizione all’inizio di agosto Graziano tra l’altro aveva detto che l’Esercito dovrebbe “mantenere una giusta proporzione tra forze leggere, medie e pesanti” auspicando “un grande bilanciamento tra le forze armate”. Graziano aveva perfino citato la necessità di comprare mezzi tattici perché quelli che vediamo nelle città per l’operazione Strade sicure “sono antiquati”. Per completezza ricordiamo che il 25 luglio è stato firmato il contratto per la consegna dei primi 10 blindo “Centauro II” sui 136 che sono previsti in totale nei prossimi anni.

Le altre linee programmatiche illustrate da Farina riguardano la necessità di progetti di sviluppo per sistemi d’arma tecnologicamente avanzati, maggiori risorse per addestramento e approntamento e la realizzazione di grandi caserme moderne e a basso impatto ambientale per il benessere del personale, oltre che dotate di strutture a beneficio delle popolazioni locali. Ma in generale, per avere contezza di ciò che si pensa in quell’ambiente, è utile leggere alcune righe del lungo articolo firmato dal generale Marco Bertolini, già al vertice del Comando operativo interforze, per l’ultimo numero della rivista “Folgore”: “… si continua come treni a ridimensionare lo strumento militare con particolare riferimento a quello terrestre dove, in nome di quel ‘dual-use-ismo’, pochi si scandalizzano se i carristi sono senza carri, i paracadutisti senza paracadute e tutti senza munizioni; tanto qualcos’altro da fargli fare per tenerli occupati lo si troverà comunque, senza fargli esibire una marzialità che insospettisca chi ne temesse l’impiego ‘solo’ per la difesa della nostra indipendenza”.

Il punto centrale resta dunque quello delle scelte politiche sul sistema Difesa. Una componente fondamentale è rappresentata dalla quota del bilancio del ministero per lo Sviluppo economico e il suo attuale titolare, Luigi Di Maio, non sembra propenso a favorire le Forze armate: l’ideologia del M5S va dal ritiro totale dall’Afghanistan (che dovrebbe essere smentito a giorni con il nuovo decreto missioni e con la riduzione del contingente come più volte annunciato dal ministro Elisabetta Trenta) alla riduzione dei caccia F35. L’attenzione che la Lega sta dimostrando attraverso il sottosegretario Volpi dimostra invece che anche sul ruolo delle Forze armate, che sono strumento di politica estera, le idee sono diverse e le opposizioni daranno battaglia nel dibattito parlamentare sul bilancio.

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