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Cyber security, al vertice Ue la proposta di sanzioni per attacchi informatici

Contrastare, con misure concrete, gli attacchi cyber – spesso di provenienza russa secondo le agenzie d’intelligence occidentali – anche in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. Comincia stasera a Bruxelles, attorno alle 19, il tradizionale Consiglio europeo di ottobre, che questa volta ha come piatto forte la sicurezza interna, anche informatica.

I PIANI UE

Sulla scia di tanti provvedimenti recenti come la Direttiva Nis (dedicata alle infrastrutture critiche) e del prossimo Cybersecurity Act (una proposta di Regolamento per istituire un quadro europeo per la certificazione di sicurezza dei prodotti Ict e dei servizi digitali, e per rafforzare il ruolo dell’Enisa), il vertice Ue, che si concluderà domani, chiederà una risposta più ferma alle minacce e alle sfide cyber e l’adozione di un regime di sanzioni per affrontare anche gli attacchi informatici.

LA SPINTA ALL’AZIONE

Tra i più favorevoli a misure di questo tipo – aveva raccontato Reuters che aveva ottenuto la bozza di un documento relativo alla proposta – ci sarebbero soprattutto il Regno Unito (alle prese con molti cyber attacchi e di disinformazione), i Paesi Bassi e i baltici con in testa la Lituania, che spingono perché l’Ue sia in grado di imporre sanzioni più rapidamente a individui specifici in qualsiasi parte del mondo, congelando i loro beni e impedendo loro di entrare nell’area.

FRONTE COMPATTO

Il sospetto espresso, invece, in alcuni articoli della stampa internazionale secondo cui misure di questo tipo possano incontrare una possibile resistenza del governo italiano per prudenza verso Mosca non sarebbe stato confermato, rilevano alcune agenzie, da fonti del Consiglio europeo, che hanno sottolineato il carattere generale delle misure sulla sicurezza informatica, e il fatto che non vi sia opposizione da parte di nessuno Stato membro: “C’è la chiara intenzione e equipaggiare l’Ue con strumenti per affrontare la minaccia in futuro, indipendentemente da chi proviene, che sia la Russia o altri”.

LE PAROLE DI CONTE

Proprio ieri, parlando in aula al Senato in vista del vertice, era stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a chiarire che anche l’Italia “sul contrasto alle interferenze anche online nelle elezioni, sulle minacce ibride e cyber” condivide “con partner europei, a cominciare da Regno Unito e Paesi Bassi, la forte preoccupazione relativa alle recenti notizie di attacchi informatici. Rispetto ad essi – aveva aggiunto – l’approccio nostro è ispirato alla promozione di piattaforme cooperative e mira a coniugare l’esigenza di sicurezza e protezione dei cittadini con rispetto della democrazia e della libertà della Rete. Abbiamo il dovere di rafforzare la resilienza, la capacità di dotarsi di adeguati strumenti di prevenzione e resistenza rispetto agli attacchi cyber ma anche la capacità di deterrenza” anche se il tema delle eventuali “misure sanzionatorie resta di grande complessità”.

LA PREOCCUPAZIONE IN EUROPA

La preoccupazione per le interferenze e gli attacchi informatici ha infatti, da tempo, travalicato gli Stati Uniti per diffondersi anche tra i Paesi europei. Nel Vecchio continente, come oltreoceano, Mosca non è certo l’unico osservato speciale nello spazio cibernetico (cresce secondo i servizi d’intelligence il ruolo di Pechino), ma è senz’altro ritenuto uno dei più pericolosi (anche sul fronte Nato).
Il 4 ottobre, con una denuncia collettiva senza precedenti, Regno Unito, Australia, Canada, l’Olanda e gli stessi Usa si scagliarono – anche con misure concrete come espulsioni o incriminazioni di cittadini della Federazione – contro l’intelligence militare russa, il Gru, ritenuta responsabile di decine se non centinaia di attacchi informatici contro istituzioni politiche, sportive, aziende e di media di tutto il mondo e in particolare dell’Occidente.

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