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Toninelli, quando la confusione va al governo

Mancano due giorni alla ricorrenza del primo mese dal disastro di Genova, con le sue 43 vittime morte sotto il peso del ponte crollato e le 250 famiglie che hanno perso la casa. E mancano anche due giorni al consiglio dei ministri che venerdì, come annunciato dal ministro Toninelli, varerà un provvedimento dedicato con effetti su vari argomenti, anche se non sappiamo con esattezza quali (nel governo si confrontano diverse scuole di pensiero su più di un aspetto, dalla ricostruzione del ponte alla gestione delle autostrade in concessione). Insomma, inizia a serpeggiare una certa confusione che non fa bene all’Italia e, soprattutto, non fa bene a Genova.

Confusione che, sia detto con rispetto ma non per questo con minore convinzione, ci pare massicciamente dipendente da propositi e determinazioni proprio del ministro Toninelli, che ha già rimediato un certo numero di passi falsi in materia.

Se n’è avuta prova anche oggi, quando proprio il ministro ha preso la parola in sede di commissione parlamentare affermando testualmente che “il crollo del ponte è dovuto alla mancata manutenzione di Autostrade”, facendo così un doppio salto in avanti, giungendo da solo a una conclusione certo possibile e forse anche probabile, ma che andrebbe lasciata prima ai tecnici della commissione al lavoro (che proprio il ministro ha voluto e nominato) e poi, con altra rilevanza ed effetti civili e penali, alla magistratura.

Insomma Toninelli ci pare impegnato in una sorta di crociata senza macchia e senza paura che può funzionare sul piano dei “tweet”, ma che rischia di fare seri danni sugli aspetti concreti (e dolorosi) di questa tragedia nazionale.

Egli è infatti già inciampato sulla commissione da lui voluta, che continua a perdere membri come se piovesse, a dimostrazione di un pressappochismo piuttosto imbarazzante (ci voleva tanto a scegliere professionisti totalmente sganciati dalla realtà genovese e dai rapporti con Aspi? No, certamente no).

Inoltre continua ad ostinarsi su una esclusione a priori del concessionario per la ricostruzione del ponte fingendo di non sapere, da un lato, che proprio il contratto con lo Stato gli assegna il compito di provvedere e dall’altro che questo significa che occorrerà pagare il nuovo ponte con soldi pubblici (salvo poi rivalersi con un contenzioso dall’esito quantomeno complesso).

A tutto ciò si aggiunge una volontà di nazionalizzazione delle rete autostradale italiana che pare fuori dal mondo e che finirà per aprire (se applicata davvero) un vasto fronte critico tanto a livello internazionale (molti soci di Aspi e di Atlantia sono protagonisti dei mercati finanziari, come il fondo sovrano cinese Silk Road) quanto a livello italiano, con conseguenze da stabilire in sede giudiziaria ma difficili da prevedere negli esiti e nei tempi.

Insomma il ministro Toninelli ragiona da novello don Chisciotte, ma pare spesso, troppo spesso, a scarso contatto con la realtà (anche se i più avveduti governati leghisti liguri, cioè Siri e Rixi, provano ogni giorno a consigliarlo nel modo giusto).

Ciò di cui ha bisogno Genova è aiuto immediato alle famiglie senza casa (il governo ha stanziato 33 milioni ma per ora solo sulla carta, i soldi li stanno mettendo regione e comune), un ponte nuovo nel più breve tempo possibile e l’accertamento della verità con punizione esemplare per i colpevoli (che certamente vi saranno, i ponti non cadono per disgrazia) senza attendere un numero spropositato di anni.

Sull’ultimo punto la palla è nel campo della magistratura, che abbiamo visto muoversi con esemplare serietà in queste settimane, anche grazie all’impeccabile gestione in pubblico del procuratore Cozzi.

Sul ponte invece (e più in generale sulle opere varie, nuove case comprese) c’è confusione, che però viene generata a Roma.
Il governatore Toti e il sindaco Bucci stanno facendo bene.

Hanno coinvolto Renzo Piano, hanno messo allo stesso tavolo Fincantieri e Aspi.

Così si lavora in sinergia, pur nel rispetto dei ruoli (che sono diversi), così si porta a casa un risultato capace di rimarginare, almeno un po’, la spaventosa ferita apertasi alla vigilia di Ferragosto.

L’approccio del ministro invece pare utile a generare confusione, entropia, litigi giudiziari ed economici, allungamento dei tempi.
Vorremmo tanto sbagliarci, ma siamo convinti di avere ragione.
Purtroppo.

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