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Crescita sì, assistenzialismo no. Le pagelle di Crosetto sul Def (che non c’è)

Il ritorno anticipato di Giovanni Tria che ha dato forfait all’Ecofin. L’apertura turbolenta dei mercati, con lo spread che sfora quota 300. Il botta e risposta del governo gialloverde con Jean-Claude Juncker, che profetizza la fine dell’euro qualora dovessero continuare le esuberanze italiane. Su una cosa il vicepremier Matteo Salvini ha ragione. È stata “una giornata frizzantina” – così ha chiosato da Napoli questo pomeriggio – e forse è anche un eufemismo. Non è ancora finita. C’è attesa per la cabina di regia sugli investimenti a Palazzo Chigi, con cui Giuseppe Conte convoca a corte i suoi ministri, assieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, per limare i dettagli del Def che, garantisce Luigi Di Maio, sarà presentato domani alle Camere. Per ora siamo ancora agli scenari e alle speculazioni, visto che sul sito del Mef non c’è traccia della Nadef (nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def)) Piuttosto insolito, dopo sette giorni dall’esultanza della squadra pentastellata a piazza Colonna. “Non è normale, ma visto quanto ci hanno messo a scrivere il decreto urgentissimo per Genova non sono sorpreso”, commenta ai microfoni di Formiche.net Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fdi e membro della Commissione Bilancio della Camera.

Il deputato piemontese la prende con (amara) ironia: “È un segno di grave approssimazione. Se non riescono a scrivere la Nadef, voglio vedere come riescono a scrivere una legge di bilancio”. Come suo solito Crosetto esce dagli schemi e, pur rimanendo critico di quanto visto finora in preparazione della manovra, non si scandalizza sulle cifre. “Tutti pontificano sul rapporto deficit/pil al 2,4%, ma vorrei ricordare che i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno fatto la stessa cosa, negli ultimi anni non c’è stata neanche l’ombra di un rapporto deficit/pil intorno all’1-1,5-1,9%, per questo non mi sembra che siamo di fronte a un azzardo inedito, scopriremo le vere cifre solo il 31 dicembre”. E al monito di Juncker che oggi ha fatto tremare l’Europa risponde a tono: “Da gente che richiama alla responsabilità mi aspetterei maggiore responsabilità”.

Senza stracciarsi le vesti, Crosetto individua però due problemi contingenti, entrambi di natura politica. Il primo riguarda il titolare di via XX Settembre. A dispetto delle dichiarazioni distensive con cui il professore ha voluto dissipare voci di malumori interni alla coalizione, l’impressione è che “Tria sia stato lasciato solo”. Il ritorno anticipato dal Lussemburgo, dove il ministro ha preso parte a un Eurogruppo non privo di tensioni, è “la prova che in questo momento Tria è debole, ha preso degli impegni in Europa ma non li ha saputi mantenere”.

Il secondo problema invece si pone, dice Crosetto, quando si spengono i riflettori sul “quanto” (le cifre) e si accendono sul “come” (le misure nella manovra). Il reddito di cittadinanza, almeno stando alle dichiarazioni di intenti del governo, sembra aver avuto la meglio sulle altre due proposte cardine del contratto di governo, la revisione della legge Fornero e la flat tax (che saranno diluite nel tempo e molto meno tranchant di come sono state presentate in campagna elettorale). Sostenitore fedele di un centrodestra unito, Crosetto non può certo essere un fan del cavallo di battaglia dei grillini. “È questo il punto dirimente” – confessa a Formiche.net – “esattamente come per gli 80 euro di Renzi, vogliono usare le risorse di questo 2,4% per misure che non sostengono la crescita e di certo non ridurranno il gap con gli altri Paesi europei”.

C’è infine delusione per la flat tax, la ricetta targata centrodestra per uno shock fiscale che però può esserci solo se la tassa è “flat”, piatta, e non scorporata in più parti. “Da quel che sento mi sembra non esista più” – sospira Crosetto, prima di lanciare un avvertimento agli amici leghisti – “Aspetto di vedere cosa c’è scritto nella manovra, ma non penso che la Lega sia così folle da non inserirla come da promesse…”.

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