Un nuovo ponte commerciale con gli Usa, l’aeroporto della Sfinge e un piano di penetrazione sociale tra gli egiziani nel mondo. L’Egitto corre, non solo su energia, finanza e dossier idrocarburi ma anche sulla strada delle riforme.
Consapevole che per ergersi a new player in quella macro regione, a cavallo tra Mediterraneo e Medio Oriente, deve compiere il definitivo salto di maturazione.
È la ragione che ha spinto il governo di Al Sisi a imboccare una strada complessa e articolata, corroborata nelle ultime settimane da tre mosse ad incastro.
STRATEGIE
La prossima apertura del nuovo aeroporto internazionale della Sfinge, costruito in tempi record, la manovra sui titoli di stato per attrarre più investitori stranieri e l’attenzione ad un comparto che in apparenza può sembrare secondario, come l’insegnamento della lingua araba per gli egiziani all’estero, ma che invece è collante sociale e politico.
Ecco le scelte di Al Sisi per rafforzare non solo il potere politico e quindi amministrativo, ma per segnare un punto in tre direzioni diverse ma complementari.
Lo scalo delle piramidi, come sottolineato dal ministro per l’aviazione civile Younes el-Masri, sarà operativo entro dicembre 2018 e si trova a 45 chilometri a ovest del Cairo, nel governatorato di Giza, e a 12 chilometri dalla Piramide.
L’aeroporto è stato costruito in soli 12 mesi e ha una pista di 3.650 metri per una superficie di 126.800 m2 che può ospitare fino a nove aerei di grandi dimensioni con il doppio obiettivo di servire tratte internazionali ma assicurare anche quelle interne, in settori chiave come i governatorati di Fayoum, Beni Suef e Minya, che dopo i fatti di sangue che hanno colpito il Mar Rosso, chiedevano una mossa infrastrutturale da parte dell’esecutivo verso il comparto turistico.
L’aeroporto è anche vicino al Grand Egyptian Museum che aprirà nel 2020 e ospiterà decine di migliaia di manufatti unici e reperti archeologici , alcuni dei quali non sono mai stati mostrati in pubblico. Si prevede che attiri turisti da tutto il mondo.
CONTI
I conti in progressivo miglioramenti sono il viatico per attrarre investitori e per rafforzare partnership. La risposta a possibili nuove collaborazioni è racchiusa in un nome: Steve Lutes, direttore esecutivo del Consiglio d’affari Usa-Egitto.
Negli ultimi giorni ha “dretto i lavori” di un evento che ha portato al Cairo diversi investitori a stelle e strisce consapevoli che, ad esempio rispetto alla Turchia, la stabilità egiziana può essere foriera di nuove opportunità nel breve-medio periodo.
I dirigenti di 50 società americane sono la prova che le relazioni bilaterali progrediscono, anche oltre il dossier idrocarburi che procede in autonomia. E si riflettono in altri settori ancora da implementare come la farmaceutica (presenti i vertici di Pfizer), le infrastrutture, l’hi-tech e l’ICT.
Presenti i vice Ceo di Procter & Gamble, General Motors, Mars, Heinz, Boeing, Apache, MasterCard, Microsoft, PepsiCo, Exxon Mobile e Uber.
In questo senso una partnership significativa sarà quella instaurata con il settore bancario Usa, che riflette la composizione della delegazione arrivata al Cairo (Agenzia per lo sviluppo commerciale degli Stati Uniti, Overseas Private Investment Corporation, Banca per l’esportazione e l’importazione degli Stati Uniti) con l’obiettivo di implementare il settore dell’accesso al credito.
Nel medio e lungo periodo si guarda con interesse alla creazione del ceto medio egiziano che, supportato dalle riforme economiche e nel campo del welfare, potrebbero sostenere la popolazione verso una definitiva emancipazione che porta in grembo anche un accesso diverso all’agorà commerciale.
Infatti i rappresentanti di Apache, MasterCard, Microsoft, PepsiCo e Pfizer hanno messo l’accento sui prossimi step nell’arco di un biennio che riguarderanno una serie di progetti relativi alla salute, all’istruzione femminile, allo sport, allo sviluppo dei giovani e al sostegno di quelle persone con bisogni speciali.
LINGUA
Si chiama Speak Egyptian l’iniziativa rivolta ai bambini egiziani all’estero dai 2 agli 8 anni, al fine di dare loro un’identità socio-culturale insegnando l’arabo, il dialetto, i valori e le tradizioni del paese dove non vivono più. Una sorta di rete estera per non smarrire provenienza e destino. La firma sul progetto è del ministro egiziano per l’immigrazione e gli espatriati Nabila Makram Ebeid, in collaborazione con il Consiglio nazionale per l’infanzia e la maternità e il gruppo editoriale di Nahdet Misr.
Allo studio una serie di programmi educativi su piattaforme web utili ad apprendere storia, geografia e la cultura dell’Egitto. Saranno disponibili per il download gratuito dal sito web del Ministero.
In sostanza con questo strumento Al Sisi intende non solo preservare l’identità egiziana, ma tenere vivi e attivi i canali con i cittadini che vivono all’estero, una buona parte dei quali riveste ruoli primari in ambiti professionali e scientifici.
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