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Gas a Cipro, la Turchia (col fiato sul collo) non molla

cipro

Ha scelto una tempistica chirurgica il ministero degli Esteri di Ankara per attaccare nuovamente Cipro e i players che, legittimamente, si sono aggiudicati i blocchi della zona economica esclusiva per perforare in cerca di gas.

Oggi infatti il numero 2 di Exxon Mobile, Neil Chapman, era a colloquio con il capo del governo di Cipro Nikos Anastasiades. Obiettivo, fare l’ultimo “tagliando” al piano di perforazioni che sarà avviato entro fine mese.

QUI ANKARA

“Non permetteremo a nessun paese straniero, compagnia o nave di effettuare esplorazioni petrolifere nelle nostre acque senza una licenza”, ha dichiarato il ministero degli Esteri. Dove per “nostre” intende quelle di Cipro che però ufficialmente non appartengono alla Turchia. Annuncia inoltre che presto intraprenderà trivellazioni sottomarine nella zona, in quel blocco 7 bordeline rispetto alla Zee già divisa e assegnata.

Un altro attacco che precede proprio l’idea erdoganiana di perforare nella parte nord di Cipro che la Turchia occupa dal 1974: è la ragione per cui Ankara, puntando a partecipare anche allo sfruttamento della Zee, contesta leggi e trattati internazionali come il Trattato di Montego Bay che indica chi ha diritti e chi no.

L’accelerazione alle ansie di Ankara è stata data dalla firma pochi giorni fa di un accordo per la costruzione di un gasdotto sottomarino tra Cipro ed Egitto firmato dai ministri Yiorgos Lakkotrypis Tarek El-Molla.

Il gasdotto trasferirà il gas naturale dal giacimento di Afrodite ad un impianto di liquefazione con sede nella città di Edku, nella regione egiziana di Beheira. Una mossa che Erdogan vede come fumo negli occhi, anche perché coinvolge un player primario della macroregione come Il Cairo.

Dopo il bastone, la carota: se il governo attacca a testa bassa, gli analisti turchi tentano la via della moral suasion. Come Tanas Keragol che dalle colonne di Yeni Safak osserva: “Non sarebbe sbagliato affermare che con lo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali, l’Ue avrà una scala più ampia di alternative che diversificheranno le sue fonti energetiche. Perché il petrolio e il gas naturale rappresentano la quota maggiore nel consumo energetico dei paesi dell’Ue e sono forniti in gran parte dalla Russia. In questo contesto, in caso di probabile crisi, adottare misure in termini di sicurezza energetica rappresenta un’opzione estremamente ragionevole”.

QUI EXXON

Chapman nel suo one to one con Anastasiades ha cerchiato in rosso i prossimi passi di Exxon: all’orizzonte il programma di ricerca Exxon-Qatarn venture per il Blocco 10, la cui perforazione inizierà nelle prossime settimane e la strategia di Exxon (in tandem con Total) che punta a rendere la macro regione del Mediterraneo Orientale il nuovo gas hub per l’Europa. Da quando verificheranno che gli idrocarburi presenti nel blocco sono sviluppabili al giorno della loro commercializzazione, ha precisato, potrebbero passare 7 anni.

Da parte sua Chapman ha manifestato la continuità del pensiero Trump sul dossier idrocarburi aggiungendo che “il nostro piano riguarda una trivellazione nel quarto trimestre del 2018, tuttavia, non abbiamo una data precisa”.

STRATEGIA

Alla domanda se c’è interesse anche per il blocco 7 della Zee, ha affermato che la società sta esaminando tutte le prospettive presentate a livello globale e giudicando di conseguenza. Un sì mascherato per capire fin dove Erdogan intende spingersi e con l’obiettivo di evitare, per quanto possibile, contrapposizioni e tensioni. Ma nella consapevolezza che, in caso di fuga in avanti di Ankara, così come fatto sei mesi fa quando la marina turca minacciò apertamente le navi straniere (compresa quella Saipem dell’Eni), la risposta non potrà che essere decisa: in quell’occasione infatti le navi Exxon furono scortate dalla Sesta Flotta americana.

Ufficialmente Exxon non intende entrare in questioni diplomatiche (“Siamo un’entità commerciale e il nostro compito è produrre e sviluppare risorse naturali da parte dei governi. Qualsiasi problema del governo spetta agli stessi governi discutere e risolvere” ha detto Chapman) ma è chiaro che il nodo resta proprio il limite che Ankara minaccia di oltrepassare sul blocco 7 della Zee e sulla sua essenza oggettiva in congrapposizione al quadrumvirato del gas Israele-Cipro-Grecia-Egitto che procede in sinergia con Washington.

SCENARI

All’orizzonte, quindi, continua la composizione costante e progressiva di quel puzzle internazionale legato ai nuovi vettori del gas. Il Mediterraneo Orientale come una strada alternativa per il trasporto di risorse energetiche verso l’Europa o altrove. Chapman ha messo l’accento sul fatto che l’energia ormai riguarda sempre di più il mercato internazionale, dal momento che comunità e imprese necessitano di idrocarburi da fonti diverse.

“Ciò che è importante nello sviluppo degli idrocarburi sono le risorse, cioè se le quantità sono grandi, se sono abbastanza competitive e commerciabili per il mercato internazionale”. È la ragione per cui le indagini sul blocco 10 saranno decisive anche per una serie di riverberi legati ai partner “geografici” coinvolti come Israele ed Egitto.

twitter@FDepalo

 

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