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Lo Stato e l’economia secondo il M5S. Parla Stefano Buffagni

Tanto verde, poco giallo. Il Forum The European House Ambrosetti a Cernobbio, appuntamento annuale dell’élite industriale e finanziaria del Paese, riesce a dialogare molto con i leghisti, un po’ meno con i pentastellati. È un’inversione di tendenza rispetto ai pronostici pre-voto, quando il Carroccio sembrava spaventare ben di più il mondo imprenditoriale. Nella platea di ospiti illustri riunitasi sulle rive del lago di Como c’è una certa fiducia per la linea leghista su infrastrutture, grandi opere, riforme fiscali. Perfino il ruvido intervento di Matteo Salvini ha fatto tirare un sospiro di sollievo, soprattutto il dietrofront sullo scontro con l’Ue. Il Movimento (se escludiamo due ministri “tecnici” come Giovanni Tria e Elisabetta Trenta) ha quasi dato forfait all’Ambrosetti. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha smorzato i toni a Cernobbio, ma ha anche riservato qualche stoccata al mondo imprenditoriale, arroccato a suo dire sulla logica degli “amici degli amici”.

Un’eccezione però c’è: Stefano Buffagni. Il sottosegretario di Stato agli Affari Regionali parla in sala, ed è un profluvio di applausi. Esce dall’angolo spiegando che il Movimento non è né statalista né liberista, è “per il buon senso”. Perfino un giornalista accorto e critico come Dario Di Vico esce fuori dalla sala entusiasta: “È un personaggio interessante, va approfondito, ha spiegato molto meglio di Di Maio la linea del governo su Stato e privati”. Incuriositi, abbiamo raggiunto Buffagni all’uscita per sentire dal diretto interessato la prospettiva del governo su grandi opere, nazionalizzazioni, Ilva e fusioni bancarie.

Lei è uno dei pochi pentastellati a Cernobbio.  Fate ancora fatica a parlare con il mondo industriale?

Siamo arrivati in una platea ostile, che rappresenta un mondo che non ci è mai stato particolarmente amico, questo è evidente. Noi rappresentiamo la maggioranza del popolo italiano, siamo pronti a dialogare con tutti e fare in modo che lavorino per l’interesse del Paese.

È riuscito a convincere la platea che voi non siete statalisti?

Lo ha spiegato il presidente Conte in maniera molto chiara. Noi non siamo statalisti, siamo molto esigenti dai privati. In passato è stata data ai privati tutta una serie di possibilità fin troppo benevole, noi siamo per i privati ma mettiamo al primo posto l’interesse pubblico. È questo il giusto equilibrio, ne va del nostro futuro.

Dal discorso di Conte sembra che il Movimento abbia messo un po’ la retromarcia. Penso ad esempio alla revoca della concessione ad Atlantia. In molti vi hanno accusato di non rispettare lo Stato di diritto..

Di retromarce ne faremo mille, figuriamoci. Scusatemi, noi dobbiamo rispettare lo Stato di diritto quando si parla di revocare la concessione ad Autostrade, ma quando si parla di Diciotti lo stato di diritto viene fatto rispettare in automatico dall’informazione?

In quel caso c’è un’inchiesta della magistratura…

C’è anche sul crollo del ponte Morandi a Genova.

Vero, ma sul caso Diciotti siamo allo scontro frontale fra due poteri dello Stato.

Il conflitto fra Salvini e la magistratura è emerso l’altro giorno, ma il mondo mediatico ha parlato di presunti reati del ministro fin dal primo giorno. Dobbiamo trovare un equilibrio. Se domattina passa la caducazione senza che sia stata contrattata lo Stato deve essere in grado di erogare il servizio. Poi sta allo Stato la decisione di gestirlo in-house, fare una gara, darlo agli enti territoriali come avviene in Friuli Venezia-Giulia.

È contento dell’accordo sull’Ilva?

Sono soddisfatto, ma Taranto rimane un problema. In questo Paese si dà attenzione mediatica a una nave che resta ferma dieci giorni in un porto con delle persone sotto il monitoraggio continuo dei medici. Per carità, è fondamentale salvare le vite umane. Poi però facciamo finta per anni di non vedere una città di gente che muore per tumore e altre terribili malattie, perché abbiamo i wind-day e la situazione sanitaria viene messa al secondo posto. Crediamo sia fondamentale, lo ha ribadito il ministro Luigi Di Maio, intervenire su Taranto con misure speciali.

I cittadini di Taranto sembrano un po’ meno soddisfatti. Oggi molti sono scesi in piazza con le schede elettorali in mano…

Io sono di Milano e non posso parlare di cose che non conosco.

Come si pone il governo rispetto a una fusione fra Unicredit e Sócieté Générale?

Non è un tema del governo, è il mercato che decide queste cose. Noi riteniamo che bisogna difendere gli interessi del Paese e quindi la testa deve sempre essere baricentrata sull’Italia. Mi dicevano poco fa che Unicredit ha un piano industriale approvato dagli azionisti fino al 2019, quindi…

La fusione è nell’interesse del Paese?

Lei sa che forma può avere la fusione? Io no. Non posso parlare di cose che non riteniamo necessario rendere pubbliche. Stiamo monitorando, state tranquilli che il governo ci metterà la faccia.

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