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In Libia è braccio di ferro sulle elezioni. L’Onu dice di no. Ma Tobruk intanto…

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Brusca frenata dell’Onu sui tempi previsti per le elezioni libiche. Il Consiglio di Sicurezza, che già aveva esteso il mandato della missione in Libia (Unsmil) per un altro anno, non ha approvato la data delle elezioni nella regione, che nella conferenza di Parigi di maggio, Emmanuel Macron aveva fissato per il prossimo 10 dicembre. Il Paese, che ancora deve riprendersi dai tumulti interni degli ultimi giorni, attraverso il parlamento di Tobruk, ha approvato la legge per dare il via all’atteso referendum costituzionale. La notizia è trapelata attraverso le dichiarazioni del deputato Ibrahim el Zaghid, il quale ha aggiunto come la camera dei rappresentanti “si riunirà lunedì prossimo per modificare la dichiarazione costituzionale”.

El Zaghid, in sostanza, ha confermato – senza però fornire cifre su partecipanti, votanti o numero legale – che “è stata approvata la legge sul referendum”. “Ma – ha aggiunto – a condizione di non trasmetterla all’Alta commissione elettorale prima che sia convocato il parlamento per, in presenza dei deputati, modificare la legge sulla costituzione e migliorare l’articolo 6 che stabilisce che la Libia è composta da tre circoscrizioni mentre la dichiarazione costituzionale dice che lo Stato della Libia è formato da una sola circoscrizione”. “Questo – ha continuato il deputato – per non impugnarla davanti ai tribunali o alla Corte costituzionale”

Un passo in avanti e uno indietro, dunque, proprio quando il ponte Francia-Italia, attraverso i passi in avanti di entrambi, sembrava cominciare a diventare di più facile percorrenza. Anche se Roma, in ogni caso, nonostante le ultime aperture al dialogo con il generale della Cirenaica, ufficialmente appoggiato da Parigi, è sempre rimasta ferma a fianco del governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu. E se il portavoce del ministro degli Esteri francese insiste a seguire la linea delle elezioni entro la fine dell’anno, il ministro della Difesa italiano Elisabetta Trenta, d’altronde, interpellata dall’Ansa afferma: “Io credo che a decidere la data delle elezioni debbano essere i libici. Né la Francia, né l’Italia, ma i libici. Il popolo libico deve poter decidere il suo futuro in libertà e in questo senso il nostro governo vuole dare loro il massimo supporto. L’obiettivo e’ la stabilita’ dell’area e le pressioni non fanno bene”.

L’inviato speciale Ghassan Salamè ieri, in un’intervista al Mattino, aveva sottolineato la volontà di condurre la Libia al voto il prima possibile. Il Consiglio di Sicurezza, oggi, ribadisce la necessità di tenere elezioni quanto prima, “purché siano presenti le necessarie condizioni si sicurezza, tecniche, legislative e politiche”. E la Francia, che pure fino ad ora non si è spostata di un millimetro dalla data proposta a maggio, in questi mesi ha già dovuto affrontare l’opposizione, oltre dello stesso Onu, anche degli Usa e di diversi Paesi Ue, tra cui appunto l’Italia.

E proprio restando alla posizione degli Usa, la scorsa settimana, l’ambasciatore Jonathan Cohen, vice rappresentante permanente americano alle Nazioni Unite, aveva avvertito nel corso del Consiglio di Sicurezza che “l’imposizione di scadenze false si ritorcerà contro e porterà a divisioni peggiori all’interno della Libia”.

Sempre gli Stati Uniti, inoltre, in coordinamento con il Comitato per le sanzioni alla Libia del Consiglio di sicurezza Onu hanno imposto restrizioni finanziarie all’ex capo delle Guardie delle strutture petrolifere Ibrahim Jadhran. In base alle sanzioni “tutti i beni di Jadhran all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti sono congelati e alle persone con cittadinanza statunitense è vietato effettuare transazioni finanziarie con lui”. Inoltre, le corrispondenti sanzioni Onu obbligano tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di imporre un blocco dei beni e il divieto di viaggiare a Jadrhan.

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