Sono riprese le messe celebrate nella piccola cappella di Santa Marta da Papa Francesco. E lui, prendendo spunto dal brano evangelico della liturgia odierna, nel quale Gesù, tornato a Nazareth, viene accolto “con sospetto”, spiega come bisogna comportarsi quando “il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo”. Francesco ricorda che il Vangelo si conclude con queste parole: “Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. “Con il suo silenzio vince quella muta selvaggia e se ne va. Perché non era arrivata ancora l’ora. Lo stesso accadrà Venerdì Santo: la gente che la Domenica delle Palme aveva fatto festa per Gesù e gli aveva detto ‘Benedetto Tu, Figlio di Davide’, diceva ‘Crucifige’: avevano cambiato. Il diavolo aveva seminato la menzogna nel cuore, e Gesù faceva silenzio”, commenta Francesco. “Con il suo silenzio Gesù vince i cani selvaggi”, vince “il diavolo che aveva seminato la menzogna”. Il suo comportamento, cristallizzato nel brano evangelico odierno, aiuta quindi a “riflettere sul modo di agire nella vita quotidiana” quando si creano situazioni scomode. “La verità è mite, la verità è silenziosa, la verità non è rumorosa”, ribadisce Bergoglio. Perciò “con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione”, l’unica strada da percorrere è quella del “silenzio”.
Leggendo un discorso così importante alla luce dell’oggi viene in mente che, come era prevedibile, il diluvio di dichiarazioni di monsignor Viganò chiama inevitabilmente in ballo anche i predecessori di Papa Francesco, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. Infatti non si può non leggere il prevedibile sviluppo del memoriale di monsignor Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti nel quale si asserisce che papa Benedetto avrebbe inflitto delle sanzioni segrete al cardinale McCarrik, poi riconosciuto colpevole di abusi. Esce così dalle cronache che per la prima volta dopo chissà quanto tempo un cardinale viene rimosso dal Sacro Collegio. Perché è più interessante sapere se davvero quel cardinale fosse già oggetto di punizioni segrete. Per il memoriale già a quel tempo papa Ratzinger, senza rimuoverlo, gli avrebbe imposto nella segretezza una vita di preghiera, senza cerimonie o eventi pubblici. Ma ecco che emerge e la stampa non può non ricordare che McCarrick partecipò a incontri importanti non solo nella sua New York, ma in Vaticano, presente lo stesso papa Benedetto. Ha ricostruito Andrea Tornielli su Vatican Insider: “Per giustificare il fatto che McCarrick è apparso senza conseguenze accanto a Benedetto XVI insieme ad altri vescovi statunitensi in visita ad limina (nel gennaio 2012), Viganò ha spiegato: “Come può immaginare Papa Benedetto, con il suo carattere mite, mentre dice: “Che ci fa lei qui?ˮ di fronte agli altri vescovi”. Ma un atto del genere, a fronte di una asserita sanzione seppur segreta, non avrebbe potuto essere chiarito in privato, o magari a mezzo del nunzio? Chi conosce le prassi saprà la risposta. Ma non basta, perché non poteva che incuriosire anche il chiarimento offerto da monsignor Viganò al filmato che lo riprende partecipare, in data successiva alla presunta punizione segreta, a un banchetto insieme alla stesso cardinale McCarrick. In buona sostanza l’ex nunzio ha detto che a quel ricevimento non poteva non intervenire.
Ineccepibile, ma può essere che chi ha rivisto quel filmato non si sia chiesto perché ci fosse l’allora nunzio, ma perché ci fosse l’allora cardinale sanzionato alla presenza del nunzio. E sempre al riguardo di opportune informazioni monsignor Viganò è riuscito a far perdere le staffe anche un uomo mite come padre Federico Lombardi, a lungo collaboratore di Papa Ratzinger e poi di papa Bergoglio. Infatti da un comunicato firmato proprio da Padre Federico Lombardi e dal suo assistente di lingua inglese Thomas Rosica emerge tutt’altra verità riguardo alle accuse mosse al Papa dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò sull’incontro tra papa Francesco e la signora Kim Davis. La donna, una funzionaria americana anti gay, nel 2015 aveva negato la licenza matrimoniale ad alcune coppie omosessuali. Durante la visita di Bergoglio negli Stati Uniti nel 2015 secondo Viganò il Papa sapeva benissimo chi fosse la signora Davis e il Vaticano avrebbe approvato l’incontro con largo anticipo.. Lombardi e Rosica affermano che Viganò ha omesso di menzionare nel suo racconto che la sera successiva dell’incontro avvenuto poi in Vaticano con Francesco, Viganò li aveva invitati nel suo appartamento romano. In quell’occasione sembrava “scosso”. Padre Rosica, che ha preso nota dell’incontro, spiega che Viganò disse loro che non aveva mai avuto intenzione di danneggiare il Papa con la sua idea di avere Davis in nunziatura. Quando padre Rosica chiese all’arcivescovo Viganò se la visita fosse stata organizzata e approvata dal presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti di allora, l’arcivescovo Joseph E. Kurtz e dal cardinale arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, “non ha risposto”. La domanda era pertinente poiché si sosteneva ampiamente che i vescovi statunitensi non avessero approvato l’incontro. Padre Rosica cita poi le parole testuali pronunciate da Viganò quella sera: “Il Santo Padre nella sua paterna benevolenza mi ha ringraziato per la visita negli Stati Uniti ma ha anche detto che l’avevo ingannato portando quella donna nella nunziatura”. Viganò ha aggiunto: “Il Papa mi ha detto: Non mi avevi mai detto che aveva quattro mariti”.
Sullo specifico è importante, ma il clima in cui tutto ciò si sta svolgendo sembra indicare di più, forse un attacco al Concilio Vaticano II e al suo spirito, che oggi sono incarnati da Bergoglio, di cui è importante non tacere. Criticare qualche sviluppo conciliare è una cosa, attaccare lo spirito conciliare un altra. E qui si possono ipotizzare anche delle convergenze tra molte opere solo in parte esplicitate, forse collegate tra di loro perché parti di una possibile catena anticonciliare. Ma a cosa mirerebbe l’anticonciliarismo oggi? Ovviamente sono possibili molte letture, ma una non può non partire dalla consapevolezza che il Concilio ha avviato svolte epocali, dall’incontro con l’uomo odierno a quello con l’ebraismo, dall’avvio del dialogo interreligioso allo spirito di Assisi. La Chiesa che in piena stagione conciliare Paolo VI definì una “Chiesa che si fa dialogo” nell’enciclica Ecclesiam Suam non ha una visione ritualista e legalista della fede, ma sa che la “la morale cristiana è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende.”, come ha detto Papa Francesco in occasione dell’udienza del 2015 a Comunione e Liberazione.
Dunque la strada della Chiesa non è quella di condannare eternamente, ma di diventare Chiesa in uscita per andare a cercare i lontani adottando la logica di Dio. Attaccare il Concilio dunque è attaccare la Misericordia, che non è un’invenzione di Bergoglio, la festa della Divina Misericordia è stata introdotta da Giovanni Paolo II. Ma anche qui: cosa vuol dire attaccare la Misericordia? Vuol dire, guardando ad esempio all’oggi più concreto e drammatico, accettare lo scontro di civiltà e di qui una religione legalista che vede la Chiesa come un giudice eterno che si pone al di sopra e al di là della storia. Tanto disordine intorno a Francesco è indubbiamente gradito a chi pensi, ad esempio, a favorire la nascita di Chiesa patriottiche, fedeli a nuovi caudilli più che al Papa. Gli attacchi di Forza Nuova ad Avvenire e Vatican News forse dicono di più di quanto in quel testo è scritto.