Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Le opzioni del governo e quel rumore di fondo. Cominciamo a ragionare?

governo, Conte

La designazione di Filippo Patroni Griffi (avvenuta oggi con voto all’unanimità del Consiglio di Presidenza) alla guida del Consiglio di Stato è una buona notizia per due motivi: perché la persona è di grande competenza e professionalità e perché rende plasticamente evidente la necessità della Repubblica Italiana di operare con un significativo tasso di continuità istituzionale, indipendentemente dall’esito delle elezioni.

Sia chiaro: il governo ha tutto il diritto (anzi ha il dovere) di mettere in pratica le sue scelte politiche, che poi altro non sono che il patto stretto con gli elettori che hanno votato (sempre ricordando che nessuno, ripeto nessuno, ha proposto agli italiani l’alleanza M5S-Lega, men che meno Di Maio e Salvini: l’accordo è stato trovato dopo il 4 marzo e dopo una lunga e tormentata fase di trattativa in cui si è persino evocata in diretta Tv la messa in stato di accusa del Presidente Mattarella).

È quindi più che legittimo cercare di operare in forte discontinuità rispetto al passato nelle scelte di politica economica, sul fronte dell’immigrazione o del welfare, ma questo deve avvenire avendo ben chiaro che la Repubblica una è, prima e dopo questo governo.
Lo abbiamo ben visto nella vicenda dell’Ilva, che dovrebbe insegnare qualcosa a tutti quelli che hanno (improvvidamente) parlato di chiusura degli impianti in presenza di una gara pubblica aggiudicata.

Di Maio ha dovuto prendere atto (e ha fatto bene) della realtà: tornare indietro sarebbe stata un pura follia, come dimostra l’esito del referendum tra i lavoratori che ha approvato l’accordo con oltre il 90% dei consensi. Ora il governo giallo-verde è ad un bivio, come ha spiegato con durezza Mario Draghi proprio ieri.

Può continuare nelle dichiarazioni estemporanee e strampalate (non tutte per carità, ma non certo poche), oppure può cogliere l’occasione di questo passaggio autunnale, denso di rilevanti questioni da affrontare, per superare il suo esame di maturità. Draghi ha parlato, con la potenza impressionante che gli deriva dall’essere l’italiano più importante del mondo, dicendo a chiare lettere che troppe parole fuori posto hanno fatto danni e che ora la comunità internazionale attende fatti concreti e rispettabili dall’Italia.

Il governo non deve aversene a male, deve invece cogliere il punto e reagire con solida volontà politica e puntuale capacità amministrativa.
Per questo servono persone giuste nel posto giusti, per questo serve mettere validi professionisti e servitori dello Stato nelle condizioni di dare il proprio contributo senza essere continuamente sospettati di “tradimento”.

L’epopea della rottamazione è già stata evocata: non ha fatto una fine brillante. Di Maio e Salvini hanno talento e forza, non debbono sprecarlo in direzioni inconcludenti, come le rinuncia alla Tap o la nazionalizzazione delle autostrade. Anche perché rischiano di finire per avere torto anche quando hanno ragione.

Si prendano le dimissioni del presidente della Consob. È vero che dalla maggioranza sono giunti attacchi espliciti, ma è anche vero che la posizione giuridica di Nava non era esemplare (un dirigente dell’Unione Europea che diventa presidente di una autorità indipendente scegliendo il semplice “distacco” come strumento di passaggio da una realtà all’altra).

Ecco allora il punto centrale del nostro ragionamento: da qui a Natale il governo si gioca gran parte della sua credibilità. È vivamente auspicabile dare retta a Draghi, Tria, Savona, Moavero (e quindi Mattarella). Ma non perché la loro impostazione è “ migliore” dell’altra. Semplicemente perché l’altra non esiste.

×

Iscriviti alla newsletter