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Fumata nera per le nomine dell’Intelligence. Che merita chiarezza

Fumata nera per le nomine dei nuovi vertici dei servizi segreti, attese durante il Consiglio dei ministri di oggi. Del cambio di figure chiave in ambito intelligence si discute ormai sin quando si è insediato il governo, attraverso un dibattito alimentato da giornali che da mesi pubblicano le più svariate ipotesi di nomi e futuri organigrammi.

Quando a marzo scorso giunsero a scadenza naturale i direttori del Dis e dell’Aise, Movimento 5 Stelle e Lega si opposero a una loro proroga, portando l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni a una scelta di compromesso. I loro mandati furono infatti estesi di un anno fino ad aprile 2019, con la possibilità, per il nuovo governo formatosi dopo il voto, di cambiare tutto. E, in effetti, il governo gialloverde ha sin dalle prime battute dato segnali di voler procedere rapidamente a un cambio al vertice non solo di Dis e Aise, ma anche dell’Aisi. A scadenza di quest’ultimo sembrava infatti ci sarebbero state le nomine. In realtà, il numero uno dell’agenzia interna venne prorogato, lasciando i giornali ed i gossip impazzare circa i possibili papabili nuovi vertici. Per ora con un nulla di fatto. E l’assenza dal Cdm odierno del presidente del Consiglio Conte – che ha tenuto per sé anche le deleghe sull’intelligence – è, forse, anche il segno di una mancanza di intesa interna alla maggioranza.

La necessità di sbloccare questa che appare un’impasse non è certo legata alla qualità degli attuali vertici che hanno svolto e svolgono il loro lavoro con la fiducia del presidente del Consiglio e del Copasir.

La questione – come ricordato ieri da Roberto Arditti – attiene alla esigenza di avere chiarezza circa gli assetti che reggono la sicurezza della Repubblica. I dossier aperti sono, come sempre per i servizi segreti, numerosi ed impegnativi. Il riferimento è in primo luogo a grandi temi geopolitici come la crisi libica, acuitasi in queste ore, ma anche all’intelligence economica, al terrorismo, al dossier migranti e, non ultima, alla minaccia cyber.

Le donne e gli uomini della nostra intelligence svolgono quotidianamente un lavoro prezioso e riservato. La loro dedizione merita una guida politica responsabile che non esponga il loro comparto ad un inutile ed estenuante toto-direttori.

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