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Cyber security, ecco come prosegue il dialogo transatlantico

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Ribadire una loro forte partnership a favore di un cyber space globale, aperto, stabile e sicuro dove si applichi pienamente lo stato di diritto, dove gli stessi diritti che gli individui hanno offline siano protetti online e dove la sicurezza, la crescita economica, la prosperità e l’integrità delle società libere e democratiche sono promosse e preservate. È questo il messaggio più forte emerso a seguito del quinto Cyber dialogue Ue-Usa (il sesto si terrà negli Usa nel 2019), durante il quale Bruxelles e Washington si sono nuovamente incontrate con l’intento di rafforzare la cooperazione in campo informatico nel blocco occidentale.

UNITI PER DIFENDERE LA DEMOCRAZIA (ANCHE ONLINE)

Le minacce nel V dominio, si è ribadito, non mancano. E alcune di esse rappresentano un pericolo per i valori e la sicurezza comune di entrambe le sponde dell’Atlantico. Per questo, spiega la nota congiunta diramata oggi (il meeting si era tenuto però il 10 settembre), Unione europea e Stati Uniti hanno condiviso informazioni sugli sviluppi nelle rispettive strategie informatiche (solo poche settimane fa l’amministrazione Trump ne ha rilasciata una nuova), politiche e legislazione, compresi i recenti e futuri piani di Bruxelles (Direttiva Nis e Cybersecurity Act su tutti) e le raccomandazioni statunitensi sulla deterrenza e sull’impegno internazionale – da perseguire anche in sede Onu – ai sensi dell’ordine esecutivo su come rafforzare la sicurezza informatica delle reti federali e delle infrastrutture critiche.

In particolare, per quanto riguarda il dialogo internazionale, Usa e Ue approvano il lavoro svolto finora dal gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite (l’Un Gge) “e auspicano” che – nonostante le divergenze con altri Paesi – un nuovo gruppo possa “portare avanti” questo dossier. L’idea è che anche altre nazioni possano unirsi alla scelta di seguire determinate norme volontarie (e non vincolanti) sul comportamento responsabile degli Stati nel cyber space durante il tempo di pace, alla base delle quali c’è anche un importante lavoro in sede Osce sullo sviluppo e l’attuazione di misure per la creazione di fiducia informatica per ridurre le percezioni errate e il rischio di un’escalation (l’Italia – che ha recentemente ospitato durante il suo semestre di presidenza dell’Osce un summit dedicato proprio a questo tema – è stata protagonista di questo processo grazie a un progetto finanziato anche dalla Farnesina e che ha coinvolto anche l’Università di Firenze).

GLI OBIETTIVI COMUNI

Entrambe le parti hanno accolto con favore i progressi compiuti per aumentare le capacità globali di protezione, rilevamento, dissuasione e risposta alle attività informatiche dannose – proprio in queste ore gli Usa cercano di contrastare interferenze analoghe a quelle del 2016 durante le vicine elezioni di midterm del 6 novembre – e sottolineato la necessità per il coordinamento e la cooperazione al fine di salvaguardare un cyber space globale, aperto, stabile e sicuro.

Tra i punti di convergenza c’è anche la volontà di difendere i diritti umani e le libertà fondamentali anche online, obiettivo che ha fatto esprimere a Washington e Bruxelles parole di condanna per le restrizioni alla libertà di espressione e di censura che sussistono ancora in molti Paesi del mondo (soprattutto in Cina).

UN APPROCCIO MULTISTAKEHOLDER

La strada per perseguire questi intenti, si è evidenziato, passa per i due attori da un forte sostegno all’approccio multistakeholder alla governance di Internet, attraverso il quale incoraggiare tutte le parti interessate a rafforzare i meccanismi di gestione della Rete esistenti.

DIMINUIRE IL DIGITAL DIVIDE

Collaborazione, infine, anche nell’affrontare il digital divide per liberare energie fondamentali per la crescita economica e lo sviluppo sociale, nonché nell’aumentare la capacità di resilienza informatica verso le minacce cyber, crimine compreso.

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