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Il Movimento è prigioniero della Lega. La rivolta dei dissidenti spiegata da De Masi

Non è una sorpresa che il Movimento 5 Stelle stia incontrando difficoltà di coesione interna su temi che, storicamente, hanno visto il Movimento avvicinarsi a istanze tipiche della sinistra e che in questi giorni sono ancora più evidenti con l’avvicinarsi della votazione sul dl sicurezza. Diversi parlamentari, infatti, avrebbero palesato l’intenzione di non votare il provvedimento senza modifiche significative, circostanza che mette Di Maio in una posizione di difficoltà con l’alleato di governo, Matteo Salvini. Non è stupito il professore Domenico De Masi, sociologo che nel corso degli anni ha collaborato con il Movimento 5 Stelle con la stesura di ricerche sul mondo del lavoro, della cultura e dell’istruzione. “In questo momento il Movimento 5 Stelle è prigioniero della Lega – spiega il professore intervistato da Formiche.net -. Salvini se scioglie con i 5 Stelle può fare il governo con Meloni e Berlusconi, mentre il Movimento non ha alternativa”. L’errore, è convinto De Masi, è stata la chiusura del Pd, che ora non ha una strategia per guardare al futuro.

Professore, il Movimento sembra essere in difficoltà sul fronte interno. Sui giornali si parla di una “rivolta dei dissidenti” soprattutto sui temi dell’immigrazione toccati dal dl sicurezza. Cosa ne pensa?

Non sono parte del Movimento, ho conosciuto deputati e senatori delle commissioni lavoro, cultura e turismo in occasione di tre ricerche condotte sui tre temi specifici, ma non posso considerarmi una persona che fa parte del Movimento o della sua direzione, parlo dall’esterno come potrebbe parlare chiunque. Mi pare ovvio, però, che essendo questo governo fatto da due forze che vogliono cose diverse di volta in volta una delle due componenti finisce per trovarsi in difficoltà, in questo caso è Di Maio ma immagino che per quanto riguarda il decreto Dignità sia stato in difficoltà Salvini. Di volta in volta, come dicevo, uno deve far digerire all’altro la pillola. Sono due punti di vista abbastanza diversi. Quando sono due o più partiti che si trovano assieme a governare, è scontato che qualcuno debba cedere agli altri. Anche al momento dell’approvazione dei 10 miliardi per il reddito di cittadinanza immagino che Salvini abbia dovuto fare altrettanto con i suoi. Poi Salvini ha la metà dei deputati e dei senatori rispetto a M5S e credo siano più coesi tra di loro, ma immagino che ogni volta che si approvano misure che sono pretese da uno dei due, l’altro è in difficoltà.

In passato, prima che si arrivasse al contratto di governo e alla formazione della maggioranza gialloverde, lei aveva suggerito ai 5 Stelle di stare ancora all’opposizione. Lo pensa ancora, alla luce di questi primi mesi di governo?

Io dicevo che nell’ambito dei 5 Stelle c’era una componente molto forte di sinistra, non so se la maggioranza o meno, ma secondo l’istituto Cattaneo 2 milioni di voti dei 5 Stelle su 11 erano ex votanti del Pd. Sempre secondo l’Istituto Cattaneo un iscritto alla Cgil su tre aveva votato M5S, quindi nel Movimento c’era una forza reale di sinistra, del resto la sinistra si è sparsa un po’ ovunque, immagino che ce ne sia un poco anche nella Lega. Ma la presenza massiccia di persone di sinistra dentro il Movimento 5 Stelle, il fatto che il M5S lottasse per il reddito di cittadinanza che è a favore dei poveri faceva sì che, naturalmente, ci fosse una qualche, non dico affinità, ma possibilità di dialogo tra le due forze e che dovendo i 5 Stelle fare un governo o con l’uno o con l’altro sarebbe stato meglio farlo con il Pd. Poi si sa, Renzi ha escluso completamente questa possibilità andando in televisione da Fazio e dicendo che non si doveva fare, ma io credo che un governo 5 Stelle e Pd avrebbe risolto molto meglio i problemi dell’Italia e in questo momento probabilmente Salvini sarebbe al 10%. Con Salvini non al governo e con un esecutivo di centrosinistra avremmo avuto praticamente una socialdemocrazia mediterranea, mentre adesso abbiamo quasi un fascismo.

Pensa che questa possibilità, di un’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, sia ancora possibile?

In questo momento il Movimento 5 Stelle è prigioniero della Lega, perché se scioglie il rapporto con la Lega non ha la possibilità di fare un governo alternativo col Pd. Salvini se scioglie con i 5 Stelle può fare il governo con Meloni e Berlusconi, mentre il Movimento non ha alternativa. Questo è dovuto al ritardo e all’incapacità del Pd di farsi una strategia.

Cosa intende?

Il Pd in questo momento ha poco più del 15%, se vuole andare al governo deve farlo unendosi con qualcuno, e con chi si può unire se non con i 5 Stelle? D’altra parte, se si andasse alle elezioni Di Maio per differenziarsi da Salvini sarebbe obbligato a spostarsi ancora più a sinistra e a quel punto se in questo spostamento intercetta un Pd pronto ad andare al governo si potrebbe tentare, ma se il Pd non è disponibile perché non ha ancora risolto praticamente nulla il problema non si pone.

Ora il Pd andrà a congresso e ancora non si sa chi sarà il segretario, ma Zingaretti, uno dei candidati, non ha mai chiuso alla possibilità di dialogare con il Movimento.

Zingaretti governa la Regione Lazio con i 5 Stelle quindi ha collaudato il rapporto. Ma ripeto, se il Pd vuole andare al governo deve allearsi per forza con i 5 Stelle, non vedo alternative. Potrebbe allearsi con la Lega, ma mi sembra contro natura una cosa del genere. Movimento 5 Stelle e Lega sono due partiti ideologicamente e strategicamente diversi. Il Movimento 5 Stelle è attento alle tematiche della povertà, mentre il Pd è stato completamente disattento, anche su questo ci potrebbe essere un riavvicinamento.

Se potesse dare un consiglio a Di Maio, in questo momento di oggettiva difficoltà, quale sarebbe?

Io credo che un partito, un Movimento abbia il dovere di educare, di formare i suoi votanti, i suoi membri, e quindi il compito di Di Maio è di far crescere, non solo numericamente, ma anche intellettualmente i membri di questo movimento. Se pensa che debbano essere fatte delle cose e la base non è d’accordo il problema è cercare di convincere democraticamente la base. Comunque si tratta di un Movimento, non può non tenere conto di quello che vuole la base. E la base a sua volta non può non tenere conto di quello che vogliono i suoi vertici, quindi è un rapporto dialettico in cui dovrebbe vincere, alla fine, l’idea migliore. Speriamo succeda.



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