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Caso Skripal. L’Occidente si schiera con Londra. Italia non pervenuta

Spie skripal

Torna in auge la tragica vicenda dell’avvelenamento dell’ex spia Serghiei Skripal e di sua figlia Yulia compiuto a Salisbury, in Inghilterra, il 4 marzo scorso. Stati Uniti, Francia, Germania e Canada hanno concordato con il Regno Unito che il governo russo ha “quasi certamente” approvato l’avvelenamento. Dal fronte compatto al fianco degli inglesi manca evidentemente l’Italia che, all’epoca dei fatti aveva invece fatto la sua parte al fianco di Londra, appoggiando la sua decisione di espellere diversi membri dell’ambasciata che, secondo il controspionaggio, sfruttavano le coperture legali garantite dal diritto internazionale al corpo diplomatico per compiere attività clandestine di spionaggio. In totale 150 funzionari russi erano stati mandati fuori da più di venti paesi europei e nordamericani.

La dichiarazione congiunta è arrivata dopo che i leader si sono incontrati alle Nazioni Unite per discutere della questione e del presunto coinvolgimento di Mosca, che però continua a negare con ferma convinzione. Le accuse rivolte dalla Gran Bretagna alla Russia sul caso Skripal sono “inammissibili”, la Russia “non è coinvolta né al livello più alto né ad ogni altro”. Lo ha detto, infatti, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov citato dalla Tass. “Londra dovrebbe avanzare una richiesta di assistenza legale in modo che la Russia possa prendere delle decisioni riguardo a queste persone accusate dalle autorità britanniche”, ha aggiunto.

La Gran Bretagna, d’altronde, resta ferma sulle sue posizioni. Il presidente russo Vladimir Putin va considerato “naturalmente il responsabile ultimo del tentato avvelenamento con agente chimico nervino Novichok dell’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal e di sua figlia Yulia compiuto a Salisbury il 4 marzo scorso e attribuito ieri da Londra a due sospetti russi indicati come agenti del Gru: l’intelligence militare di Mosca”, ha detto a Bbc Radio4 il viceministro per la Sicurezza britannico Ben Wallace.

Giusto ieri Theresa May aveva evitato di fare esplicitamente il nome di Putin annunciando in parlamento l’incriminazione dei due sospetti russi (indicati da Scotland Yard con il nome di Alexander Petrov e Ruslam Boshirov), aggiungendo però come questa fosse stata “un’operazione non di criminalità comune, ma approvata quasi certamente a un livello alto dello Stato russo”.


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