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Come cambia il sindacato tra innovazione, contrattazione e proselitismo

“Ci riuniremo per ragionare sul cambiamento in un tempo in cui il Paese ancora non cresce come dovrebbe e l’industria abbisogna di investimenti in strutture materiali ed immateriali come non mai”. Così Paolo Pirani, Segretario generale della Uiltec (la categoria sindacale che segue i settori dell’Energia, della Chimica, del Farmaceutico e del Tessile, ndr) illustra il conclave dell’organizzazione sindacale convocato a Marsala dal 23 al 25 settembre. “Si tratta – spiega Pirani – di un esecutivo riunito in assetto seminariale in cui rifletteremo come abilitarci ai cambiamenti. Perché di una cosa esiste certezza: dobbiamo cambiare prima che tanti eventi esterni modifichino le nostre consuetudini, spesso obsolete e superate. Siamo, altresì convinti che senza memoria non possa esserci futuro, ma dobbiamo sforzarci ad agire con coerente senso prospettico”.

Ai lavori parteciperanno anche Pier Paolo Bombardieri, Ivana Veronese e Claudio Barone, rispettivamente segretario organizzativo, confederale e siciliano della Uil. Il dibattito si baserà sui contenuti delle relazioni di Alberto Giusti, imprenditore e consulente nel campo dell’economia digitale che racconterà il cambiamento della tecnologia; Leonello Tronti, professore universitario di Economia politica, che illustrerà la contrattazione nell’economia della conoscenza; Nadia Busato, giornalista e blogger, che approfondirà le mutazioni nella comunicazione”.

“Alla luce del contesto e delle opportunità presenti in ambito digitali – sottolinea Giusti – dobbiamo scegliere le direzioni strategiche in cui operare evitando i rischi dovuti a concorrenti potenziali e evoluzioni tecnologiche in atto. Meglio ancora se si riesce invece a sfruttare le opportunità tecnologiche per modellare il futuro e diventarne attori protagonisti”. Tronti ribadisce il valore della persona: “L’impresa –ribadisce-  va interpretata da un lato come forte e ineludibile necessità di riorganizzazione nella direzione di un’impresa nuova, flessibile, fondata sulla conoscenza e sulla partecipazione (oltre che sulla tecnologia), sull’apprendimento organizzativo dei lavoratori, sul governo possibilmente digitale dei processi e sulla piena disponibilità del lavoro all’innovazione, sull’internazionalizzazione.  Ma non si può nascondere che questa stessa riorganizzazione, profonda quanto necessaria, propone, inscindibilmente, il tema speculare e forse ancor più cogente della centralità della persona nel processo produttivo”. Busato indica il cammino verso una rappresentanza innovativa: “Dobbiamo avere il coraggio –sostiene – di situarci saldamente nel nostro presente e mettere a punto una rappresentanza capace di incidere nella complessità di oggi e di affrontarla con un adeguato livello di conoscenza e di partecipazione. Di fatto il sindacato deve rafforzare il suo ruolo unificatore di istanze, conciliando i conflitti dell’attualità con la partecipazione creativa”.

Il tempo che stiamo attraversando è caratterizzato da una congiuntura difficile per il proselitismo sindacale, ma la Uil guidata da Carmelo barbagallo, secondo le indagini di diversi istituti di ricerca, aumenta gli iscritti. “Sicuramente -ricorda Paolo Pirani- negli ultimi anni il sindacato ha commesso degli errori. Così come è di tutta evidenza che i sindacalisti non siano sul podio delle preferenze degli italiani. Ma a me preme evidenziare che il dato in controtendenza della Uil di Barbagallo traccia una strada per chi vuol continuare a rappresentare i lavoratori anche nel futuro. Insomma, un sindacato 4.0 come è ben rappresentato dalla mia categoria che negli ultimi 4 anni ha incrementato di circa 10mila unità gli iscritti, puntando su tre principi: da un lato la formazione continua dei delegati, perché se oggi non sei al passo con le novità economiche, tecnologiche e anche comunicative non riesci a tutelare e garantire i diritti di operai, tecnici e impiegati. Dall’altra la presenza costante nei posti di lavoro. E infine la capacità di mostrarsi come un sindacato libero dai condizionamenti, soprattutto della politica”.

Il sindacato, per sua natura, è comunicazione, perché fare sindacato significa entrare in contatto relazionale lavoratore per lavoratore, azienda per azienda,, delegato per delegato. Alla crisi mediatica si rimedia non tanto con la visibilità prima di tutto, ma rafforzando i contenuti valoriali: indicando, quindi le direttrici del proprio retroterra culturale e tracciando il percorso dell’azione futura. Gestire l’azione contingente è la giusta mediazione tra quello che è stato e quello che sarà, mentre si assiste il lavoratore e cresce il proselitismo. Ma questa è un’altra storia che sarà possibile approfondire nell’assise di Marsala nei primi giorni d’autunno.

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