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Alla Merkel l’uscita del capo degli 007 tedeschi potrebbe non bastare

angela merkel, germania

Ufficialmente il caso è chiuso e le frizioni ricomposte, con zero rischio nel breve periodo per la grande coalizione al governo in Germania. Ma le scorie sul cambio al vertice dei servizi tedeschi, con il ping pong tattico tra Angela Merkel e il ministro dell’interno Horst Seehofer (Csu), non sembrano facili da smaltire, come dimostrano i tweet al veleno contro la mossa della Cancelliera.

Sullo sfondo le tensioni nella maggioranza e gli attacchi costanti dei sovranisti di Alternativa per la Germania che puntano a infilarsi elettoralmente nella diatriba. Mentre per una delle poltrone più sensibili della sicurezza tedesca ed europea ecco un ventaglio di nomi.

BOCCIATO MA PROMOSSO

Bocciato, ma promosso. Era chiaro già da tempo che le parole ambigue dopo la rissa di Chemnitz sarebbero costate care a Hans-Georg Maaßen, capo dell’ufficio per la protezione della Costituzione.

Il punto interrogativo era sul come si sarebbe giunti ad una svolta e soprattutto a quale prezzo, con sul tavolo anche il rischio di una crisi nella maggioranza targata “grande coalizione”. Nel tardo pomeriggio di ieri la decisione della cancelliera: Maaßen promosso a segretario di Stato con delega alla sicurezza, ma non più al vertice dell’intelligence.

Con l’ira del ministro dell’Interno Horst Seehofer (Csu) al momento placata, perché palesemente vicino a subire uno smacco che, forse secondo alcuni, sarebbe stato il punto del non ritorno per il governo. Dura la reazione della base dei socialdemocratici, con Ralf Stegner, avversario interno della leader. Andrea Nahles che parla apertamente di “disastro”. E sottolinea oggi a bocce ferme che “la pazienza della Spd con questa grande coalizione si è fatta estremamente sottile”. C’è chi parla di “prezzo troppo alto per il mantenimento della coalizione”, ma il dado per il momento è stato tratto.

AL VOTO

Il dibattito interno tedesco adesso si srotola sui giorni che mancano alle elezioni in Sassonia del prossimo 14 ottobre, con una serie di scogli che si frappongono tra la GroKo e la pax amministrativa che in molti vedono vacillare.

Da un lato, secondo fondi della Cdu, Seehofer e Nahles hanno accettato la soluzione che, più di altre, dava alla cancelliera Merkel poca scelta nel mazzo, anche per non far sì che la stessa cancelliera potesse smarcarsi dal caos altrui. Sulla Frankfurter Allegemeine Zeitung ufficialmente Nahles smentisce tale scenario, ma una serie di indizi sembrerebbero confermarlo.

Di “farsa” parla apertamente il capo dei socialisti in Sassonia, Daniela Kolbe, mettendo l’accento sul fatto che la soluzione scelta riguarda la fiducia nello stato costituzionale, “e ovviamente a Seehofer manca questa sensibilità”.

La prospettiva elettorale di ottobre quindi assume sempre più i contorni di un possibile redde rationem nella coalizione, con il terzo incomodo (Afd) che potrebbe intercettare i voti di quei delusi, come sostenuto sulla Suddeutsche Zeitung da Ferdos Forudastan, tra le altre cose già portavoce del presidente Joachim Gauck dal 2012 al 2017.

“Ciò che la Cdu, la Csu e l’Spd hanno concordato ieri conferma la tesi di coloro che pensano che il nero e il rosso siano tutti concentrati sul potere – sottolinea – . La soluzione trovata rafforza coloro che considerano funzionari ed eletti nel migliore dei casi oltraggiosi e, nel peggiore dei casi, indecenti”.

TRIS

Chi adesso al posto di Maaßen? Intanto nelle ultime ore si segnala l’opposizione alla sua nomina a segretario di Stato. Sia sulle agenzie che su Twitter vari leader si stanno esprimendo contro la nomina. Il leader dell’Fdp Christian Lindner ha detto che questo è un prezzo troppo alto per la coalizione. L’ex ministro federale dell’edilizia Barbara Hendricks (Spd) accusa Seehofer di scatenare un altro disastro. La delegata della Spd, Natascha Kohnen, invita i ministri del suo partito a non sostenere la promozione di Maassen a segretario di Stato. “Presumo che i nostri membri al governo non sostengano l’inaccettabile decisione del ministro federale dell’interno”.

Nel frattempo dovrebbe essersi ridotta a due nomi la rosa dei suoi successori a capo degli 007 tedeschi.

Il primo è il 56enne Clemens Binninger, l’uomo della Cdu, già deputato fino al 2002. Sino allo scorso anno è stato vice presidente della commissione di controllo parlamentare (Pkgr). In precedenza, già membro del comitato del Bundestag che vigilava sui tre servizi segreti del governo federale (Servizio di intelligence federale, protezione costituzionale, servizio di schermatura militare).

Nel 2015, ha anche assunto la presidenza del secondo comitato investigativo della Nsu del Bundestag. Assieme a sua moglie Ulrike Binninger, sindaco di Nufringen nel distretto di Böblingen, ha fondato una società di servizi di sicurezza. Dalla sua anche l’esperienza come consigliere per la sicurezza dell’ex ministro del Baden-Württemberg, Erwin Teufel (Cdu).

La seconda è l’avvocato Beate Bube già presidente dell’Ufficio di Stato per la protezione della Costituzione del Baden-Württemberg. Ha lavorato prima come magistrato e successivamente come giudice amministrativo. Dal 2001 al 2007 ha lavorato presso il ministero della giustizia. Più staccati al momento due outsiders, il vice di Maassen, Thomas Haldenwang, e Arne Schlatmann, un ufficiale dei servizi.

twitter@FDepalo

 


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