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L’enigma del ponte di Genova e la certezza di Bologna

Bologna, 6 agosto 2018, una cisterna di gpl si scontra con un autotreno ed è l’inferno: un morto, 100 feriti e un cavalcavia crollato, oltre che l’interna circolazione locale paralizzata per ore, giorni. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, si diede tempo cinque mesi per ripristinare il tutto. Ma Autostrade, la società del gruppo Atlantia a sua volta controllato dalla famiglia Benetton, fece prima e presentando un progetto in grado di accorciare i tempi a due mesi. Risultato? Due giorni fa, 55 giorni dopo il disastro, come ricordato oggi dal Foglio, i lavori sono terminati.

Trecento chilometri a nord ovest, direzione mare. Genova 14 agosto 2018. Il disastro del Ponte Morandi. Decine di vittime e ferita alla città con cicatrice permanente. Quanto basterebbe a convocare un Consiglio dei ministri dieci minuti dopo il crollo per fronteggiare l’emergenza e soprattutto mettere in campo le giuste risorse. E invece nulla.

Il decreto per Genova è stato approvato solo la settimana scorsa, quando cioè a Bologna si stavano ultimando i lavori sulla Tangenziale. Attenzione però. Le cose se possibile stanno ancora peggio. Il decreto legge (strumento d’emergenza per Costituzione), va attuato attraverso la conversione in legge in parlamento. Il termine è il 28 novembre e il rischio di incrociare il Def prima e la manovra poi (la cosiddetta sessione di bilancio) è alto.

Di più. Manca ancora il commissario per la ricostruzione del ponte. Ai 5 Stelle non piace nemmeno un po’ il manager Fincantieri (la società alla quale dovrebbero essere affidati i lavori al posto di Autostrade) Claudio Andrea Gemme. Quando la politica diventa freno  invece che spinta. Perché in mezzo c’è stato anche il balletto Stato-privato, sul consorzio al quale affidare la ricostruzione. Guai a farla fare ai Benetton. Se tutto andrà bene, dunque, i lavori a Genova inizieranno non prima di Natale, praticamente sei mesi dopo la tragedia.

Trovare le differenze non è difficile. A Bologna, il gestore della rete, Autostrade, ha trovato collaborazione e voglia di ripartire, senza sprofondare nel pantano della polemica e dello scontro, nemico di ogni azione di sviluppo e, in questo caso di rinascita. A Genova niente di tutto questo. La lotta tra Guelfi e Ghibellini ha finito col mettere all’angolo Autostrade che invece il proprio contributo lo poteva e voleva dare. Come a Bologna.


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