Non sarà una vera e propria fuga, semmai un progressivo lento abbandono della nave, scialuppa dopo scialuppa. La nave si chiama Italia e i passeggeri sono gli investitori. Tutti pronti, uno alla volta a rinunciare ai propri investimenti in titoli di Stato. A due giorni dalla bocciatura ufficiale della manovra da parte dell’Ue e a 24 ore dal probabile downgrade di Standard&Poor’s, vale va la pena domandarsi che cosa stanno combinando gli investitori esteri, vale a dire chi ci presta ogni anno tra i 300 e i 400 miliardi di euro per finanziare la nostra spesa (qui le previsioni di Confindustria sugli effetti di un braccio di ferro con l’Ue).
Il rischio, senza essere troppo apocalittici, è ritrovarsi a fronteggiare una spesa da 700 miliardi con solo una parte di spesa coperta, quella cioè frutto delle tasse. E il resto? Formiche.net ha chiesto lumi a chi i grandi investitori esteri li incrocia ogni giorno. Davide Cipparrone, director e partner del network Mangusta Risk Uk, dice quello che forse nessuno voleva sentirsi dire: all’estero la parola d’ordine è “fermi tutti, state lontani dall’Italia. Sì, è così, gli investitori si stanno tenendo lontani dal nostro debito, nessuno lo sta più comprando. Tutto fermo, tutto congelato. Nelle settimane scorse hanno venduto molto e adesso non stanno più comprando”, spiega il manager.
“Il vero problema è questo, non c’è uno scatafascio improvviso, quello che qualcuno chiama fuggi fuggi. No, c’è semmai un effetto trascinamento, lento, con sempre meno investitori disposti a sottoscrivere il nostro debito. In Italia qualcuno ci sta provando a comprare i nostri titoli ma il rischio che con un lento innalzarsi dello spread ci si ritrovi in mano con della carta straccia è alto. Se oggi sono a 311, domani a 320 e dopodomani a 330 è un problema perché vuol dire che il valore dei Btp si abbassa lentamente, con trascinamento”.
Cipparrone arriva a un’amara constatazione. “La classe politica italiana è vittima della sua propaganda. Mentre si sta ingaggiando uno scontro inutile con l’Ue sulla manovra si perde di vista l’intero senso della questione. E cioè, chi nel 2019 ci comprerà il debito? Chi ci consentirà di poter finanziare la nostra spesa? Il governo attuale potrebbe attuare una strategia, certo. E cioè, mollare tutto, andare al voto, dire che il contratto non si è potuto attuare per colpa dell’Europa ed evitare il fallimento dei nostri conti. Ma, diciamoci la verità, sarebbe solo buttare la palla un po’ più avanti”.
Il manager condivide anche l’allarme rilanciato oggi da Mario Draghi, che è un po’ quello del ministro Giovanni Tria, e cioè gli effetti nefasti dello spread sulle banche. “Se mi si chiede cosa si può fare riguardo alle banche, dato l’allargamento dello spread negli ultimi sei mesi, una prima risposta è ridurre lo spread e non mettere in dubbio la cornice istituzionale che sorregge l’euro: questi bond (i Btp, ndr) sono nei portafogli, se perdono valore andranno a impattare la posizione di capitale delle banche, e questo è ovvio “, ha avvertito Draghi. Cipparrone è pienamente d’accordo. “Naturalmente il settore bancario è quello più esposto, ci sono degli istituti che rischiano più degli altri. Perché quello che non sembra aver capito il governo è questo: con questo spread, fare questa manovra è inutile, perché finirà per mangiarsela tutta”.