Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

Da De Gasperi all’IA: come si scrive la storia. Lezioni di futuro
L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

L’erosione della sovranità e il ritorno degli Stati nazionali

ue

Ora che sovranisti e populisti sono diventati establishment in mezza Europa e in giro per il mondo è tempo di sdoganare queste parole così inflazionate nella narrazione mediatica. Anzitutto liberandole da qualsiasi (pre)giudizio di valore, che impedisce di cogliere le sfaccettature di una realtà più complessa dei manuali di politologia. Chi è un sovranista? Sovranismo e sovranità sono davvero la stessa cosa? Chi si batte per la sovranità scade necessariamente nella retorica populista? A queste domande hanno provato a rispondere, moderati da Marco Mayer, docente di Conflict e Peace-Building alla Luiss, esperti, giornalisti e politici al Centro Studi Americani durante il convegno “The Erosion of Sovereignty and the revenge of National States”, una delle tante tappe del Festival della Diplomazia organizzato da Ispi.

“Parliamo spesso di populismo senza capirlo davvero, quando il tema centrale oggi è la sovranità” ha esordito Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano che ha recentemente scritto un libro in materia (Populismo sovrano, Einaudi). Il ritorno della sovranità nel dibattito pubblico, quantomeno nel Vecchio Continente, è trasversale ai partiti e prescinde dalla loro supposta connotazione “populista”. Basta osservare cosa sta accadendo oltre Manica, ha ricordato Feltri. Il partito conservatore di Theresa May non ha certo alle spalle una storia populista, eppure “si sta impegnando a rispettare fino in fondo il voto della Brexit”. Questo perché “la volontà di riprendere il controllo delle proprie vite, di riguadagnare la sovranità fiscale, identitaria, politica” non può essere ridotta a un capriccio dei partiti populisti. Né demonizzata a prescindere. “Ognuno di noi oggi è l’emissario di una cultura diversa, di una storia, di memorie, tradizioni, valori che rendono le nostre patrie diverse da tutte le altre” spiega l’economista Gustavo Piga, “Gli stessi Stati Uniti, la più grande potenza al mondo, preferiranno sempre l’indipendenza alla governance globale”.

La distinzione obbligata non è dunque quella fra sovranismo e populismo, sicché le due categorie possono incrociarsi ed essere agli antipodi al tempo stesso, ma quella fra sovranismo e sovranità. I sovranisti che alle elezioni europee del maggio 2019 promettono (sulla scia di ottimi auspici nei sondaggi) di ribaltare da cima a fondo i palazzi di Bruxelles sono sicuri di difendere l’“interesse nazionale”. Lo stesso premier italiano Giuseppe Conte all’Assemblea Generale dell’Onu ha preso le difese delle parole sovranità e populismo rifacendosi alla Costituzione: “Quando qualcuno ci accusa di sovranismo e populismo amo sempre ricordare che sovranità e popolo sono richiamati dall’articolo 1 della Costituzione italiana, ed è esattamente in quella previsione che interpreto il concetto di sovranità e l’esercizio della stessa da parte del popolo”. Ma è davvero così? “I termini sovranità e nazione sono termini fondamentali della Costituzione” nota Mayer, “il paradosso è che i cosiddetti sovranisti agiscono inconsapevolmente contro gli interessi della Nazione. Oggi in uno dei loro siti Facebook che conta più di 50000 iscritti viene proposto di sostituire la Euro con il Rublo!”. Sbaglia, continua il docente Luiss, chi crede che l’Europa sia il vero argine alla sovranità territoriale, e la Brexit ne è la prova: “La cornice UE invece è molto utile per mantenere l’integrità territoriale delle nazioni europee. Con la Brexit il Regno Unito potrebbe sfaldarsi perché l’Irlanda del Nord, la Scozia, perfino il Galles e la piccola Cornovaglia hanno la tentazione di uscire. Altro che difesa della sovranità”.

Ci sono poi i sovranisti europei “che giocano a fare i free riders” dice Feltri. È il caso dell’ungherese Viktor Orban (che peraltro ha appena freddato le aspettative dell’amico sovranista Matteo Salvini regalando il suo endorsement alla candidatura del Ppe per la Commissione Ue di Manfred Weber): “L’Ungheria vuole i fondi europei ma non vuole tenersi i migranti. È un tratto classico dei sovranisti nostrani, vogliono sfruttare i vantaggi della globalizzazione senza supportare i costi”.

Il doppiogioco dei sovranisti nulla toglie al pericolo che corre la democrazia quando vanno al potere, fa notare Brian Klaas, docente allo University College of London ed editorialista del Washington Post, che condanna senza mezzi termini i primi due anni dell’amministrazione Trump “Forse non ce ne accorgiamo, ma quando i sovranisti entrano nella stanza dei bottoni la democrazia se ne va via a piccole onde, silenziosamente”. Le istituzioni democratiche, dice Klaas, sono come “un castello di sabbia: ci vuole un sacco di tempo per costruirlo, un tempo inimmaginabile per perfezionarlo, ma bastano pochi secondi per spazzarlo via. Una rivoluzione, una guerra civile, un colpo di Stato ed è tutto svanito”.

×

Iscriviti alla newsletter

LE NOSTRE RIVISTE

formiche AirPress decode39 healthcarepolicy

SEGUICI SUI SOCIAL