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Macron fa come Di Maio con il reddito di cittadinanza? Il modello Mozart

repubblicano macron

“Creeremo un reddito universale di attività per permettere ad ognuno di vivere in modo decente”. A parlare non è Luigi Di Maio, ma Emmanuel Macron. Il presidente francese, che negli ultimi mesi non ha risparmiato pesanti frecciatine al governo gialloverde (con una predilezione per il lato leghista), ha presentato di fronte al Museo dell’Uomo di Parigi un piano anti-povertà che comprende una misura non dissimile dal reddito di cittadinanza di cui i pentastellati hanno fatto il loro vessillo. Accompagnato da una folta pattuglia ministeriale, fra cui il ministro per la Solidarietà Agnes Buzyn e il delegato interministeriale che si occuperà del dossier Olivier Noblecourt, il n.1 dell’Eliseo ha lanciato la “Strategia nazionale per la prevenzione e la lotta alla povertà”, con cui il governo francese vuole intervenire d’urgenza sulla lotta alla precarietà, specie quella dei giovani, e il reinserimento nel mondo del lavoro. L’annuncio era atteso da tempo. L’introduzione del reddito di dignità è ad oggi la riforma più importante di Emmanuel Macron, forse l’unica che può tirarlo fuori dal pantano di impopolarità (Un sondaggio Ipof di fine agosto fissa la sua popolarità al 38%, la cifra più bassa dall’elezione) che lo ha travolto soprattutto con la riforma del lavoro (Loi Travail).

La misura del reddito di dignità costituisce solo una parte del Piano quadriennale anti-povertà da 8 miliardi annunciato dal governo, e non partirà prima del 2020. Il sussidio sarà “semplice, equo e trasparente” – ha garantito Macron – “Metteremo insieme il maggior numero di prestazioni sociali affinché si possa finalmente fornire una risposta unica per garantire che la gente viva degnamente”. Ma cosa prevede il provvedimento? Il “reddito universale di attività” non sarà sinonimo di reddito minimo garantito, che in Francia esiste già dalla gestione socialista di François Mitterand degli anni ’80 e poi è stato trasformato in un “Revenu de solidarité active” da 550 euro mensili sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy. Il nuovo reddito lanciato da Macron sarà esteso anche a chi non lavora o non ha uno stipendio sufficiente per vivere degnamente. Per di più, a differenza del reddito di solidarietà, il nuovo sussidio sarà “universale” perché accessibile a chiunque dimostri di avere uno stipendio al di sotto di una soglia predefinita. Fra gli altri provvedimenti previsti dal piano anti-povertà ci sono misure per combattere la povertà, prevedendo ad esempio per i figli delle famiglie più povere la possibilità di fare colazione a scuola, l’apertura di nuovi asili e l’estensione della copertura sanitaria alle fasce di reddito più basse. Molto del consenso politico di Macron dipende dal successo della strategia contro la povertà. Sono 8,8 milioni i francesi che vivono in stato di povertà, circa il 14% della popolazione. Il nuovo pacchetto di riforme, in un momento di scontro politico fra governo e sindacati (di cui giova la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon), può aiutare ad allontanare l’immagine di “presidente dei ricchi” dal titolare dell’Eliseo.

Il peso politico dell’iniziativa sta anche nella strategia comunicativa adoperata dal governo per lanciare la strategia nazionale contro la povertà, che ha nella frase “Fai di più per chi ha meno” il suo slogan ufficiale. “Se sono qui davanti a voi, è per tentare di lanciare una nuova lotta, vitale per il nostro Paese, quella di decidere risolutamente di non dimenticare nessuno” ha detto oggi Macron davanti al Museo dell’Uomo. Nessumo è “primo di cordata” se il resto della società non segue”, ha proseguito il presidente della Repubblica. “Quando si è poveri non lo si è scelto, è il determinismo di tutti i determinismi. Rifiutare la fatalità sociale è lottare contro questo determinismo che, dall’infanzia, distrugge dei percorsi di vita”. I toni sono molto diversi da quelli che hanno accompagnato la promessa di riforme sociali da parte del Movimento Cinque Stelle in Italia. Niente ricerca di révanche sull’establishment francese (di cui Macron è massima espressione) o promesse di “fare giustizia”. Prevalgono piuttosto toni paternalistici tipici dell’Eliseo, conditi da immagini piuttosto efficaci, come quella di un piccolo Mozart presente in ogni bambino che deve aver la chance di emergere: “C’è in ogni bambino, a cominciare da un bambino che nasce in una famiglia povera, un Mozart che viene assassinato perché si decide che non ha alcuna chance di diventare Mozart” ha detto oggi ai presenti Macron.

Intanto l’annuncio di un reddito di dignità da parte di uno dei più strenui avversari del governo gialloverde ha raggiunto i vertici del Movimento Cinque Stelle. Luigi Di Maio si dice soddisfatto, non senza lanciare una frecciatina a Macron: “Sono contento che Macron abbia deciso di seguire la linea che il Movimento 5 Stelle ha iniziato a tracciare, annunciando l’istituzione del Reddito di Cittadinanza anche in Francia. Lui lo farà nel 2020, noi lo metteremo il prossimo mese nella legge di Bilancio”. La riforma macroniana, che prevede un impegno probatorio da parte del richiedente, è la prova che inclusione non significa assistenzialismo, ha aggiunto il vicepremier: “Come per quello italiano, anche in quello francese ci saranno doveri da rispettare, come e’ giusto che sia. Il Reddito di Cittadinanza non serve a stare sul divano. Spero che anche gli altri Paesi UE inizino a mettere al primo posto gli interessi dei cittadini più deboli”.

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