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C’è la politica dietro lo scisma nella Chiesa Ortodossa

Ortodossa

Ci ricorderemo del Patriarca Bartolomeo I come un Davide che ha lottato contro due Golia, nello specifico Putin ed Erdogan, nel mezzo dell’indifferenza della comunità internazionale e con una parte della sua Chiesa che gli ha remato contro. L’argomento sembra riportare a dispute antiche, che appaiono lontane nel tempo perché si studia troppo male la storia e le sue implicazioni.

La notizia è che la Chiesa Ortodossa russa, che fa capo al patriarca di Mosca Kirill, ha tagliato tutti i ponti con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che si trova a Istanbul e che è guidato dal Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. Gioverà ricordare che la Chiesa Ortodossa, nata nel 1054 dopo lo Scisma a opera di Michele Cerulario, è, o meglio era, formata da 14 chiese autocefale, sulle quali il Patriarca detto appunto ecumenico manteneva un primato morale, per motivazioni soprattutto storiche.

Quel titolo è l’unico legame rimasto con una città, Costantinopoli, che dopo la conquista degli Ottomani non esiste sostanzialmente più e dove però la Chiesa di Oriente si è sviluppata per secoli. Questo primato a Mosca ha dato sempre molto fastidio, perché fra le Chiese autocefale è quella che conta il maggior numero di fedeli, circa 200 milioni. Già dai tempi di Alexei II aveva portato avanti le prime timide rivendicazioni.

Queste sono diventate ancora più pressanti con l’elezione di Kirill al soglio di Mosca. L’ambizioso Patriarca, che è in ottimi rapporti con il presidente Putin, ha cercato di mettere sempre più in difficoltà Costantinopoli che, non bisogna dimenticare, è già alle prese con una difficile quotidianità con il governo turco.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’indipendenza che Bartolomeo I, come previsto dalle sue funzioni, ha concesso alla Chiesa Ortodossa in Ucraina. Il patriarcato di Mosca ha visto nella decisione un motivo politico, per avvantaggiare l’attuale premier filo europeo Poroshenko. E così ha deciso di fare pagare a Bartolomeo I la sua implicita opposizione a Putin e il suo grande feeling con Papa Francesco.

Una decisione che, dal punto di vista economico, rischia di costare carissima a Costantinopoli e adesso sarà ancora più importante vedere come reagiranno le altre Chiese Ortodosse, soprattutto quella serba e quella greca, che, per motivi diversi, potrebbero avere tutto l’interesse di unirsi a Mosca. Un gesto, però, che dimostra come l’azione diplomatica di Papa Francesco sia forte e potente e inizi seriamente a indispettire dentro e fuori l’Ecumene Ortodossa.


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