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Dossier Viganò, una lettura del contro-memoriale di Ouellet

bergoglio

“Non arrivo a comprendere come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non sta in piedi”. Forse è questa la frase decisiva scritta dal cardinale Marc Ouellet, un nome decisivo nel cosiddetto memoriale dell’arcivescovo Viganò, quello che chiede al papa di dimettersi per aver tolto alcune sanzioni segrete imposte da Papa Benedetto a carico del cardinale McCarrick, poi nei fatti rimosso da Papa Francesco. Infatti è proprio lui, il cardinale Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, colui che avrebbe informato Viganò, quando andò nunzio apostolico negli Stati Uniti, di queste sanzioni segrete. Ora il cardinale Ouellet, mai considerato un nome della cerchia degli amici di Papa Francesco, nominato Prefetto della Congregazione dei Vescovi da Papa Benedetto nel 2010, interviene con parole chiarissime: “Non capisco come tu abbia potuto lasciarti convincere…”. Il porporato non dice di più, ma scrive che nelle accuse dell’arcivescovo Viganò lui vede “una montatura politica priva di un reale fondamento”, “ribellione aperta e scandalosa, che infligge una ferita molto dolorosa”.

Marc Ouellet, dopo essere stato chiamato in causa dal nunzio ribelle, scrive: “La tua attuale posizione mi appare incomprensibile ed estremamente riprovevole. Le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunché di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato”.

Il contro memoriale del prefetto Ouellet è fermissimo e circostanziato sul caso McCarrick. “È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come ‘sanzioni’ decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco. Dopo il riesame degli archivi, constato che non vi sono documenti a questo riguardo firmati dall’uno o dall’altro Papa, né nota di udienza del mio predecessore, il cardinale Giovanni-Battista Re, che desse mandato dell’obbligo dell’arcivescovo emerito McCarrick al silenzio e alla vita privata, con il rigore di pene canoniche. Il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di prove sufficienti della sua presunta colpevolezza. Di qui la posizione della Congregazione ispirata alla prudenza e le lettere del mio predecessore e mie che ribadivano, tramite il nunzio apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa. Il suo caso sarebbe stato oggetto di nuove misure disciplinari se la Nunziatura a Washington o qualunque altra fonte, ci avesse fornito delle informazioni recenti e decisive sul suo comportamento”.

Ma il punto drammatico è un altro e con grande onestà e coraggio il cardinale Ouellet ne scrive così: “Come può essere che quest’uomo di Chiesa, di cui oggi si conosce l’incoerenza, sia stato promosso a più riprese, sino a rivestire le altissime funzioni di arcivescovo di Washington e di Cardinale? Io stesso ne sono assai stupito e riconosco dei difetti nel procedimento di selezione che è stato condotto nel suo caso”. Sono parole che segnano la qualità profonda, anche toccante, di questo contro-memoriale, scritte dal porporato che presiede la Congregazione per i vescovi, parole che Viganò, che partecipò a incontri pubblici con l’ex cardinale McCarrick lodandolo, non ha mai pronunciato. Ed ecco il punto citato: “Caro Rappresentante Pontificio emerito – scrive Marc Ouellet – ti dico francamente che accusare Papa Francesco di aver coperto con piena cognizione di causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta incredibile ed inverosimile da tutti i punti di vista. Non arrivo a comprendere come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non sta in piedi”.

Lasciarti convincere… Non vuol dire poco quel che scrive il cardinale Ouellet. Ma lui ha anche la forza di aggiungere: “Francesco non ha avuto alcunché a vedere con le promozioni di McCarrick a New York, Metuchen, Newark e Washington. Lo ha destituito dalla sua dignità di cardinale quando si è resa evidente un’accusa credibile di abuso sui minori. Non ho mai sentito Papa Francesco fare allusione a questo sedicente gran consigliere del suo pontificato per le nomine in America, benché egli non nasconda la fiducia che accorda ad alcuni prelati. Intuisco che questi non siano nelle tue preferenze, né in quelle degli amici che sostengono la tua interpretazione dei fatti. Trovo tuttavia aberrante che tu approfitti dello scandalo clamoroso degli abusi sessuali negli Stati Uniti per infliggere all’autorità morale del tuo Superiore, il Sommo Pontefice, un colpo inaudito e immeritato”.

È fedeltà all’istituzione? O fedeltà alla verità? Il cardinale Ouellet forse fornisce una risposta a questo domanda: “In risposta al tuo attacco ingiusto e ingiustificato nei fatti concludo dunque che l’accusa è una montatura politica priva di un reale fondamento”. Bisogna essere trasparenti come questo contro-memoriale per leggerne l’ultima frase: “Piaccia a Dio che questa ingiustizia sia rapidamente riparata e che Papa Francesco continui ad essere riconosciuto per ciò che è: un pastore insigne, un padre compassionevole e fermo, un carisma profetico per la Chiesa e per il mondo”. Per la Chiesa e per il mondo: forse queste parole vogliono dire di più di quel che si può pensare leggendole come la difesa vaticana del pontefice. Può essere infatti che vadano collegate a quelle sulla montatura.



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