Un grande piano socio-politico per creare un contenitore che, da localistico, si tramuti in nazionale abbracciando regioni e territori distanti da via Bellerio.
E’la strategia della Lega salviniana che accelera sulla costituzione di un nuovo soggetto sì identitario (sovranista e nazionalista) ma declinato in chiave italiana e non più padana.
Anche i nipoti di Bossi, così come fu per quelli di Almirante, si preparano dunque alla loro Fiuggi?
L’obiettivo è, semplificando giornalisticamente, meno ampolle del Po e più made in Italy, meno stemmi di San Marco e più tricolore.
Il dado è tratto, anche perché pure i muri (di Arcore) sanno che le europee di maggio saranno un bagno di sangue per forzisti e centristi.
Tutto o quasi l’elettorato di centrodestra voterà Lega anche se non tutti lo dicono: un po’come è stato alle politiche per il M5s, che poi ha preso tantissimi voti.
Ma i colonnelli salviniani hanno scelto di non appiattirsi nel piccolo cabotaggio e, guidati dal “Tatarella di Matteo”, ovvero Giancarlo Giorgetti (che al vicepremier sta come stava il ministro dell’armonia a Gianfranco Fini), appaiono compatti verso la nuova meta.
Smussare le spigolature, allargare la base, comprendere i territori, rafforzare gli argini per quando ci sarà la piena (che prima o poi arriva sempre e fa danni).
Se Giorgetti riuscirà lì dove Pinuccio Tatarella fu maestro, allora si potrà realisticamente aprire un lungo periodo di “dominazione” elettorale della nuova Lega Nazionale.
Scriveva Tucidide: “la storia si ripete”… Chissà se sarà così.
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