Un cittadino cinese residente a Chicago è stato arrestato martedì con l’accusa di essere una spia. Secondo l’indagine Ji Chaoqun, 27 anni, agiva negli Stati Uniti come agente dell’Guojia Anquan Bu, il Ministero della Sicurezza di Stato (Mss) di Pechino. Avrebbe sfruttato il visto di permanenza in Usa ottenuto come studente per cercare di reclutare sino-americani, ingegneri soprattutto, dipendenti nel campo delle aziende appaltatrici della difesa, e scienziati.
L’arresto arriva nell’ambito di un’indagine che l’Fbi (l’agenzia federale americana che si occupa di controspionaggio) ha iniziato lo scorso anno in Ohio, su un sistema di reclutamento cinese. È stato incastrato perché da aprile ha iniziato a rivelare le sue attività a un agente del Bureau sotto copertura.
Secondo le 17 pagine di denuncia presentate davanti al giudice, Ji è venuto negli Stati Uniti nel 2013 con un visto per studenti: s’era iscritto al corso di ingegneria dell’Illinois Institute of Technology di Chicago. I programmi di scambio studentesco tra Cina e Stati Uniti sono finiti a maggio sotto l’ascia dell’amministrazuone Trump, che dopo la vicenda di Chicago potrebbe essere ancora più convinta sulla volontà di limitare il numero dei ricercatori cinesi che lavorano e studiano nelle università americane su determinate tecnologie, come l’intelligenza artificiale, i microchip avanzati, le auto elettriche. Si tratta, per Washington, di una questione di sicurezza nazionale per combattere lo spionaggio industriale che ha permesso il furto di proprietà intellettuali attraverso cui i cinesi si sono avvantaggiati sulla concorrenza americana. La faccenda è di primissimo livello, perché è alla base del confronto globale che gli Stati Uniti hanno ingaggiato con la Cina.
Poi, nel 2016, Ji ha chiesto di arruolarsi tra i riservisti dell’esercito nell’ambito di un programma che consente ad alcuni immigrati che vivono nel Paese legalmente di prestare le loro capacità al servizio militare, se le loro abilità sono considerate importanti per gli interessi degli Stati Uniti. Progetti inclusivi del genere sono continuamente sotto la valutazione dell’attuale amministrazione, che anche dopo l’intervento all’Onu di Donald Trump, ha chiarito che l’eccessiva apertura con cui s’è posizionata l’America nel mondo potrebbe indebolirla, e per questo si sta contraendo sui propri interessi.
Attraverso un avvocato, Laura Hoey, Ji — che potrebbe essere condannato a 10 anni di galera anche per aver mentito sul suo ruolo nell’arruolamento tra le Riserve — ha anche chiesto di poter informare il consolato cinese di Chicago del suo arresto, anche perché dopo la prima apparizione in tribunale, dove il cinese è apparso nervoso e chiuso, secondo Associated Press, il giudice ha richiesto che Ji resti in custodia per evitare inquinamento delle prove.
Secondo quanto rivelato da un dissidente cinese al Washington Free Beacon qualche mese fa, la Cina investe dai tre ai quattro miliardi di dollari l’anno per lo spionaggio negli Stati Uniti: Pechino avrebbe piazzato circa 25mila agenti segreti e 15mila reclutatori su tutto il territorio americano. Un numero enorme che comporrebbe un network di intelligence diffuso, che però ovviamente non ha conferme perché né i cinesi parlano del proprio spionaggio, né gli americani delle misure per contenerlo.